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Luciano Grossi, l’uomo di 30 anni che lo scorso 23 gennaio era alla guida dell’auto che ha investito e ucciso l’orso marsicano Juan Carrito sulla statale 17, nel tratto che collega Castel di Sangro con Roccaraso, è stato prosciolto da ogni accusa relativa alla morte dell’animale diventato uno dei simboli dell’Abruzzo.
Lo hanno certificato ufficialmente i Carabinieri di Castel di Sangro nella relazione sull’incidente depositata nei giorni scorsi, in cui si sottolinea come Grossi, la sera del 23 gennaio 2023, stesse procedendo a velocità ridotta a causa della nebbia e della scarsa illuminazione, su asfalto bagnato: praticamente impossibile, per lui, evitare la collisione con l’orso, per cui percorrere la trafficata statale era diventata ormai un’abitudine. I Carabinieri hanno anche smentito che Grossi abbia perso tempo nell’allertare i soccorsi: la telefonata al 112 è arrivata pochi minuti dopo l’incidente, a conferma che il trentenne si è attivato da subito per segnalare l’accaduto.
Grossi sta adesso valutando se sporgere o meno querela per diffamazione verso l’associazione animalista Stop Animal Crimes, che ha presentato contro di lui un esposto per la morte di Carrito, e anche contro le persone che nei giorni successivi all’incidente lo hanno insultato sui social network accusandolo di avere ucciso l’orso. A rappresentare il trentenne l’avvocata Gaetana Di Ianni, che sta seguendo la vicenda e ha depositato le denunce.
Le ceneri di Juan Carrito, intanto, sono state consegnate al Comune di Castel di Sangro, che ha intenzione di commemorare l’orso che ha contribuito a rendere celebre il territorio con le sue – purtroppo rischiosissime – incursioni urbane: «Vorremmo fare una campana cineraria nella zona da lui frequentata – ha detto a Kodami il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso – A valle verso il fiume, non lontano dal luogo in cui è morto, per ricordarlo nei luoghi in cui aveva vissuto».
Carrito era uno dei figli dell’orsa Amarena, cresciuto in un ambiente fortemente antropizzato e abituato sin da piccolo ad avvicinarsi ai centri urbani insieme con la madre. Per diversi anni il Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise ha provato a tenerlo lontano da Roccaraso, in particolare, dove Carrito andava a caccia di cibo facile, ma neppure la sedazione e lo spostamento in alta montagna sono riusciti a convincere l’orso marsicano a stare alla larga dai centri abitati e dunque dalle strade. La sera del 23 gennaio la peggiore delle notizie: nel tentativo, l’ennesimo, di attraversare la SS17, è stato colpito dall’auto guidata da Grossi. Un urto che non gli ha purtroppo lasciato scampo.