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10 Settembre 2023
12:00

La tartaruga liuto (Dermochelys coriacea)

La tartaruga liuto è un rettile del genere Dermochelys e della famiglia Dermochelyidae. È la più grande specie di tartaruga al mondo e si riconosce per il suo carapace, privo di placche cornee, che presenta 7 creste longitudinali dalla consistenza simile a quella del cuoio.

tartaruga liuto

La tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) è un rettile del genere Dermochelys e della famiglia Dermochelyidae. Vive nei mari caratterizzati da temperature calde o temperate e trascorre la maggior parte del tempo in zone distanti dalle coste, a cui avvicina solo per riprodursi e per deporre le uova. Si tratta della tartaruga marina più grande del mondo ed è riconoscibile per il suo carapace, privo di placche cornee, che presenta 7 creste longitudinali dalla consistenza simile a quella del cuoio.

Proprio da questo dettaglio deriva il nome inglese della tartaruga liuto, ovvero Leatherback Turtle (tartaruga dorso di cuoio). Il nome scientifico, invece, in greco significa "tartaruga dalla pelle dura" e le è stato dato dallo scienziato Domenico Agostino Vandelli, che per primo ha descritto la specie nel 1760.

È considerata vulnerabile dalla IUCN e il numero di individui è in continuo calo, anche perché molte popolazioni sono in serio pericolo di estinzione. Sono numerose, infatti, le minacce che la specie deve affrontare, come l'eccessiva presenza di plastica negli oceani, lo sfruttamento delle aree di nidificazione da parte delle attività antropiche, la pesca accidentale e l'aumento dell'inquinamento generale delle acque.

Come è fatta la tartaruga liuto

La tartaruga liuto è la più grande specie di tartaruga al mondo e può raggiungere una lunghezza di oltre 2 metri. La larghezza dalla punta di una pinna anteriore all'altra può invece superare i due metri e mezzo. Il carapace, a differenza delle altre specie di tartaruga, è formato da uno strato di epidermide dalla consistenza che ricorda il cuoio, il quale è solcato da 7 creste che seguono tutta la lunghezza del corpo.

Ha il corpo allungato e idrodinamico, con una testa piccola e conica, quatto pinne simili a remi e una coda piuttosto corta. La colorazione è nera, con macchie più chiare sul collo e nella parte anteriore e posteriore degli arti. Un individuo adulto può arrivare a pesare circa 400 chili.

Secondo quanto descritto sul sito del progetto europeo Life Conceptu Maris, la tartaruga liuto è in grado di immergersi fino a 1200 metri di profondità e, inoltre, può sopravvivere in acque molto più fredde rispetto a quelle che frequentano le altre tartarughe marine. È dotata, infatti, di vasi sanguigni che funzionano come uno scambiatore di calore e di uno spesso strato di grasso che favorisce la termoregolazione.

Cosa mangia la tartaruga liuto

Immagine

La tartaruga liuto è una specie carnivora che si nutre in mare aperto. Le principali prede sono rappresentate da invertebrati e, in particolare meduse. È noto, però, che si alimenti anche di piccoli pesci, crostacei e ricci di mare.  Occasionalmente si nutre anche di calamari e alghe.

L'esofago di questa specie, secondo quanto descritto dal Museo di Zoologia del Michigan, è rivestito di corte spine che puntano verso il basso, in modo da impedire alle meduse di fuoriuscire una volta ingerite. La tartaruga liuto, infatti, a differenza di altre specie appartenenti allo stesso genere, non è dotata di potenti muscoli mascellari capaci di schiacciare le prede dal guscio duro.

In alcuni casi la carne delle tartarughe liuto può risultare tossica e ciò è probabilmente determinato dalle tossine ingerite a causa della dieta a base di meduse. Ciò nonostante vi sono alcuni luoghi del mondo in cui la pelle di questa specie viene utilizzata per estrarre un olio considerato adatto per impermeabilizzare i materiali. Le uova, inoltre, sono considerate come fonte alimentare in alcuni paesi del mondo.

