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8 Agosto 2023
14:58

Paleontologi sbagliano strada e scoprono numerose impronte di dinosauri in Lesotho

Un team di paleontologi composto da giovani professori e studenti sud africani ha scoperto nel Lesotho una pista di impronte risalenti al Giurassico inferiore, dopo che avevano sbagliato strada e raggiunto una zona sconosciuta alla scienza.

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Non è mai facile esplorare le torridi pianure dell'Africa meridionale alla ricerca di nuovi giacimenti fossili, soprattutto quando alcuni elementi del gruppo non sono molto bravi a orientarsi tra le selvagge savane africane. È la stessa Miengah Abrahams, paleontologa che lavora presso l'Università di Cape Town, ad ammetterlo in un articolo scritto recentemente dopo che insieme ad alcuni suoi colleghi e a studenti ha compiuto una delle scoperte recenti più interessanti legate ai dinosauri giurassici africani.

La giovane ricercatrice stava infatti viaggiando tra le pianure del Lesotho nel tentativo di raggiungere un sito insieme ai suoi colleghi, quando nella calura primaverile un grande numero di impronte di dinosauro ha cominciato a palesarsi inaspettatamente di fronte a loro. Geologi e paleontologi in genere sono capaci esploratori, ma in questo caso Abrahams afferma che insieme ai suoi colleghi non aveva per niente idea di dove fossero e cosa avessero di fronte.

Si erano infatti appena allontanati da un altro sito, optando per un nuovo sentiero, quando si sono trovati all'improvviso nel bel mezzo di un gran numero di fossili, di cui ignoravano l'esistenza. Hanno dovuto perfino utilizzare Google Maps per rendersi conto che avevano sbagliato direzione e che quello che si nascondeva sotto le loro ruote non era il sito che dovevano raggiungere ma una nuova pista giurassica mai studiata fino ad allora. Un errore particolarmente fruttuoso per la storia della paleontologia africana.

«Camminavo lungo il sentiero sbagliato insieme ai miei collegi, quando ho notato un'impronta di dinosauro che non avevo mai visto prima – chiarisce la paleontologa – Una volta che hai lavorato sulle tracce dei dinosauri per sette anni e hai visitato la stessa regione un paio di volte, impari a conoscere la loro forma, ma l'impronta che avevamo davanti era diversa. Apparentemente somigliava ad altre che avevamo già trovato sulla collina: aveva tre dita, più lunghe che larghe, che presentavano i segni inequivocabili degli artigli. Ci trovavamo, tuttavia, molto lontano dal sito conosciuto che avevamo appena visitato, dunque doveva trattarsi per forza di qualcos'altro».

Dopo essersi orientati e aver identificato il punto in cui si trovavano, il piccolo team ha allora cominciato a esplorare la zona ed è stata sempre Miengah Abrahams a trovare per prima le altre impronte, che formavano una vera e propria pista lungo quello che doveva essere un antico percorso fluviale.

«Queste nuove impronte avevano forme distinte – chiarisce la giovane paleontologa – Erano corte e larghe e presentavano dita arrotondate e tozze. Quando abbiamo guardato più da vicino, a volte erano abbinati a impronte che avevano la forma di una stella, tipiche di dinosauri erbivori ornitischi. È la prima volta che questa tipologie di impronte sono stata documentate nella Roma Valley risalente al primo periodo del Giurassico, di circa 200 milioni di anni fa».

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Una foto di Miengah Abrahams appena dopo aver scoperto la nuova pista di dinosauri in piena savana

La pista scoperta da questo team è lunga circa 18 metri e larga 2. Non è la più grande trovata in questa parte del continente, ma non è neppure così piccola da risultare ininfluente per la ricerca. I paleontologi hanno infatti documentato ben 35 impronte lungo la sua "scia", la cui maggior parte era disposta in coppie ed erano orientate in tutte le direzioni. Un fattore che suggerisce che il pantano su cui stavano camminando questi dinosauri era molto vicino ad un'area umida e presentava una superficie particolarmente morbida e limacciosa, come quella degli argini di un fiume.

I paleontologi sono riusciti a raggruppare le impronte in due grandi gruppi. Il primo, quello che presenta impronte più lunghe, è un tipo comunemente conservato nell'Africa meridionale e che può essere attribuito a dinosauri teropodi carnivori. Qui però non si sta parlando di grandi tirannosauri, chiariscono gli scienziati. Le impronte dei teropodi presenti in Lesotho raggiungono infatti una lunghezza massima di circa 40 cm, il che significa che questi carnivori avrebbero avuto un'altezza poco superiore ai 2 metri.

Il secondo gruppo di impronte conserva invece caratteristiche coerenti con i dinosauri erbivori. Una scoperta relativamente importante poiché a livello globale le impronte degli ornitischi giurassici sono più rare di quelle dei teropodi.

Questa scoperta permette comunque agli scienziati di ottenere maggiori informazioni inerenti gli ecosistemi africani risalenti a primi anni del Giurassico inferiore, di cui non si conoscono neppure le condizioni paleoclimatiche. Per molto tempo, infatti, si è creduto che il continente africano durante questo periodo fosse pressappoco simile ad un grosso deserto.

Di certo il ritrovamento di queste impronte – oltre a permettere di capire qual era la tipologia di ambiente che governava la punta meridionale del continente – aiuterà moltissimo anche la carriera dei giovani paleontologi che hanno effettuato la scoperta, poiché nessuno si aspettava che potessero trovare un nuovo sito ed erano anche in procinto di pubblicare uno studio relativo al confronto faunistico di molti siti fossiliferi sud africani effettuato proprio tramite l'anailisi dell'impronte.

Questo studio per ovvie ragioni tarderà ad arrivare, chiariscono gli scienziati, e sarà integrato con le informazioni ottenute dalla nuova pista, che è stata chiramente già segnalata all'intera comunità scientifica.

«Quando siamo tornati alla nostra macchina dopo una lunga giornata, ci siamo presi un momento per fissare il meraviglioso sito in cui ci eravamo imbattuti – ha commentato Abrahams – Sapevamo che le future piogge e venti avrebbero nascosto ancora una volta le impronte dal paesaggio circostante, lasciando solo piccoli indizi di ciò che si nasconde sotto la sabbia. Auguriamo tuttavia a coloro che tenteranno di passare da lì di provare le nostre stesse emozioni, quando abbiamo dovuto abbandonare alle nostre spalle questa piccola meraviglia».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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