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24 Febbraio 2024
17:00

Intelligenza Artificiale e lo studio del cane: pro e contro di uno strumento che indaga anche sulla personalità

L’impiego dell'Intelligenza Artificiale anche nella ricerca che riguarda i cani può aiutare nella conoscenza della specie? Pro e contro delle ultime ricerche.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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In qualsiasi campo la rivoluzione copernicana delle IA (Intelligenza Artificiale) sta portando innovazione e scompiglio. L’impiego di questi potenti mezzi è esploso nell’ultimo anno, a tutti i livelli. Non poteva mancare l’impiego di queste tecnologie anche nella ricerca che riguarda i nostri compagni a quattro zampe.

Non è certo una cosa nuova, ma è interessante vedere come si svilupperà questa partnership con le intelligenze di silicio che stanno accelerando enormemente la nostra capacità di analisi delle informazioni. In questo articolo vi parleremo di una ricerca appena pubblicata (29 gennaio 2024) su "Scientific Reports" che ha a che fare con la personalità dei nostri quattro zampe.

La ricerca: l'intelligenza artificiale che prevede la personalità del cane

Dal paper dei ricercatori dell’Università di Helsinki, in Finlandia, dal titolo “An artificial intelligence approach to predicting personality types in dogs” si legge che si tratta di uno studio che presenta un modello di intelligenza artificiale (IA) in grado di predire i tipi di «personalità» nei cani con un’accuratezza superiore al 70%.

Il modello si basa su un questionario di 56 domande che valuta i tratti comportamentali del cane in diverse situazioni. I risultati suggeriscono che l’IA può essere un utile strumento per valutare la personalità dei cani, con potenziali applicazioni in diversi campi. Quest’ultimo passaggio si riferisce all’addestramento, l’allevamento e la selezione di cani da lavoro.

I punti salienti di questa pubblicazione sono:

  1. il modello di IA è stato sviluppato utilizzando un dataset di oltre 4.000 cani di 50 razze diverse. Il questionario di 56 domande – leggiamo – valuta cinque elementi della personalità: socievolezza, attività, giocosità, addestrabilità e aggressività.
  2. L’IA è stata in grado di predire correttamente il tipo di personalità del cane nel 72% dei casi, anche se i risultati sono stati migliori per alcune razze rispetto ad altre.

L’IA potrebbe essere quindi un utile strumento per valutare la personalità dei cani in diversi contesti? Secondo questa ricerca i risultati sono a tal proposito incoraggianti.

I limiti della ricerca

Naturalmente l’utilizzo di queste IA è ancora “acerbo” e queste ricerche possono ben considerarsi tra quelle pionieristiche in campi così complessi come quelli che intendono valutare tratti caratteriali e di personalità dei cani. Alcuni limiti di questa ricerca potrebbero essere che lo studio è stato condotto esclusivamente su un campione di "cani di proprietà", il ché potrebbe non renderlo rappresentativo di tutta la popolazione canina. Ma questo è comunque uno dei limiti più frequenti nella ricerca in generale e riprenderemo l'argomento a seguire.

Tra le altre cose viene osservato che il questionario di 56 domande potrebbe risultare troppo lungo e complesso per alcune persone.

Infine, questo modello di IA ancora in fase di sviluppo potrebbe risultare non sempre affidabile al 100%.

Un mercato in grande crescita

Indubbiamente il mercato dei gadget prodotti appositamente per i "pet" è molto interessato a queste tipologie di studi. Da molto tempo si sente parlare di applicazioni integrate con un qualche sistema di intelligenza artificiale e di sensori biometrici, per esempio nel monitoraggio della salute con appositi collari, ispirati ai braccialetti che da anni portiamo al polso, ma anche allo sviluppo di prodotti per la “traduzione” del linguaggio di cani e gatti.

Ci sono poi telecamere "intelligenti" che possono monitorare il comportamento dei nostri animali domestici quando sono soli a casa, alcuni di questi oggetti permettono anche di interagire con loro attraverso piccoli monitor, equipaggiati addirittura di dispenser di bocconcini e biscotti azionabili da remoto, con una semplice applicazione per smartphone.

Insomma, secondo gli analisti si parla di un mercato di miliardi di dollari che esploderà nei prossimi anni proprio grazie alle innovazioni nella IA.

Naturalmente ci sono parecchie sfide ancora da affrontare per una larga diffusione commerciale, per esempio quella dei costi di sviluppo e produzione di device di nuova generazione e i problemi legati alla privacy che non sono certo da ignorare, soprattutto al giorno d’oggi.

