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22 Aprile 2022
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Oggi si celebra la Giornata della Terra: quale futuro lasceremo alle prossime generazioni?

Oggi, 22 aprile 2022, si celebra la Giornata della Terra, o Earth Day, un momento di riflessione globale sullo stato della Terra e di tutti gli esseri viventi che la abitano. Ma quale pianeta lasceremo alle future generazioni?

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Giornata della terra

Oggi, 22 aprile, si celebra la Giornata della Terra, o Earth Day. Questo appuntamento globale è stato istituito nel 1962 dalle Nazioni Unite e rappresenta la più grande manifestazione ambientale del pianeta, un momento di riflessione collettivo sullo stato della Terra e di tutti gli esseri viventi che la abitano oggi e che l'abiteranno in futuro.

Nei sessant'anni trascorsi dall'istituzione della Giornata della Terra questa è la prima celebrata nell'ambito del decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi, una ricorrenza amara, come segnalato dall'Onu: «Il cambiamento climatico, le modifiche apportate dall'uomo alla natura e i crimini che disturbano la biodiversità, come la deforestazione, il cambiamento di destinazione d'uso dei terreni, agricoltura e allevamenti intensivi o il crescente commercio illegale di animali selvatici, possono accelerare la velocità di distruzione del pianeta».

Se solo pochi anni fa ci si chiedeva quale mondo avremmo consegnato alle future generazioni, oggi ci si chiede: ci sarà un mondo per le future generazioni? A rispondere è il più recente Living Planet Report del WWF che certifica il drammatico calo della biodiversità: 68% il calo medio delle popolazioni di vertebrati negli ultimi 50 anni. Circa il 25% delle 93.579 specie per le quali è valutato lo status di conservazione (inserite nella Lista rossa IUCN), è attualmente minacciato di estinzione.

Il più importante fattore diretto alla base della perdita di biodiversità negli ultimi decenni è stato il cambiamento dell’uso dei suoli e, principalmente, la conversione di habitat primari incontaminati in sistemi agricoli: l’agricoltura consuma oggi il 40% della superficie terrestre, ed è responsabile del 23% delle emissioni di gas serra.

Se l'uomo non farà nulla per ridurre il suo impatto sull'ambiente, la sesta estinzione di massa, attualmente già in atto, sarà inarrestabile. In 500 anni si è già estinto il 10% degli esseri viventi ma con l'aumento delle temperature oltre 1,5 gradi a farne le spese saranno i biomi globali, cioè gli insieme di ecosistemi che attraverso un delicato equilibrio permettono la vita sulla terra.

È questo il mondo che nel giro di poche decine di anni potrebbero ereditare i ventenni di oggi e i loro figli. Cosa può fare l'essere umano, a questo punto, per invertire questa tendenza? La domanda è stata rilanciata a livello internazionale per la prima volta grazie ai giovani attivisti del movimento Fridays for Future guidati da Greta Thunberg e da allora non ha mai lasciato il dibattito pubblico.

Fridays For Future
Manifestazione di Fridays For Future

Per Hoesung Lee, il presidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'Onu (IPCC), questo futuro sarà il risultato dell'inazione di oggi. Per cambiarlo bisogna agire subito, innanzitutto contenendo l'aumento delle temperature entro 1,5 gradi.

Nel 2020 l'Accordo di Parigi, raggiunto al termine del grande summit internazionale sul clima, prevedeva di restare entro l'aumento delle temperature di 2 gradi. Oggi anche questa prospettiva potrebbe significare la distruzione di numerosi ecosistemi: «Due gradi è una condanna a morte per il popolo di Barbuda, di Antigua, delle Maldive, della Dominica, del Kenya, del Mozambico e per il popolo di Samoa e delle Barbados», ha rilevato la premier delle Barbados Mia Mottley nel corso della recente Cop26 di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Nonostante i dati scientifici dimostrino che migliaia di specie sono già scomparse e che sempre più persone stanno sperimentando gli effetti del global warming, attuando una vera migrazione climatica, le soluzioni adottate sino ad oggi appaiono deboli.

«Si è verificato quello che temevamo di più: i governi invece di costruire hanno cominciato a togliere – ha commentato la responsabile Clima ed Energia del WWF Mariagrazia Midulla – Questo ha fatto sì che la parte dei combustibili fossili sia stata notevolmente indebolita. Eppure i prossimi 10 anni saranno decisivi saranno decisivi sotto questo fronte».

Parere duro anche da parte dell'Eurodeputata dei Verdi Eleonora Evi: «Quelle della Cop26 sono solo vaghe promesse. Per la tutela della biodiversità si deve combattere oggi. In un mondo senza fauna e privato delle sue risorse naturali non ha senso discutere di economia, perché a quel punto non ci sarà più niente».

In un video proposto durante la Conferenza sul clima dal programma inglese Blue Peter, con l'animazione di Aardman Animations e la musica della BBC National Orchestra of Wales, è raccontata la storia di Delphine, una adolescente di un futuro prossimo che indossa una maschera antigas per camminare per strada e non conosce gli animali, perché nel suo mondo altamente tecnologico e industrializzato non esistono più.

