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11 Marzo 2022
11:00

Operazione Crudelia De Mon: si avvicina il processo per gli allevatori e la veterinaria coinvolti

Il sostituto procuratore Lioniello ha notificato a sei persone gli avvisi di conclusione delle indagini per l'operazione Crudelia De Mon. Tra le accuse, amputazioni illegali e traffico di cuccioli.

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I capi d’accusa sono pesanti. Avrebbero amputato code e orecchie, importato irregolarmente cani, fatto certificati falsi, esercitato abusivamente la professione del veterinario. Il sostituto procuratore di Ancona Rosario Lioniello ha notificato a sei persone gli avvisi di conclusione delle indagini. Tra loro, una veterinaria e alcuni allevatori. Loro erano stati al centro dell’operazione Crudelia de Mon, portata a termine dai Carabinieri Forestali del nucleo Cites di Ancona e che ha analizzato alcuni casi avvenuti tra il 2017 e settembre 2020.

Fu il servizio veterinario di Jesi a scoprire che c’era qualcosa che non andava. Alcuni cani erano arrivati in Italia a seguito da un’importazione dagli Stati Uniti d’America. Ma avevano meno di 12 settimane di vita, quindi non avrebbero potuto fare un viaggio all’estero. Inoltre, secondo quanto appurato, alcuni cani Corso e Pitbull erano stati sottoposti al taglio di corda e orecchie ma solo per motivazioni estetiche. Quindi, non ci sarebbe stata nessuna ragione sanitaria davanti al gesto ma solo per la soddisfazione dei compagni umani.

Gli 007 dei Carabinieri Forestali hanno ricostruito l’intera vicenda e hanno potuto appurare che anche in altre procure erano arrivate segnalazioni di documenti che hanno fatto insospettire. I controlli sono passati attraverso accertamenti che hanno portato anche al sequestro di computer e telefonini, passati poi al setaccio dal consulente Luca Russi. In totale, allora, vennero indagati 29 allevatori e 11 veterinari in nove Regioni. Per alcuni di loro i casi sono stati chiusi subito, mentre per la veterinaria di Recanati e gli allevatori di Ancona il castello di accuse non è caduto.

La veterinaria (ora sospesa dall’albo) è accusata di aver preso 200 euro per ogni intervento di taglio di coda e orecchie e che così avrebbe trattato circa 50 esemplari. Avrebbe dato lei a due allevatori vaccini da somministrare e microchip da impiantare. I militari, una volta negli allevamenti, hanno anche appurato certificati in bianco e timbri falsi che sarebbero stati intestati a un veterinario inesistente.

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