Come si evince dal paper di cui sopra, le finalità di questa nuova ricerca volta alla “previsione” della personalità di un cane hanno uno scopo prevalentemente utilitaristico, ossia legato all’impiego dei cani in determinati settori operativi e performativi. Questo aiuta certamente nella richiesta di fondi per l’effettiva messa in opera di una ricerca ma ci si auspica che, oltre i fini commerciali ed industriali, lo studio sempre più approfondito dei nostri compagni a quattro zampe possa accelerare la nostra conoscenza, mostrando aspetti ancora sconosciuti dei cani, soprattutto legati al loro benessere e al loro modo di vedere il mondo.

Tecnologia che avvicina, tecnologia che allontana

La tecnologia in sé non è né buona né cattiva, Intelligenza Artificiale inclusa. Dipende da come la si utilizza e da chi lo fa. Tra le grandi paure di questi ultimi tempi c’è per esempio che motori di IA (Large Language Model – LLM) come Chat GPT, Perplexity, Gemini e via dicendo ci ruberanno il lavoro.

Sono certamente timori comprensibili, ma attenzione a non confondere il soggetto verso cui rivolgere le nostre riflessioni. Non sarà una IA a licenziarci, lo farà chi ne troverà una convenienza economica: una IA può essere qualcosa di estremamente utile, capace di fare cose che noi non possiamo fare, come il digerire miliardi di dati all’istante, ma la preoccupazione è «cosa» farà l’umanità con dei mezzi così potenti.

Tornando al nostro campo di interesse, ci sono naturalmente preoccupazioni per il futuro. Il rapporto con i nostri compagni di vita rischia di diventare sempre più distaccato, mediato da interfacce e da tecnologie, proprio come è successo a noi con i social e le varie App che simulano un'interazione con gli altri. Ma i cani non avranno la possibilità di scegliere, come invece l’abbiamo noi. Il bisogno di relazioni dirette e non surrogate, o artificiali, è qualcosa di imprescindibile per loro. Lo sarebbe anche per noi e tra di noi, ma tant’è.

Una relazione surrogata simula soltanto in parte la ricchezza e la profondità della relazione “umana” di cui necessitiamo sia noi che i cani. Si tratta di un complesso di dimensioni che ancora non abbiamo compreso fino in fondo, e che forse non comprenderemo mai, ma ha un – diciamo – “piccolo” problema: richiede tempo condiviso… in «presenza».

In una società così frenetica, sempre più veloce, sempre meno empatica, la qualità delle relazioni personali rischia di decadere e con i device, le App e le nuove intelligenze artificiali ci culleremo nel credere che sia tutto normale, almeno fino a che non ci troveremo realmente faccia a faccia con qualcuno in carne e ossa, che sia una persona amica o il nostro cane, il quale richiederà invece un’interazione genuina, alla quale noi però non saremo ormai più avvezzi.

Ecco che allora ricorreremo ulteriormente alla tecnologia, per esempio ad una applicazione per “leggere” il linguaggio del corpo del cane, o delle persone, perché noi avremo perso questa naturale facoltà che si sviluppa proprio nel tempo condiviso, nell’interazione pelle a pelle.

Saggezza condivisa, a cosa davvero può servire l'IA

Queste e altre preoccupazioni sono già realtà più che profezie nefaste. Ma ci dovrebbe forse far pensare che sia la tecnologia ad essere in sé negativa? Forse no. Lo sviluppo esponenziale delle IA ha già portato in tempi brevissimi enormi vantaggi soprattutto nella ricerca. Man mano impareremo a sfruttarla al meglio, non a farci sostituire da questa.

Dobbiamo però fare i conti con quello che ci aspettiamo e quello che invece è importante realizzare davvero. Se stiamo aspettando che sul mercato venga lanciato il nuovo "robot per animali domestici" che tenga compagnia al nostro cane perché noi non ci siamo mai, che lo porti a spasso e magari gli lanci la pallina al parco in nostra vece perché noi non ne abbiamo voglia, c'è qualcosa che non va in origine. Se aspettiamo che un’App ci dica quando il nostro cane è felice, quando è arrabbiato, quando ha dei bisogni fisiologici perché non lo capiamo da soli siamo noi che dobbiamo interrogarci sulle nostre aspettative e il senso di responsabilità.

