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26 Febbraio 2022
9:22

Nel Lazio il più antico cranio di lupo europeo. Le nuove analisi sul reperto di 400 mila anni fa

Nuove analisi condotte su frammenti ossei di lupo ritrovati vicino Roma negli anni 70 e conservati alla Sapienza permette di aggiungere un ulteriore tassello al misterioso puzzle filogenetico dell'origine del lupo.

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Recenti analisi effettuate su un cranio di lupo ritrovato negli anni 70 hanno permesso di datare il reperto a ben 400mila anni fa. Secondo gli esperti, questa scoperta potrebbe gettare nuova luce sulla storia evolutiva di lupi e cani moderni. Infatti i resti fossili del canide rinvenuti a Ponte Galeria nel Lazio rappresentano ora una delle pochissime testimonianze fossili risalenti al periodo di transizione tra lupo di Mosbach (Canis mosbachensis) e lupo moderno (Canis lupus), un momento chiave per comprendere la diffusione di questo animale in Europa.

I risultati morfologici e biometrici hanno consentito di attribuire il cranio di Ponte Galeria a un Canis lupus adulto, rappresentando la prima presenza attendibile di questo taxon in Europa. Inoltre, le analisi chimiche del sedimento interno alla struttura hanno permesso una revisione biocronologica della documentazione sui lupi europei del Pleistocene medio.

Un lupo del Pleistocene medio dell'Italia centrale

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La discendenza filogenetica del lupo grigio attuale da C. etruscus e C. mosbachensis è ampiamente accettata dai paleontologi.

I primi fossili di Canis lupus sono stati trovati in Nord America anche se la loro età non è concordata ma potrebbero risalire a un milione di anni fa. La documentazione fossile europea di Canis lupus del tardo Pleistocene è notevole in termini di numero di resti e dello stato di conservazione, offrendo un contesto privilegiato per indagare la paleobiologia di questo animale, nonché le prime interazioni uomo-lupo e l'origine del cane domestico. Se "scendiamo" al Pleistocene medio però, le nostre conoscenze sull'origine dei lupi in Europa diventano invece limitate a causa della scarsità di resti fossili.

In questo contesto, verificare un'origine così antica dei resti ritrovati nel Lazio più di 50 anni fa e conservati nel Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza permette di aggiungere un ulteriore "tassello" a questo misterioso puzzle. La datazione è stata possibile misurando le composizioni chimiche delle polveri vulcaniche ritrovate all'interno del cranio. Secondo le analisi del Dipartimento di Geologia della Sapienza si tratta di frammenti risalenti a 407mila anni fa.

Si è passati poi alla tomografia computerizzata, una tecnica di indagine radiodiagnostica, con la quale è possibile riprodurre immagini tridimensionali dell'anatomia, create da un'analisi generata al computer: sono stati così ottenute delle fedeli ricostruzioni 3D delle strutture interne ed esterne del cranio dell'individuo. I risultati sono stati infine comparati con i crani di esemplari moderni. Per gli esperti il cranio fossile apparteneva ad un esemplare adulto di lupo grigio, anche se aveva alcune differenze morfologiche.

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Illustrazione di cranio di lupo pleistocenico

I lupi pleistocenici erano molto diversi da quelli attuali: avevano crani e denti più robusti rispetto ai lupi moderni, spesso con un muso accorciato, uno sviluppo pronunciato del muscolo temporale e premolari robusti. Per alcuni esperti si tratterebbe di adattamenti specializzati per il consumo di carcasse e ossa associate alla megafauna del Pleistocene. Rispetto ai lupi moderni, alcuni lupi del Pleistocene hanno mostrato un tasso di rottura dei denti molto maggiore di quello attuale. Ciò suggerisce che spesso lavorassero le carcasse o che dovessero competere con altri grandi carnivori e avessero bisogno di consumare rapidamente le loro prede. Rispetto a quelle trovate nella moderna iena maculata, la frequenza e la posizione delle fratture dei denti in questi lupi indica che erano abituali consumatori di midollo.

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