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24 Novembre 2023
13:21

Le moffette hanno strisce di avvertimento più o meno estese in base al numero di predatori

Le strisce di avvertimento delle moffette sono più o meno marcate ed evidenti in base alla presenza o all'assenza dei predatori. Un pressione selettiva che sta guidando l'evoluzione della pelliccia nelle varie popolazioni.

moffetta

Le moffette striate (Mephitis mephitis), talvolta chiamate erroneamente puzzole, sulla loro pelliccia delle strisce bianche di avvertimento la cui estensione cambia in base in base all'assenza o alla presenza numerosa dei predatori. A scoprire questo fenomeno sono stati alcuni ricercatori di diverse università statunitensi ed inglesi, fra cui l'Università di Bristol, del Montana, di Long Beach e della California, che hanno collaborato intensamente nel corso degli ultimi anni proprio per studiare l'adattamento e le strategie antipredatorie di questi mammiferi.

Tramite infatti uno studio pubblicato sulla rivista Evolution, gli scienziati hanno dimostrato come la pigmentazione della pelliccia delle moffette nord-americane in tutto il loro areale varia moltissimo, a seconda della località geografica e della distribuzione dei predatori. E tra i primi biologi ad accorgersi di questo fenomeno c'è Tim Caro dell'Università di Bristol, che ha anche precisato che ad essere stati fondamentali in questo studio sono state le moffette quasi del tutto prive di macchie di avvertimento, una condizione che si può spiegare esclusivamente considerando l'assenza di predatori nello stesso territorio.

Per quanto possa però sembrare assurdo che un animale perda una caratteristica morfologica così importante per la sua sopravvivenza, come appunto la colorazione aposematica della propria pelliccia che tiene lontani i predatori, gli scienziati affermano che questo fenomeno si può spiegare attraverso la teoria della selezione rilassata, che prevede la perdita di un tratto solitamente importante (in questo caso il pelo bianco e nero) quando un cambiamento ambientale radicale elimina o indebolisce lo stesso processo di selezione su quel carattere.

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Distribuzione delle moffette con le loro differenti tipologie di strisce aposematiche. Immagine di Tim Caro

In questo caso, le moffette striate che vivevano in ambienti dove c'è un basso numero di predatori non avevano più bisogno di spendere energie per sviluppare una pelliccia con delle vistose macchie bianche sul dorso. E così la selezione naturale ha fatto sì che un maggior numero di individui senza strisce nascesse e si riproducesse, entrando in diretta competizione con quelli continuavano ancora ad avere le strisce. Nel tempo, la competizione fra questi due gruppi di moffette ha fatto sì che prevalessero quelli senza macchie.

Nelle aree invece sottoposte a una massiva presenza di predatori, invece, le strisce continuano a essere fondamentali ed è per questo che le popolazioni locali che abitano questi territori sono fra quelle che possiedono le strisce più lunghe, più vivide e più evidenti del Nord America, poiché sono fondamentali per segnalare la loro presenza e scoraggiare eventuali predatori.

Non però bastato andare in campo per studiare la distribuzione delle pellicce, spiegano i ricercatori. Per compiere questa ricerca, infatti, alcuni scienziati – come la dottoressa Hannah Walker dell'Università del Montana – hanno dovuto utilizzare anche studiare alcuni esemplari museali, poiché le moffette non sono sempre facili da trovare in natura. Essendo infatti animali principalmente notturni, molto silenziosi e molto abili nello svanire, spesso i ricercatori sono stati costretti a studiare la variabilità delle loro pellicce considerando anche individui conservati ma morti da oltre un secolo.

Questo però è stato molto utile, chiarisce la Walker. Questo metodo, per prima cosa, ha infatti permesso agli scienziati di costruire numerose mappe di distribuzione della specie che hanno permesso di individuare anche i trend demografici delle moffette in tutti gli Stati Uniti. Inoltre, ha concesso agli studiosi di seguire la selezione naturale "in diretta" nel corso degli anni, permettendo di chiarire l'andamento temporale e talvolta persino geografica di ciascuna mutazione comparsa negli ultimi secoli sulla pelliccia di questi animali. Il team ha infine anche scoperto che nei luoghi in cui le puzzole avevano pochi predatori, il colore della pelliccia variava anche all'interno delle stesse cucciolate, mentre dove ce n'erano molti le variabilità era molto bassa.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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