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28 Febbraio 2021
13:00

Egitto, scoperto un cimitero di 600 cani e gatti di 2 mila anni fa: «Trattati come i nostri animali domestici»

Ritrovato uno dei più antichi cimiteri per animali domestici: un team di archeologi ha scoperto in Egitto tombe e «quasi seicento scheletri completi di cani e gatti» risalenti a 2 mila anni fa. Testimonianza del forte legame emotivo tra le popolazioni antiche e gli animali domestici, curati per ferite e malattie proprio come i moderni animali che abitano nelle nostre case.

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In quello che viene presentato come «uno dei più antichi cimiteri per animali domestici», un team di archeologi ha trovato in Egitto tombe e «quasi seicento scheletri completi di cani e gatti» risalenti a 2 mila anni fa. Gli animali erano stati sepolti in tombe separate e molti indossavano collari o altri ornamenti. Inoltre i veterinari che hanno partecipato allo studio, hanno potuto constatare che gli animali erano stati curati da ferite o disturbi dell'età, proprio come i moderni pet familiari.

Il primo scavo: 100 animali tra cani, gatti e una scimmia

Lo scavo, situato nel primo porto romano di Berenice, è stato trovato 10 anni fa dal team di Steven Sidebotham (Università del Delaware) appena fuori le mura della città, ma all'epoca non si sapeva ancora quale fosse la sua funzione. Il cimitero sembrava essere stato utilizzato tra il I e ​​il II secolo d.C., quando il porto commerciava avorio, tessuti e altri beni di lusso dall'India, dall'Arabia e dall'Europa.

L'indagine sugli scheletri degli animali è stata eseguita successivamente da Marta Osypińska dell'Accademia polacca delle scienze e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Antiquity. Osypińska nel 2017 aveva anche trovato alcuni animali con manufatti: due gattini con una perla di ostrica vicino al collo e tre gatti adulti e una scimmia sepolti con quelli che sono poi risultati collari di ferro. In totale erano stati portati alla luce i resti di circa 100 animali e Salima Ikram, esperta di animali dell'antico Egitto all'Università americana del Cairo, all'epoca disse che le ossa potevano essere state gettate via.

La scoperta del cimitero di 600 cani e gatti domestici

Ora, invece uno scavo dettagliato ha portato alla luce le sepolture di quasi 600 cani e gatti, insieme alle prove più evidenti che questi animali erano animali domestici d'affezione. Molti erano coperti con tessuti o pezzi di ceramica, «che formavano una specie di sarcofago», spiega Osypinska in una nota. Più del 90% erano gatti, molti dei quali indossavano collari di ferro o collane infilate con vetro e conchiglie. Il tutto, per il team di studiosi, a testimonianza del legame emotivo tra i cittadini di Berenice e i loro animali. «L'esplorazione dell'antico porto transcontinentale di Berenice – si legge nell'introduzione dello studio di Marta Osypinska– ci ha permesso di rivelare alcune delle radici culturali dell'attuale legame sociale con i "commensali"; questo legame includeva legami emotivi con animali domestici».

Cimitero di pet o sacrifici rituali?

Dalle analisi del veterinari, che hanno affiancato il team di archeologi, non sono emerse prove di mummificazione, sacrifici o altre pratiche rituali osservate in altri siti. Qui, la maggior parte degli animali sembra essere morta per ferite o malattie: i medici riportano che alcuni gatti avevano avuto fratture alle zampe, altri sembra possano essere morti giovani per malattie infettive. I cani, che rappresentano la minoranza delle sepolture, erano anziani e soffrivano di problemi alla mandibola o ai denti. «Lesioni patologiche e malattie che avrebbero impedito la sopravvivenza se non ci fosse stata una convivenza con gli umani», si legge ancora nel paper della Osypinska.

Il legame affettivo del popolo di Berenice con gli animali

Il modo di seppellirli e la cura degli animali in vita ha portato il team alla conclusione che gli abitanti di Berenice avessero un forte legame emotivo con i propri cani e gatti proprio come succede oggi. «Non lo facevano per gli dei o per alcun vantaggio utilitaristico", ha dichiarato Osypinska alla rivista World Archaeology. Ragioni, non sentimentali, sono al vaglio di altri studiosi; secondo l'archeologo Wim Van Neer della Royal Belgian Institute of Natural Sciences, ad esempio, le genti di Berenice potrebbero avero avuto bisogno dei gatti per eliminare la proliferazione dei ratti nel porto romano, tuttavia la tesi della Osypinska rimane quella più sostenuta a livello accademico: "All'inizio, alcuni archeologi molto esperti mi hanno scoraggiato in questa ricerca – ha dichiarato la studiosa – Spero invece che i risultati dei nostri studi dimostrino che vale la pena studiare gli animali domestici per comprendere la vita dei popoli antichi».

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Annissa Defilippi
Giornalista
Racconto storie di umani e animali perché ogni individuo possa sentirsi compreso e inserito nella società di cui fa parte a pieno diritto. Scrivo articoli e realizzo video mettendomi in ascolto dei protagonisti; nascono così relazioni che, grazie a Kodami, possono continuare a vivere.
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