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17 Gennaio 2023
10:25

La storia di F. che chiede soldi in strada con dei cuccioli. La Asl e la Polizia municipale di Napoli: «Monitoriamo la situazione»

Un uomo elemosina in strada insieme a dei cuccioli. Dove è il limite fra buone azioni e approfittare della pietà della gente e, soprattutto, di chi è la responsabilità nel monitorare situazioni del genere?

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«Lo vuoi prendere un cane? Ne hanno bisogno, altrimenti puoi lasciare una moneta». Questo è quello che ripete spesso un uomo in strada che chiacchiera allegramente con qualsiasi persona gli si avvicini. Una battuta, una risata e poi la proposta di adozione o di lasciare qualche moneta. Questa è la storia di F.* che è insieme a Stella, una cagna di 6 anni che allatta 8 cuccioli. Una storia che mette di fronte a una domanda importante da porsi in casi come questi: qual'è la linea che delimita il fare una buona azione dallo sfruttare gli animali per generare la pietà della gente e raccogliere soldi?

Abbiamo incontrato F. a Napoli, dove si ferma la mattina a mendicare in una di quelle strade che si trovano nel cosiddetto "salotto buono" della città, e ci siamo fatti raccontare la sua storia. «Vivo in Campania da 15 anni e sto facendo di tutto per far adottare questi animali. Per questo motivo sul marciapiede da una parte ho messo un piattino per l'elemosina e dall'altra un cartello dove chiedo alle persone di adottare i piccoli. C'è anche il mio numero di telefono in caso qualcuno fosse interessato. Io sono tutte le mattine qui per 2 o 3 ore e chiedo un contributo per mantenere questi cani, spendo anche 18 euro al giorno per i croccantini di Stella. I soldi mi servono anche perché mi occupo di una colonia felina al Parco dei Ventaglieri a Montesanto e lì se ne vanno quasi 26 euro al giorno di scatolette».

Descrivere la vita di questa persona non è semplice. Da una parte è evidente la sua passione per gli animali: «Io mi arrangio e spesso e volentieri qualcosa la metto anche di tasca mia – spiega – Mi fa stare in pace occuparmi di loro, mi piacciono gli animali, sarà il nome che porto, non so. Anche da piccolo lo facevo. Sono siciliano e da giovane andavo nelle campagne e creavo con degli amici delle piccole casette con i pallet per ospitare i cani che trovavamo per strada».

Quando parla del suo passato, però, dalle sue parole traspare una vita fatta di alti e bassi e anche il racconto di una persona che a suo dire non fa dell'accattonaggio l'unica fonte di guadagno e che non vive in strada: «lavoro qualche volta come idraulico e elettricista. Vado a lavorare verso le 11 e mezza per cui i cani dopo che finisco di stare in giro vanno a casa con la mia compagna, hanno un divano tutto loro. Sono stato anche per 7 anni ufficiale dell'areonautica, poi hanno chiuso la base dove operavo e per me è stato come se mi avessero dato una coltellata. Poi ho avuto un problema fisico e ho smesso di fare il militare».

La dedizione che descrive nei confronti dei cuccioli di Stella e la sua situazione personale dunque contrastano a fronte di una chiara difficoltà che appunto egli stesso racconta condividendo la sua storia. Dunque gli chiediamo: perché non affidare gli animali a delle associazioni per farli adottare senza dover gravare ulteriormente sulle sue scarse disponibilità economiche? «Non voglio chiedere aiuto ai volontari e non mi piace affidare i cuccioli tramite i social: voglio metterci la faccia e conoscere personalmente chi è interessato – conclude – Purtroppo c'è un grande preconcetto, la gente basta che vede i cuccioli e inizia subito a sparlare e discriminare. Io non faccio niente di male. Se qualcuno volesse pagarmi per averli direi di no. I cuccioli li regalo e lo faccio solo dopo lo svezzamento, ci vorrà almeno un altro mese abbondante. Inoltre pongo una condizione per l'affidamento: tutti i cani dovranno essere microchippati».

Questo è la storia in prima persona che abbiamo raccolto da F., ma non potevamo certo fermarci a raccontare solo la sua versione nell'alveo poi di un fenomeno che presenta mille sfaccettature e casi come questi che sono molto frequenti. Secondo il Regolamento per la tutela degli animali in vigore a Napoli è vietato chiedere l'elemosina con gli animali e la tutela degli stessi sul territorio comunale è compito del Sindaco. Un compito ancora più oneroso per il Primo cittadino nel capoluogo campano, considerando che Gaetano Manfredi ha scelto di tenere per sé la delega al benessere degli animali. A Napoli però continuano a verificarsi regolarmente episodi che vedono come protagoniste proprio le cucciolate casalinghe, uno dei fenomeni più sottovalutati nell'ambito del benessere animale. Si tratta di una pratica che può colorarsi di diverse sfumature, può riguardare casi come quello che stiamo raccontando ma anche di piccoli lasciati al gelo di gennaio, come è successo nel quartiere Colli Aminei, dove sabato notte 9 cuccioli sono stati abbandonati all'interno di una bacinella di plastica.

