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19 Aprile 2024
17:25

Morta a 91 anni Anne Innis Dagg, la più grande esperta di giraffe

La zoologa canadese esperta di giraffe Anne Innis Dagg è morta all'età di 91 anni, per complicazioni dovute a una polmonite. Il suo ruolo è stato fondamentale per aprire le porte della ricerca scientifica alle donne, combattendo contro il maschilismo e producendo materiale importantissimo per la conoscenza della specie.

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Una lunga vita dedicata alle giraffe e a "combattere" in un mondo dominato dagli uomini. Il ritratto della zoologa canadese Anne Innis Dagg, morta a 91 anni, sarebbe riduttivo se fosse solo questo ma il suo ruolo come esperta di animali e donna è stato fondamentale per la conoscenza dei mammiferi dal collo alto originari dell'Africa e per aprire le porte accademiche alle future generazioni umane dal cromosoma X.

Dagg si è spenta a causa delle complicazioni dovute a una polmonite e su tutti i media stranieri la sua scomparsa è stata resa nota. In Italia la sua figura è riconosciuta soprattutto nel mondo dell'etologia e gli appassionati conoscono la sua vita grazie al documentario “The Woman Who Loves Giraffes” uscito nel 2018 in cui viene raccontato il suo percorso umano e professionale.

Le giraffe nella sua vita sono entrate quando era molto piccola, lei stessa raccontava quel primo incontro a tre anni con degli esemplari che erano tenuti in cattività nello zoo di Brookfield a Chicago. Siamo in anni in cui poco si conosceva di questa specie e di tante altre, lei stessa in un'intervista alla CBC raccontò che dopo quel primo "innamoramento" aveva chiesto un libro sulle giraffe sentendosi rispondere che «non ne esistevano» e decidendo dunque di voler arrivare a scriverne uno.

Ha fatto poi ben più di quanto si era promessa: Anne Innis Dagg ha iniziato il suo percorso di lavoro pochi anni prima della più nota Jane Goodall (che si è concentrata sui gorilla di montagna in Ruanda) scegliendo il Sud Africa per studiare le giraffe in natura. Aveva 23 anni e si stanziò nel Kruger National Park, diventando in assoluto la prima donna a farlo e comunque una dei pochi ricercatori sul campo.

Sul Washington Post è descritta la vita che svolgeva in Sud Africa: «Per circa nove ore al giorno nell’arco di otto mesi, Innis Dagg ha preso appunti sul modo in cui gli animali terrestri più alti del mondo si muovevano, mangiavano, combattevano, socializzavano e si prendevano cura dei loro piccoli. Ha tenuto traccia di circa 95 giraffe, utilizzando una telecamera da 16 millimetri per filmare il modo peculiare in cui camminavano e galoppavano. Quando uno degli animali fu ucciso, condusse una sorta di autopsia, asciugando gli intestini e misurandoli a 256 piedi».

Stesso lei raccontava nelle interviste e anche nel documentario che rimaneva lontano dagli animali per non disturbarli all'interno di una vecchia Ford che aveva chiamato Camelo, prendendo spunto dal nome scientifico delle giraffe: camelopardalis.

La produzione scientifica di Dagg è stata enorme: il primo articolo, "The Giraffe: Its Biology, Behavior, and Ecology" fu pubblicato nel 1958 e fu la base per la scrittura anche del suo primo libro intitolato "La giraffa", come aveva promesso a se stessa da bambina. Ancora oggi è considerato la pietra miliare per la conoscenza di questi mammiferi.

“La Giraffa” le portò una grande visibilità cosa che, secondo quanto lei stessa mise in luce, sviò la sua carriera scientifica a causa «del sessismo istituzionale che dilagava nel mondo accademico». Così si aprì per lei il fronte di una battaglia per il diritto delle donne a non essere discriminate in un ambiente maschilista come quello in cui insegnava come assistente professore di zoologia all'Università di Guelph in Ontario dove le fu negato l'incarico nel 1971.

All'epoca Dagg era sposata e aveva già tre figli e si sentì dire dal comitato interno che «non era all’altezza degli standard» e che i suoi articoli non avevano la necessaria «sofisticazione scientifica desiderabile». Nonostante l'invidia e le continue scorrettezze, non si arrese mai e si appellò alla decisione, facendo emergere anche sulla stampa quanto le stava accadendo e così aprendo il fronte per molte altre donne vittime di mobbing per motivi di genere.

Riassumere le sue battaglie femministe e le sue scoperte sulle giraffe, come detto all'inizio, non è semplice e rischia di essere riduttivo ma gli esempi riportati rappresentano una breve fetta, quella iniziale in fondo, della lunga vita di una donna che è poi diventata autrice di molti altri testi e simbolo costante della professionalità e della passione per gli animali selvatici come le giraffe.

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