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31 Maggio 2023
16:42

L’insostenibile biodisel: per un volo Parigi-New York servirebbero 8.800 maiali morti

Per un volo da Parigi a New York potrebbero servire in futuro fino a 8.800 maiali morti. Quando parliamo di energie sostenibili alternative a quelle fossili, dobbiamo chiederci cosa si celi davvero dietro questa espressione. Dietro i "carburanti sostenibili" possono celarsi i grassi animali.

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maiale

Per un volo da Parigi a New York potrebbero servire in futuro fino a 8.800 maiali morti. Questa sarebbe la quantità di suini necessaria a ricavare i grassi animali con cui produrre il carburante utile per quella tratta aerea, nel caso di un volo alimentato al 100% da biodiesel.

Quando parliamo di sostenibilità in generale, e in particolare di energie sostenibili alternative a quelle fossili, dobbiamo chiederci cosa si celi davvero dietro questa espressione. Dietro i "carburanti sostenibili per l'aviazione", impiegati sia per il trasporto aereo che su strada, ci sono spesso i grassi animali. Una fonte che è ben lontana dall'essere sostenibile secondo il nuovo studio pubblicato da Transport & Environment (T&E), la Federazione europea per i trasporti e l'ambiente.

Secondo il gruppo ecologista, grazie a politiche di favore promosse in molti paesi europei, l'uso di biodiesel a base di grassi animali è raddoppiato negli ultimi dieci anni ed è 40 volte superiore rispetto al 2006. Quasi la metà di tutti i grassi animali europei, attualmente, è destinata alla produzione di biodiesel, e da qui al 2030 il consumo di biocarburanti prodotti con questa materia prima potrebbe triplicare. Si tratta di una fonte di energia non cruelty-free, e come tale non può essere considerata sostenibile, neanche se basata sugli scarti dell'industria alimentare.

Nel mondo sono circa 65 miliardi gli animali che muoiono per produrre carne, uova e lattici. All’interno della sola Unione Europea, nel 2021 c’erano ben 142 milioni di suini, 76 milioni di bovini, 60 milioni di pecore e 11 milioni di capre, senza contare polli, pesci e altri animali. Tutti destinati ad alimentare non solo l'industria alimentare, ma una serie di attività collaterali.

La zootecnia intensiva è a sua volta insostenibile in termini di emissioni di gas serra e le organizzazioni internazionali di ogni parte del mondo hanno lanciato l'allarme in relazioni alle sue dimensioni. Si tratta di un tipo di produzione che necessita di essere radicalmente ripensatq, se si vuole proteggere il clima e la vita di tutti gli esseri viventi, non addirittura incoraggiata entrando nel ciclo di un altro, enorme, settore produttivo.

Il primo limite da affrontare però è proprio questo: la scarsità di questi residui dell’industria della carne. I grassi animali sono già impiegati per l’industria del pet food, dei saponi e della cosmesi, e il massiccio impiego per realizzare biocarburanti potrebbe innescare una forte competizione tra diversi comparti.

L’analisi che T&E ha commissionato a Cerulogy, una società di consulenza esperta del settore, dimostra infatti una forte discrepanza tra i dati riportati dagli stati membri e quelli dell’industria dei grassi animali. Se quest’ultima, nel 2021, ha dichiarato di poter offrire al mercato poco meno di mezzo milione di tonnellate di grassi animali di tipo 1 e 2 – cioè quelli che non possono essere consumati dall'uomo o dagli animali – gli Stati membri hanno invece riportato un impiego di queste materie di circa 1 milione di tonnellate.

Una discrepanza che dovrebbe accendere un campanello d’allarme specialmente per l’Italia, che impiega circa il 50% di tutto lo stock Ue di queste materie “di scarto” e che, pertanto, risulta essere il principale utilizzatore di grassi animali di categoria 1 e 2 nella produzione di biodiesel: circa 440mila tonnellate raffinate nel solo 2021. «Così come gli oli esausti da cucina, anche i grassi animali risultano essere potenzialmente fraudolenti – ha dichiarato Carlo Tritto, policy officer di T&E Italia – Queste materie prime sono scarse e necessarie in altre industrie a maggior valore aggiunto, come quella del pet food o della cosmesi. Impiegarle per la produzione di biocarburanti non è una soluzione scalabile né tanto meno sostenibile, in quanto spinge i settori concorrenti all’uso di feedstock alternativi e assolutamente negativi da un punto di vista ambientale e climatico, come ad esempio l’olio di palma. Ci auguriamo che il governo, specialmente nel contesto della revisione del Pniec, non voglia avallare quelle che appaiono, a tutti gli effetti, frodi deliberate».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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