Per avere un quadro più completo, dunque, Kodami si è rivolta a "Le Amiche di LU", un'associazione di volontariato che opera a Napoli da oltre 10 anni, per avere maggiori informazioni sul fenomeno. «Per quanto riguarda il tema dei senzatetto, dei mendicanti e in generale delle persone che sono in strada insieme a cani la situazione è delicata – spiega una volontaria – Sono pochi quelli che amano i loro animali dal nostro punto di vista e molti li usano per commuovere le persone e fare più soldi. Addirittura alcuni si scambiano gli animali e fra le più ambite ci sono le femmine che potranno poi essere ingravidate e partorire altri cuccioli».

Anche in collaborazione con "Le amiche di LU" Kodami recentemente ha realizzato un video reportage nel quale abbiamo indagato il rapporto tra clochard e cani oltre i pregiudizi. Ci sono situazioni che vanno denunciate, specialmente se parliamo di casi di maltrattamenti e cucciolate fatte ad hoc per raccogliere più soldi, ma anche relazioni che vanno tutelate, rispettate e non giudicate con preconcetti soprattutto da parte della cittadinanza. Il rapporto tra una persona e un cane è un "luogo sacro" in cui bisogna entrare sempre con cura lì dove, naturalmente, non ci sono situazioni di abusi e maltrattamenti ma una scelta consapevole e un grande rispetto.

Riguardo la situazione di F., però, le volontarie non hanno dubbi sul fatto che si sia trovato altre volte in situazioni "borderline" in cui «ha sfruttato i cani per impietosire le persone ed elemosinare». «Noi lo conoscevamo già – continua la volontaria – Proprio la scorsa estate ci siamo presi un cane che lui non poteva più tenere. Inizialmente aveva anche altri due cani, ma non li abbiamo più visti e ci ha riferito che sono stati avvelenati». Per quanto riguarda la cucciolata, poi, la volontaria è perplessa: «Non lo abbiamo mai visto con Stella prima d'ora e sopratutto è la prima volta che ha dei cuccioli per strada. Ad alcuni ha riferito di averla trovata ed essersi preso cura di lei perché incinta. Ad altri ha detto che è stata una signora che non la voleva più in casa a farla accoppiare e poi affidargliela. Ad altri ancora ha parlato di come, avendo 6 anni, fosse giusto per lei avere almeno una cucciolata, per provare questa esperienza una volta nella vita. Insomma, a noi sembra volutamente ambiguo per cercare di sfruttare la situazione a proprio vantaggio il più possibile».

In ogni caso, anche volendo e qualora vi siano i presupposti per farlo che solo l'autorità pubblica può accertare, l'associazione non potrebbe prendersi in carico gli animali: «Riusciamo a fare poco in questi casi, purtroppo noi siamo una goccia nel mare – conclude la volontaria – Abbiamo fatto adottare molti cani, ma ora siamo oberati e non possiamo occuparci di altri animali».

Le associazioni offrono un'enorme mano in questi e altri frangenti, ma è chiaro che non possono sopperire a obblighi e competenze che sono in carico alle istituzioni. Ecco perché è fondamentale porsi la domanda: di chi è la responsabilità in casi come questi? Lo abbiamo chiesto a Sabina Pagnano, Comandante della sezione dell'unità operativa Tutela emergenze sociali della Polizia municipale che come prima cosa ha sottolineato che «il nostro obiettivo è quello di tutelare le persone e il benessere degli animali».

La Comandante, spiegando poi la ratio degli interventi della sua unità sul territorio, mette in risalto la necessità di conoscere il contesto e il rapporto tra F. e i suoi compagni di vita: «Quando ci arriva una segnalazione non siamo mai soli sul campo, facciamo operazioni ad hoc sempre insieme a figure appartenenti a più settori. Per quanto riguarda gli animali controlliamo che la persona abbia registrato il cane in anagrafe e che tutti i cani siano in buono stato di salute».

Di segnalazioni su F. e la cucciolata alla Polizia municipale ne sono arrivate diverse all'unità operativa. Del resto la zona dove l'uomo si è stanziato con i cani è nel centro della città e il passaggio di persone è costante.  «Abbiamo provveduto a effettuare il controllo – conclude per ora Pagnano – Sulla base delle informazione raccolte dai nostri agenti agiremo di concerto con l'Asl».

Anna Tagliaferri dell'ufficio stampa del Presidio ospedaliero veterinario dell'Asl Napoli 1, diretto dalla dottoressa Marina Pompameo, così descrive a Kodami la situazione attuale: «Stiamo monitorando il caso che è molto delicato: non bisogna assolutamente separare la mamma dai cuccioli e provvederemo a effettuare il nostro controllo per la verifica che sia garantita agli animali l'adeguata cura».

*Il nome è stato volutamente non diffuso dalla redazione di Kodami che ha segnalato alle autorità competenti il caso come chiarito all'interno dell'articolo. Riteniamo che non si debba mai scatenare una "caccia alle streghe" ma un dibattito sano tra cittadinanza, volontari e istituzioni per risolvere situazioni di disagio con chiarezza e applicazione delle leggi, identificando realmente se e quali fattispecie di reato vengono compiute e tutelando il benessere animale e umano.

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