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4 Dicembre 2023
13:28

La plastica negli oceani disturba la riproduzione degli organismi marini

Secondo uno studio dell'Università di Portsmouth, le tonnellate di plastiche e di microplastiche presenti nell'oceano disturbano la riproduzione di molte specie animali, che hanno smesso di riprodursi nei pressi della costa dove si concentrano le maggiori quantità di rifiuti.

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mare plastica

Secondo Alex Ford dell'Università di Portsmouth le tonnellate di plastiche e di microplastiche presenti nell'oceano hanno cominciato a creare diversi disturbi alla riproduzione di molte specie animali: è stato visto che questi hanno smesso di riprodursi nei pressi della costa, dove non solo si concentrano le maggiori quantità di rifiuti, ma anche la maggioranza della biomassa disponibile in mare. Per confermare queste teorie, Ford assieme ad altri suoi colleghi, come il tossicologo Bidemi Green-Ojo, hanno compiuto alcuni esperimenti su una minuscola specie di crostaceo, chiamata Echinogammarus marinus, che hanno portato alla pubblicazione di un articolo su Environmental Pollution e di un comunicato stampa.

Questa specie è presente in diversi tratti di costa della Gran Bretagna e della Francia Settentrionale e gli esperimenti consistevano nell'esporre questi piccoli organismi a quattro dei circa 10.000 possibili additivi chimici presenti nei sacchetti di plastica, una delle tipologia di rifiuti più comuni sulle coste atlantiche del nord Europa. Il risultato è stato un cambiamento comportamentale dei crostacei, che li induceva letteralmente a non riprodursi anche quando venivano allontanati dagli additivi.

«Abbiamo scelto questi quattro additivi perché il sospetto pericolo che rappresentano per la salute umana è ben documentato – ha spiegato Green-Ojo. – Due delle sostanze (DBP e DEHP) sono regolamentate e non consentite per l'uso nei prodotti in Europa ma sono comunemente presenti nelle vecchie plastiche utilizzate nelle Americhe e nella stessa Europa, fino a qualche decennio fa. Per le altre due sostanze chimiche invece non sono attualmente previste restrizioni e si trovano in molti prodotti per la casa».

Seppur tutte e quattro le sostanze testate hanno la capacità di ridurre il successo dell'accoppiamento dei crostacei, gli scienziati comunque chiariscono che sono principalmente due le sostanze chimiche testate, il trifenilfosfato (TPHP) e il dibutilftalato (DBP), che hanno causato danni permanenti agli spermatozoi di questi crostacei, decretandone un calo numerico molto importante, capace di abbassare ulteriormente la capacità riproduttiva di ciascun singolo individuo.

È noto infatti che i crostacei in genere si uniscono per più giorni (in media dai due ai tre giorni) per aumentare le chance di accoppiamento e produrre il maggior numero possibile di uova fertilizzate. Gli organismi sottoposti a queste sostanze, però, avendo dei danni a livello degli spermatozoi, impiegavano molto più tempo per riaccoppiarsi e nella peggiore delle ipotesi non si riaccoppiavano neppure dopo che il maschio aveva eiaculato la prima volta, perché non era in grado di compiere nuovamente il proprio dovere di riproduttore.

I ricercatori affermano che molto probabilmente anche le altre due sostanze hanno un effetto diretto sugli spermatozoi, anche se non sono stati ancora osservati dei comportamenti aberranti o delle mutazioni che spingano gli scienziati a descriverne le conseguenze in maniera particolareggiata. In generale queste sostanze infatti spingevano i maschi ad allontanarsi dalle potenziali partner, come se non venissero attratti dalle femmine ricettive.

«Sebbene gli animali che abbiamo testato siano stati esposti a concentrazioni molto più elevate di quelle normalmente presenti nell'ambiente, i risultati indicano che queste sostanze chimiche possono influenzare il numero dei gameti», spiega Ford, che da anni cerca di capire come le microplastiche presenti nell'oceano possano interagire negativamente con le specie ecologicamente più importanti di un ecosistema marino. «È probabile che se facessimo l'esperimento su gamberetti che sono stati esposti per un periodo più lungo a queste sostanze o durante le fasi critiche del loro sviluppo, ciò influenzerebbe i livelli e la qualità dello sperma, come è possibile immaginare di trovare altri effetti ancora non osservati».

Se gli additivi plastici stanno effettivamente interrompendo la riproduzione animale, quanto meno al livello degli ecosistemi marini, è quindi molto probabile che il nostro eccessivo consumo di prodotti realizzati con questo materiale stia contribuendo alla sesta estinzione di massa della Terra, chiariscono i biologi, portando molti organismi ad estinguersi solamente perché non più in grado di tramandare le loro sequenze genetiche ai posteri.

Per limitare questo fenomeno, l'equipe scientifica di Ford e Green-Ojo sta dunque esortando le varie associazioni ambientaliste e le agenzie ambientali di tutto il mondo a prestare maggiore attenzione ai dati comportamentali delle specie che vengono intossicate da tale tipologia di veleni. Questi dati, infatti, chiariscono effetti che i normali test di tossicità non dicono, come il numero di volte in cui un crostaceo è in grado di riprodursi o la sua predisposizione al sesso.

Studi come questo permettono di ottenere una nuova prospettiva sugli effetti dell'inquinamento e permette inoltre alla scienza e alla politica di comprendere come urge chiedere alle aziende produttrici (solo 20 aziende controllano la produzione di metà della plastica monouso del mondo) di limitare le concentrazioni di alcune sostanze nei loro prodotti, così da aver un impatto meno pesante sulla fauna. «Anche perché per quanto noi abbiamo studiato gli effetti su alcuni microorganismi marini, altri ricercatori hanno verificato come altri additivi hanno degli effetti sui pesci e sui roditori» concludono gli scienziati inglesi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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