Giornata della Terra: i paesi europei che guardano alle future generazioni

orso polare

La Repubblica italiana tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. È questo il contenuto della recente riforma Costituzionale che ha introdotto tra i valori fondamentali della Repubblica l'ambiente e gli animali.

Tra le innovazioni introdotte con questa storica riforma c'è anche il riferimento all'«interesse delle future generazioni», espressione inedita nel testo costituzionale. Un richiamo alla responsabilità dei cittadini che esprime pienamente la nuova relazione tra la comunità territoriale e l'ambiente che la circonda.

Una novità non solo italiana ma europea dato che la maggior parte delle Costituzioni sono state definite nell'immediato secondo dopoguerra non prevedendo, in linea generale, specifiche disposizioni relative alla tutela dell'ambiente.

Oggi, tra gli Stati membri dell'Ue solo otto hanno inserito le future generazioni come riferimento per la conservazione dell'ambiente e delle creature che lo abitano. Lo ha fatto la Francia nella "Carta dell'ambiente" costituzionalizzata nel 2005 nella quale è esplicitato che «le scelte compiute per rispondere ai bisogni del presente non devono compromettere la capacità delle generazioni future e degli altri popoli di dare risposta ai loro specifici bisogni».

La Germania, che non ha una vera e propria Costituzione, lo ha fatto nella Legge fondamentale della Repubblica Federale: «Lo Stato tutela anche in responsabilità verso le generazioni future le fondamentali condizioni naturali di vita e gli animali mediante l’esercizio del potere legislativo, nel quadro dell’ordinamento costituzionale, e dei poteri esecutivo e giudiziario, in conformità alla legge e al diritto».

Anche per la Lettonia il legame tra futuro e ambiente è strettissimo: «Ogni individuo si prende cura di se stesso, dei suoi familiari e del bene comune della società agendo in maniera responsabile nei confronti degli altri, delle generazioni future, dell'ambiente e della natura».

Il Lussemburgo «garantisce la protezione dell'ambiente umano e naturale, operando per stabilire un equilibrio sostenibile tra la conservazione della natura, in particolare la sua capacità di rinnovamento, e il soddisfacimento delle esigenze delle generazioni presenti e future», contestualmente «promuove la protezione e il benessere degli animali».

A Malta: «Lo Stato protegge e conserva l'ambiente e le sue risorse a beneficio delle generazioni presenti e future e adotta misure per affrontare qualsiasi forma di degrado ambientale, incluso quello dell'aria, dell'acqua e della terra, e qualsiasi tipo di problema dell'inquinamento e per promuovere, alimentare e sostenere il diritto di azione a favore dell'ambiente». Nonostante il richiamo esplicito, Malta risulta tra i paesi più inquinati d'Europa.

La Polonia sancisce che «Le autorità pubbliche perseguono politiche che garantiscano la sicurezza ecologica delle generazioni attuali e future». Attenzione verso gli animali assente, dato che qui, come osservato anche in altri paesi dell'est Europa, sono molto diffuse le Puppy mills, vere e proprie "fabbriche di cuccioli" che alimentano il traffico illecito di cani.

Il Portogallo, nel capitolo della Costituzione dedicato all'Ambiente, «promuovere lo sfruttamento razionale delle risorse naturali, salvaguardando le loro capacità di rinnovamento e la stabilità ecologica, nel rispetto del principio di solidarietà tra generazioni».

E infine la Svezia nella legge sulla forma di governo, Regerungsformen, sancisce che «Le istituzioni pubbliche promuovono uno sviluppo sostenibile che porti ad un buon ambiente per le generazioni presenti e future».

La Slovacchia, pur non facendo riferimento alle future generazioni, esplicita che «Lo Stato ha cura dello sfruttamento economico delle risorse naturali, dell'equilibrio ecologico e di un'efficace politica ambientale e garantisce la protezione di determinati tipi di piante e animali selvatici». Lo stesso avviene per la Slovenia: «La legge con apposite norme protegge gli animali contro i maltrattamenti o altra forma di crudeltà su di essi».

Anche la Lituania si concentra sugli animali selvatici: «Lo Stato ha cura della protezione dell'ambiente naturale, della fauna selvatica e delle piante, dei singoli elementi della natura e delle aree di particolare valore e vigila su un uso sostenibile delle risorse naturali, il loro ripristino ed incremento».

Mentre godono della sua speciale protezione da parte della Croazia: «Il mare, la spiaggia, le isole, le acque, lo spazio aereo, le risorse minerarie e altri beni naturali, nonché terra, foreste, flora e fauna, altri componenti dell'ambiente naturale, beni immobili e oggetti di particolare significato culturale, storico, economico o ecologico».

Sono tanti i passi avanti da compiere per permettere la sopravvivenza di animali e di esseri umani nel rispetto di quell'equilibrio con la natura e dei cittadini di domani più volte richiamato dalle Costituzioni ma, purtroppo, non ancora realizzatisi.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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