Habitat e distribuzione

La tartaruga liuto è una specie pelagica diffusa nelle acque temperate e calde di tutto il mondo, comprese quelle del Mediterraneo, dove la presenza secondo la IUCN è stata segnalata in Italia, ma anche in Albania, Croazia, Libia, Egitto, Montenegro, Marocco e Slovenia. Viene invece considerata estinta in Israele.

Per quanto riguarda le acque oceaniche, è presente in tutto l'Oceano Atlantico (fino alle coste del Canada) e nella maggior parte delle acque pelagiche del Pacifico, dove però non si spinge oltre le coste orientali dell'Australia.

L'areale è invece più ridotto nell'Oceano Indiano, dove la tartaruga liuto è presente tra la Thailandia e le coste orientali dell'India e dal Madagascar all'Africa meridionale. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Andaman and Nicobar Islands environment Team, inoltre, lo tsunami che ha colpito le coste del Sud Est asiatico e dell'India il 26 dicembre del 2004 ha ridotto sensibilmente i luoghi di nidificazione disponibili nell'arcipelago delle Nicobare e delle Andamane, ovvero il più importante di quest'area.

Questa specie affronta migrazioni su larga scala che la porta ad abbracciare interi bacini oceanici nell'arco di una vita. Uno studio condotto dall'Istituto per la ricerca marina e atmosferica dell'Oregon State University, in collaborazione con il Kamiali Integrated Conservation Development Group della Papua Nuova Guinea, ha rilevato che le femmine nidificanti, in seguito alla deposizione possono spostarsi di oltre 2800 chilometri e, nel caso del Pacifico occidentale, la tendenza è quella di migrare verso Sud, nelle acque pelagiche dell'Oceano Pacifico meridionale.

Un processo simile avviene anche nell'Oceano Atlantico dove, grazie ad uno studio condotto dai ricercatori della School of Biological Sciences dell'University of Wales, sono stati rilevati percorsi di migrazione che portano le tartarughe liuto a spostarsi dal Mar dei Caraibi verso l'Atlantico centrale.

Abitudini e riproduzione

tartaruga liuto

Prima dell'inizio della stagione della nidificazione (tra aprile e novembre, in base alle latitudini), i maschi migrano nei pressi delle spiagge, dove cercheranno di accoppiarsi con quante più femmine possibile. L'accoppiamento avviene in acqua e, mentre il maschio non toccherà mai la terra, la femmina si sposterà poi verso la sabbia per nidificare. Generalmente depone 50/170 uova, ma una grande percentuale di esse non si svilupperanno. In seguito alla deposizione, la tartaruga liuto copre il nido con la sabbia per scoraggiare la predazione da parte di serpenti, uccelli ed altri animali.

La temperatura del nido determina il sesso dei piccoli. A 29,5 °C, infatti, i piccoli hanno la stessa probabilità di essere maschi o femmine, ma se gli embrioni si trovano a 28,75°C, saranno maschi e se la temperatura supererà i 29,75°C, saranno invece femmine. Questo particolare aspetto è stato osservato per la prima volta nel 1985, dai ricercatori del Laboratoire de Zoologie del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. 

Stato di conservazione

Si ritiene che questa specie sia in grave declino e, infatti, le popolazioni del Pacifico sono diminuite fino al 70-80% negli ultimi decenni. Uno studio della School of Environmental Science di Philadelphia, negli Stati Uniti, ha rilevato come causa primaria del rischio di estinzione le attività di pesca intensiva.

Un'ulteriore ricerca condotta dalla Faculty of Science di Halifax, in Canada e pubblicata nel 2022, ha analizzato invece le conseguenze sulla specie determinate dalla presenza di plastica nell'Oceano Atlantico. Tra il 2010 e il 2019 gli scienziati hanno raccolto oltre 220 mila oggetti nelle acque orientali del Canada, rilevando che i danni maggiori per la sopravvivenza per la tartaruga liuto dipendono dalla presenza in mare di sacchetti e reti da pesca abbandonate.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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