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22 Aprile 2022
14:59

La rinascita degli scimpanzé del santuario Second Chance in Liberia: da cavie ad animali protetti

Negli anni '80 questi scimpanzé erano sfruttati per la ricerca biomedica invasiva e sottoposti a ogni genere di test. Joseph Thomas, che li conobbe nel 1979, divenne il loro protettore cambiando la loro vita: ecco come sopravvive oggi la sua eredità.

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scimpanze
Credit: Jamie Linder/The HSUS

Sono poco più di una sessantina, sopravvissuti a procedure mediche altamente invasive e a sperimentazioni che oltre a ferirle le hanno traumatizzate: sono gli scimpanzé che popolano l’area protetta del Second Chance Chimpanzee Refuge Liberia, un santuario gestito dalla onlus Human Society International a circa 50 km da Monrovia.

Questi scimpanzé sono gli ultimi rimasti di un gruppo di 400 impiegati nella ricerca sull’epatite B condotta dal New York Blood Center (NYBC), organizzazione che nel corso degli anni li ha sottoposti a esperimenti di vario genere per la ricerca biomedica invasiva. Quando, nel 2015, l’organizzazione decise di tagliare i fondi per la sperimentazione, gli scimpanzé sopravvissuti rimasero privi di assistenza, senza cibo, acqua né cure mediche e impossibilitati a tornare in natura perché di fatto cresciuti in cattività. Abbandonati, di fatto. Ed è stato quello il momento in cui è entrato in gioco l’uomo che per anni si è occupato di loro cercando di tutelarli e proteggerli: Joseph Thomas.

Joseph Thomas, il protettore degli scimpanzé abbandonati del santuario

Come racconta la stessa Hsi, Thomas entrò per la prima volta in contatto con gli scimpanzé nel 1979, quando iniziò a lavorare nella struttura di ricerca in cui venivano sfruttati per gli esperimenti. Nonostante lo scoppio della guerra civile e poi dell’epidemia di Ebola che travolsero la Liberia nei decenni successivi,  Thomas e altri lavoratori locali rimasero nella struttura rischiando la vita per prendersi cura degli scimpanzé, e a metà degli anni 2000 contribuirono a trasferirli in sei isole estuario nei fiumi Farmington e Little Bassa nella parte centro-occidentale del Paese, mentre la ricerca biomedica veniva gradualmente eliminata.

Il 2015 ha segnato l’anno in cui i fondi per la sopravvivenza degli scimpanzé vennero definitivamente tagliati, e Thomas concentrò tutti gli sforzi nel tentativo di far conoscere la loro tragica storia al mondo: nel giro di poco tempo, grazie anche a una mobilitazione da parte degli attivisti e a una petizione firmata anche dall’attore Joaquin Phoenix, HSI decise di realizzare un santuario e di prendersi cura a vita degli scimpanzé della Liberia. Nel 2021, anno in cui Thomas è morto, erano 65, tutti accuditi da 30 operatori specializzati consci dei traumi che hanno subito nel corso della loro vita.

«Questi scimpanzé non possono badare a loro stessi perché originariamente venivano presi in natura da cucciolo o allevati in cattività, e le isole non hanno sufficienti fonti di cibo naturale – ha spiegato il dottor Richard Ssuna, veterinario responsabile del Second Chance Chimpanzee Refuge Liberia –  Se Joseph e la sua squadra non fossero rimasti durante la guerra civile per nutrirli con tutta la frutta e la verdura che potevano procurarsi nei mercati locali, questi animali sarebbero morti di fame. Joseph aveva un legame straordinario con gli scimpanzé, li conosceva tutti per nome e sulla base della loro personalità. Si fidavano moltissimo di lui, e durante tutti gli anni di conflitti e disordini che hanno sopportato, Joseph è stata la loro unica costante. La sua scomparsa ha lasciato un enorme vuoto nei nostri cuori e nella nostra squadra, ma siamo determinati a renderlo orgoglioso e a continuare a portare avanti la sua straordinaria eredità».

Una clinica veterinaria e strutture più attrezzate: il progetto di Hsi

HSI dal canto suo sta lavorando per potenziare e sviluppare il santuario con l’obiettivo di renderlo più efficiente e dotarlo di una clinica veterinaria e nuove strutture dedicate agli scimpanzé, cui è dedicata una giornata mondiale, il 14 luglio. Il nuovo progetto ha ottenuto il via libera dal governo della Liberia nel 2021, e gli animali verranno dunque temporaneamente trasferiti per il tempo necessario alla realizzazione delle nuove strutture. Nel frattempo l’organizzazione porta avanti programmi di educazione e sensibilizzazione sul tema in 25 comunità e 12 scuole, con l’obiettivo di promuovere la gentilezza e il rispetto per gli animali e l'ambiente. Il dottor Ssuna fornisce anche cure veterinarie e vaccinazioni gratuite regolari per cani e gatti della comunità locale, e l'ente finanzia iniziative comunitarie come la riparazione delle strade, la fornitura di attrezzature igienico-sanitarie per aiutare la prevenzione del Covid-19, il reclutamento di personale e l'approvvigionamento di cibo a livello locale per il santuario.

«Second Chance offre un'esistenza quasi selvaggia nelle foreste di mangrovie dove gli scimpanzé possono vagare liberamente, vivere insieme in gruppi sociali e persino fare nidi sugli alberi di notte – ha confermato Amanda Gray, responsabile del programma Second Chance presso Humane Society International – Alcuni scimpanzé come Samantha, Jiminy Cricket e Brutus hanno più di 40 anni, quindi ne hanno passate tante. Ma sono stati tutti trasformati, da scimpanzé malnutriti e disperati che abbiamo incontrato per la prima volta sono diventati animali sani, felici e prosperi. Ci impegniamo a fornire loro assistenza per tutta la vita, che potrebbe durare altri 60 anni, quindi il nostro progetto di costruire nuove strutture sulle isole assicurerà che ricevano le migliori cure in futuro».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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