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23 Febbraio 2022
13:00

La storia di Rocky, Rambo e Johnny: i tre delfini che stanno imparando a tornare liberi

Al centro di riabilitazione di Umah Lumba a Bali, i tre delfini, catturati nel mare di Giava e costretti per anni ad esibirsi nei delfinari, stanno ultimando il loro percorso di recupero per tornare liberi.

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Giornalista
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Il delfino Johnny, uno dei tre delfini salvati dal Dolphin Project di Ric O’Barry attualmente in riabilitazione a Bali

Rocky, Johnny e Rambo ormai hanno ricominciato a cercare e a catturare da soli i piccoli pesci vivi di cui si nutrono. Può sembrare una cosa da poco ma è praticamente tutto, invece, per chi nei lunghi anni di prigionia in un delfinario, aveva completamente dimenticato come si faceva. Ci sono voluti due anni, un lungo periodo di adattamento a quei primi barlumi di libertà, ma alla fine i tre delfini tursiopi (Tursiops truncatus) hanno ricominciato a fare quello che avrebbero sempre fatto se qualcuno, molti anni fa, non li avesse imprigionati a venduti destinandoli ad una vita di cattività e di esibizioni forzate premiate con pesciolini surgelati.

L'Umah Lumba rehabilitation center di Bali la loro nuova casa prima della libertà

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I recinti marini dell’Umah Lumba rehabilitation center di Bali che ospitano i tre delfini (credits:@DolphinProject)

Per Rocky, Johnny e Rambo, attualmente ospitati all’Umah Lumba rehabilitation realease and retirement center a Bali, in Indonesia, l’incontro che ha cambiato, questa volta per sempre, le loro vite è stato quello con Ric O’Barry, l’ex addestratore pentito e ormai completamente dedito al salvataggio dei tursiopi a cui ha dedicato tutta la vita grazie al suo Dolphin Project, con cui ha realizzato per loro una magnifica struttura, la prima al mondo, per la riabilitazione, il rilascio e il pensionamento dei delfini precedentemente sfruttati nelle esibizioni. Rocky, Johnny e Rambo dal 2019 sono ospiti del centro ed è da allora che stanno continuando, giorno per giorno, a riprendersi le loro antiche e sane abitudini che li riporteranno, appena la pandemia da Covid-19 lo permetterà, a nuotare liberi in mare.

Rocky, Johnny e Rambo, i tre delfini strappati all'oceano e costretti alle esibizioni nella piscina di un hotel

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Rocky, uno dei tre delfini in riabilitazione (credits: Dolphin Project)

Johnny fu catturato nel Mar di Giava, portato di città in città e costretto a esibirsi in una piscina di plastica in un circo itinerante indonesiano. Poi una piscina piena di cloro al Melka Excelsior Hotel nel nord di Bali è diventata la sua nuova casa, in un isolamento durato molti anni. La prigionia di Johnny gli ha causato grandi sofferenze, inclusa la perdita della vista in un occhio, danni alla pelle e una lesione alla pinna pettorale destra, oltre a ridurlo gravemente sottopeso. Anche Rocky e Rambo, dopo aver trascorso anni come artisti circensi in un circo itinerante in Indonesia, sono stati poi venduti al Melka Excelsior Hotel di Bali, dove, per 10 anni, sono stati confinati in una piccola piscina interagendo con un flusso infinito di turisti.

L'arrivo nei recinti marini, dove imparare ad essere di nuovo delfini liberi

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Rambo il terzo delfino attualmente in riabilitazione a Bali e in attesa di rilascio in mare (credits: Dolphin Project)

