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1 Dicembre 2022
15:48

La lontra è tornata in Veneto: lo conferma uno studio

Erano più o meno cinquant’anni che la lontra non era più presente in Veneto. La popolazione aveva subito un drastico declino nella zona dell’arco alpino, a causa specialmente della diffusione di pesticidi nella catena alimentare. Ora l'inversione di tendenza.

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(credits:Alessandro di Federico per WWF)

Era latitante da parecchi anni e a rischio estinzione in Italia, ma adesso ha deciso di fare il suo grande rientro in scena: la lontra è tornata, e lo ha fatto nel Veneto, precisamente nella zona di Comelico ai piedi delle Dolomiti, in provincia di Belluno.

È la buona notizia che emerge dallo studio appena uscito e realizzato dai ricercatori Gabriele De Nadai, Michele Cassol e Luca Lapini. Si tratta dei primi dati certi del XXI secolo. Dati che aprono nuove prospettive e permettono di proseguire con ulteriori studi alla ricerca di indicazioni sempre più precise sulla conservazione della specie nell’Italia nordorientale.

Erano più o meno cinquant’anni che la lontra non era più presente in queste zone; la popolazione aveva subito un drastico declino nell’arco alpino, a causa di tutti quei fattori tipici che troppo spesso portano alla quasi estinzione delle specie.

Nell'ordine: distruzione del loro habitat, incidente stradali, caccia e bracconaggio e diffusione di pesticidi nella catena alimentare. A sorpresa, però, parrebbe che questo mammifero stia tornando sui suoi passi e, molto lentamente possa esserci la speranza di rivederlo colonizzare le Alpi.

Dai dati dello studio è stato possibile per i ricercatori anche supporre quando le lontre abbiano fatto la loro ricomparsa sulle Alpi: circa 4 anni, nonostante l’ambiente montano delle Alpi non sia esattamente facile per questo mammifero.

Potrebbero essere arrivata dall’Austria o dall’Alto Adige dove la lontra soggiorna già dal 2013, ipotesi ben più probabile rispetto all’arrivo dal Friuli Venezia Giulia, subito ipotizzato.

Le lontre, o Lutrinae, sono mustelidi predatori che vivono in prossimità dei corsi d’acqua. Fino agli inizi del XX secolo, la specie europea era molto diffusa sul territorio italiano. Col passare degli anni, però, la popolazione ha vissuto un drammatico declino a causa, come dicevamo, della distruzione degli ambienti acquatici e della diffusione di alcuni agenti inquinanti.

Nella prima metà degli anni ‘70, venne fatta la prima indagine sulla distribuzione della lontra in Italia e questa evidenziò un areale ridotto e frammentato al nord, ma ancora ampio e persistente al sud. Pochi anni dopo, la situazione era già peggiorata e un monitoraggio dei fiumi dell’Italia meridionale aveva riscontrato la lontra in 16 dei 188 siti censiti.

Quando, sempre in quegli anni, il WWF compì il primo censimento nazionale, la lontra risultava scomparsa dalla gran parte d’Italia, con qualche gruppo che resisteva in Campania, Basilicata, Toscana e Lazio.

Il censimento permise, però, di creare anche la prima banca dati sulla lontra e di avviare il progetto Lontra Italia, un collettivo di ricercatori, appassionati e comunicatori esperti nella lontra eurasiatica.

Come dicevamo precedentemente, secondo diverse ricerche, la causa principale della sua scomparsa viene attribuita all’uso di alcuni composti utilizzati come pesticidi, visto che la diffusione del loro utilizzo ha coinciso con il crollo delle popolazioni.

Le cose però stanno cambiando e questo per via di alcune azioni messe in atto come il divieto dei PCB, i pesticidi, l’avvio di una tutela legale e numerose iniziative da parte di ricercatori e ricercatrici.

Negli ultimi decenni, infatti, si sta verificando una generale inversione di tendenza sia a seguito della naturale ricolonizzazione, sia tramite interventi di reintroduzione. Un primo successo, frutto del lavoro e dell'impegno di tutti coloro che negli anni hanno continuato a monitorare la Lutra lutra italiana e hanno creato un insieme di fondamentali oasi protette.

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Simona Sirianni
Giornalista
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