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Oltre 50 uccelli sono morti nell’Oasi dei Quadris di Fagagna, in Friuli Venezia Giulia, da metà agosto a oggi: una strage che per le associazioni è da attribuire alla tossina botulinica che si è formata nelle pozze d’acqua, avvelenando anatre, cigni, germani e ibis.
A denunciare la situazione, e a presentare un esposto in procura per fare luce sulla gestione dell’oasi, è stata l’associazione Amici della Terra, che da subito si è interessata alla vicenda cercando di capire cosa stesse provocando così tante morti tra gli uccelli che popolano il paradiso naturale e area protetta che ospita, tra gli altri, anche cicogne bianche e ibis eremita.
Il problema è sorto ad agosto, quando il Comune ha deciso di non rinnovare la convenzione per la gestione dell’area all’associazione Amici dell’Oasi. L’associazione dal 2016 si occupava, tramite appositi macchinari, anche di stimolare il ricambio dell’acqua dei laghetti, e con la nuova gestione la manutenzione delle pozze, denunciano da Amici della Terra Fvg, è diventata carente. La siccità estiva ha fatto il resto: nei laghetti in secca e scarsamente ossigenati si è sviluppata la tossina botulinica, che ha ucciso decine di uccelli.
Gabriella Giaquinta, presidentessa dell’associazione Amici Della Terra del Friuli Venezia Giulia, ha quindi deciso di rivolgersi alla procura per «cercare giustizia per la cinquantina di animali morti dal 17 agosto in poi all'Oasi dei Quadris di Fagagna», come si legge in una nota in cui viene ricostruita la vicenda. E in cui si sottolinea che la decisione di non rinnovare la convenzione è «assolutamente legittima, anche se, per noi, non condivisibile per le modalità con le quali è stato effettuato il ricambio di gestione».
«Dopo l’inizio della moria di animali all’interno dell’oasi il gruppo degli Amici dell’Oasi si è prodigato per tamponare le falle lasciate aperte e salvare il maggior numero di animali che è stato possibile – ha spiegato Giaquinta – il sindaco ha rivolto loro dei ringraziamenti ma dal primo ottobre vuole consentirgli più l’ingresso alla struttura. Si ripeterà quanto già successo in precedenza? L’associazione porterà via le attrezzature necessarie, riportate in loco dopo i nefasti accadimenti», ha detto Giaquinta, sottolineando come l’oasi non sia un luogo di passaggio per i migratori, ma sia diventata per molti esemplari un habitat stanziale e che gli uccelli al suo interno vanno dunque gestiti in modo differente, prendendosene maggiore cura.
Da qui la richiesta al Comune di provvedere alla messa in sicurezza degli uccelli che popolano l’oasi, ricollocandoli in luoghi adeguati, e alla procura e alla Regione di fare chiarezza sulla gestione dell'area.