La cronaca del ritorno alla vita per i tre si può scandire dall’arrivo nei recinti marini della struttura. Profondi circa 15 metri, i recinti creano delle zone protette all'interno dello stesso oceano, dove i delfini possono finalmente tornare a nuotare nell'acqua salata e ritrovare gli spazi adatti al loro primo contatto con un ambiente naturale e familiare. «Questi recinti sono tra i più grandi al mondo e, essendo situati in un mare calmo e naturale, sono ricchi di una grande varietà di pesci, calamari e crostacei. Le dimensioni, la profondità e la diversità biologica offrono un ambiente ricco e stimolante per i delfini che precedentemente vivevano in cattività – spiega Femke Den Haas che lavora a fianco a Ric O‘Barry nella gestione della struttura di Bali come direttrice della campagna in Indonesia del Dolphin Project ed è un membro chiave del team dell'Umah Lumba Center. – Catturati nel Mar di Giava infatti, i delfini per diversi anni, sono stati imprigionati in una piscina poco profonda e piena di cloro nel nord di Bali. Dal loro trasferimento all'Umah Lumba Center, hanno potuto godere di un programma di riabilitazione e continuano a sottoporsi a regolari valutazioni in vista di un possibile rilascio».

Assistenza 24 ore 24, un veterinario tutto per loro e l'acqua salata dell'oceano

Ma come vengono assistiti i delfini nel tentativo di riabituarli a ritrovare i loro istinti naturali? «I tre delfini hanno vivono con noi da due anni, in recinti oceanici profondi 15 metri. Il processo di riabilitazione e di guarigione è iniziato automaticamente quando hanno toccato l'acqua dell’oceano – spiega l’attivista di origine olandese in Indonesia dal 2002 dove ha co-fondato la Jakarta Animal Aid Network. –  I delfini ricevono assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo un veterinario dedicato a tempo pieno, guardie di sicurezza e assistenti. Il centro è una vera struttura di riabilitazione, rilascio e pensionamento, dove il nostro team si impegna a rendere la vita dei delfini più naturale e indipendente possibile. Nel marzo 2020, Dolphin Project, in previsione dell'arrivo di ulteriori delfini confiscati, a causa della pandemia di COVID-19, ha triplicato le dimensioni della nostra struttura».

Il passaggio fondamentale è imparare a mangiare di nuovo il pesce vivo

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Il recinto marino del Camp Lumba Lumba dove i delfini vivono la loro ultima fase di riabilitazione prima della libertà (credit: Dolphin Project)

All'Umah Lumba rehabilitation, release and retirement center, nella baia di Banyuwedang nell’ovest di Bali, i delfini imparano le cose che hanno dimenticato con la prigionia. «Qui stanno imparando a diventare di nuovo indipendenti. Abbiamo introdotto il pesce vivo, ovviamente le specie che amano catturare e mangiare, che otteniamo da pescatori locali che cercano il pesce appositamente per soddisfare le richieste dei nostri delfini». Ma perché non mangiano più il pesce vivo? «Durante il loro tempo in cattività, i delfini sono stati condizionati a credere che la loro unica fonte di cibo provenisse dagli esseri umani. Ci vuole tempo e riabilitazione prima che imparino di nuovo a foraggiare da soli. Il fatto che il personale della nostra struttura fornisca direttamente pesci vivi ai delfini è un passaggio fondamentale per valutare se sono candidati al rilascio».

Al Camp Lumba Lumba gli ultimi giorni prima della libertà

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Un’altra immagine del Lumba Lumba center per l’ultima fase della riabilitazione dei delfini (credits: Dolphin Project)

Nel caso di Rocky, Rambo e Johnny sembra che tutto stia andando in questo senso, visto che ogni giorno che passa continuano a mostrare segnali di miglioramento. «Rocky è un giovane delfino molto attivo che non smette mai di giocare e interagire con gli altri delfini. Si può quasi dire che è iperattivo. Johnny è il più vecchio, il più duro e il più coraggioso. Rambo è un tipo rilassato, la sua età è tra quella di Johnny e quella di Rocky». Appena pronti per il rilascio i tre delfini verranno trasferiti al Centro di riadattamento e rilascio di Camp Lumba Lumba a Karimun Jawa, la prima struttura permanente al mondo dedicata al rilascio dei delfini. «Il luogo è stato scelto appositamente perché la maggior parte dei delfini è stata catturata dal Parco Nazionale di Karimunjawa e rilasciarli qui offrirebbe loro una buona possibilità di riunirsi con i loro gruppi familiari». Per gli altri, per quelli che non hanno più la possibilità di recuperare la loro indipendenza ed essere autosufficienti, una volta rilasciati in mare aperto, l’Umah Lumba Center invece si trasformerà nella loro casa definitiva.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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