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12 Maggio 2023
16:27

Lefevere: «Sud Italia come la Colombia». Ma Evenepoel è caduto da solo e il cane non è un randagio

Il cane che ha causato l'incidente nel Comune di Venticano durante il Giro d'Italia non è un randagio, è regolarmente microchippato e iscritto all'anagrafe canina. Attraverso Kodami l'amministrazione comunale risponde a Lefevere: «Scarsa conoscenza del territorio e del fenomeno».

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«Il cane protagonista di quanto accaduto durante il Giro d'Italia non è un randagio, è regolarmente microchippato e iscritto all'anagrafe canina». Lo conferma a Kodami Maria Iride Ianniciello, vicesindaca di Venticano, il piccolo Comune in provincia di Avellino in cui è avvenuto l'incidente durante la gara di ciclismo.

Durante il percorso della tappa in Campania della competizione sportiva, infatti, un cane ha attraversato la strada senza però toccare nessuno dei ciclisti e allontanandosi al passaggio della carovana. Ciò nonostante sono caduti alcuni atleti, tra i quali anche il campione del mondo e prima maglia rosa di questo Giro Remco Evenepoel.

Il fatto ha subito attirato l'attenzione della stampa e alcuni commentatori sportivi si sono lanciati in dichiarazioni poco felici, c'è anche chi ha titolato "cane aggredisce i ciclisti" giusto per comprendere come è stata data una "non notizia". L'uscita peggiore appartiene però a Patrick Lefevere, ex ciclista e team manager della Soudal-Quick-step, squadra di cui fa parte proprio Evenepoel. Lefevere, intervistato dall'emittente belga Radio 1, ha paragonato le strade del Sud a quelle della Colombia: «Sul percorso ho visto almeno quindici cani randagi. Due meticci, ad esempio, si sono fatti strada tra la folla. Questo è tipico del Sud Italia. Mi pareva, senza esagerare, di essere in Colombia. Come ciclista non puoi tenere conto di tutto, devi sperare un po' nella buona volontà delle persone e della polizia affinché tutto funzioni nel modo più sicuro possibile».

Si tratta di dichiarazioni che hanno fatto storcere il naso alla piccola comunità di Venticano, come spiega a Kodami il consigliere comunale Michele Mocavero: «Abbiamo accertato che era un cane di famiglia, e non un randagio, quindi possiamo già sconfessare quanto è stato detto fino ad ora. Siamo in disaccordo con le dichiarazioni di Lefevere che denotano scarsa conoscenza del territorio e del fenomeno. Non so cosa abbia visto, ma sicuramente non c'era nessun randagio quando il giro ha fatto tappa da noi».

Con poco più di 2 mila abitanti e 8 cani in canile, anche Venticano però deve fare i conti con il randagismo, come segnala lo stesso Mocavero: «La gestione dei cani vaganti è una delle voci più pesanti del bilancio di ogni piccolo Comune, e noi non facciamo eccezione, ma non giriamo la testa dall'altra parte e gestiamo la situazione con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, come quella del cane di quartiere».

I cani di quartiere sono animali che, una volta accertata la non pericolosità, vengono registrati a nome del Sindaco e reimmessi sul territorio come cani liberi accuditi. Diventano dei cittadini come gli umani ed è proprio questo che ha fatto anche Venticano con uno dei suoi cani. «La gestione degli animali sul territorio si compone di numerose sfaccettature, per facilitare la convivenza e per non gravare sulle casse degli enti locali – sottolinea il consigliere – In ogni caso i nostri Vigili urbani erano presenti sul posto e hanno lavorato per evitare che cani eventualmente liberi finissero sul percorso, infatti ad andarci è stato un cane di casa, a riprova che il randagismo non c'entra».

Nel frattempo, il Comune ha fatto sapere che prenderà provvedimenti nei confronti della persona che ha lasciato il cane in strada senza guinzaglio al passaggio della più importante corsa ciclistica nazionale nonostante l’ordinanza appositamente emessa dal sindaco Luigi De Nisco.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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