Se non ci rendiamo conto che tutto ciò è aberrante nella relazione con il nostro cane… beh, allora i cani robot e virtuali (come un super Tamagotchi futuristico)  saranno il futuro nella nostra realtà, soprattutto virtuale. Anche per quanto concerne quelli – i cani robot – si sono fatti passi avanti incredibili negli ultimi anni, e ormai anche i costi di produzione consentiranno a breve una larga diffusione.

Ma è veramente questo il futuro nel quale vogliamo andare? L’IA ha un potenziale sconfinato che ad oggi persino i suoi “creatori” faticano a delineare. Possiamo pensare a questa tecnologia come a entità di conoscenza infinita che potranno aiutarci a raggiungere un livello di saggezza condivisa maggiore.

I compiti dai quali dovremmo emanciparci sono quelli più pericolosi, disumani, dannosi per noi, grazie ad un accorto e responsabile utilizzo delle Intelligenze Artificiali. Possono essere un potenziamento per le nostre facoltà come mai ci saremmo potuti immaginare. Sono degli acceleratori di progresso, in praticamente tutti i settori. Ci stanno aiutando a risolvere problemi che da soli non siamo in grado di affrontare con tanta efficienza e rapidità.

Per esempio in campo medico con lo  sviluppo di nuovi farmaci: L’IA è stata utilizzata per identificare nuovi bersagli, ad esempio la startup Atomwise ha utilizzato l’IA per identificare un nuovo potenziale trattamento per il cancro al polmone. Ancora, l'IA è stata utilizzata per la diagnosi precoce delle malattie: come l’azienda Lunit che ha sviluppato un algoritmo di IA che può identificare il cancro al seno con la stessa precisione dei patologi esperti. E ancora L’IA può essere utilizzata per analizzare i dati dei pazienti e sviluppare piani di trattamento personalizzati. L’azienda IBM Watson Health ha sviluppato una piattaforma che aiuta i medici a scegliere i migliori trattamenti per i pazienti con cancro. Anche in campo energetico L’IA è stata usata per identificare nuovi siti per l’energia solare e eolica e per ottimizzare l’efficienza delle turbine eoliche e dei pannelli solari. Ad esempio, la startup Google Earth Engine ha sviluppato un’app di IA che aiuta gli sviluppatori di energia solare a trovare i migliori siti per i loro progetti. L’IA, infine, è stata implementata per sviluppare nuovi materiali per le batterie e per ottimizzare il loro processo di produzione. Ad esempio, la startup Sila Nanotechnologies ha sviluppato un nuovo materiale per batterie agli ioni di litio che ha una capacità energetica del 20% superiore rispetto ai materiali tradizionali.

Come l'IA potrebbe davvero aiutare nella scoperta del cane

Ci sono ancora un’infinità di domande che abbiamo da farci sui cani, un grande valore per la ricerca è anche proprio coinvolgere i soggetti che meno sono stati manipolati dall’uomo, sia da un punto di vista genetico che comportamentale, sempre tenendo presente il rispetto della loro soggettività. Abbiamo bisogno di loro per non perdere la possibilità di comprendere l’etologia di questa specie meravigliosa che da millenni gravita intorno a noi.

Ecco che le Intelligenze Artificiali potrebbero aiutarci molto in questa ricerca, anche a trovare le domande giuste da porre e il modo giusto di farlo. Applicare i nostri parametri, quelli che utilizziamo per studiare i cani che vivono nelle nostre case ci dà risposte, ma solo fino ad un certo punto, dato che la nostra stretta convivenza, e la selezione artificiale così estremizzata, divengono variabili complesse da eliminare per la comprensione e lo studio della loro essenza.

Quindi, in sostanza, non vogliamo affatto demonizzare qui le IA, vogliamo porre l’attenzione sui possibili sviluppi futuri positivi, ma anche sulle derive che potrebbero prendersi a causa di un utilizzo inappropriato. Sia noi che i cani necessitiamo di relazioni, nelle varie declinazioni, concrete, vitali, emotive, empatiche e non in modo saltuario: costantemente. Lo dice la nostra natura di animali sociali costretti, così come lo dice l’etologia del cane.

Nessuna macchina, nessun device può mediare a tutto ciò. Dobbiamo tener alta l’attenzione per limitare questa tendenza che già è troppo evidente nella quotidianità dei cani, che nelle quattro mura delle case vivono già di surrogati che prendono il nostro posto nella relazione con loro. Tutto ciò ha dei costi enormi in termini di equilibrio e benessere, a 360°. Non abbiamo bisogno delle IA per questo, al parco con il nostro cane siamo noi che ci dobbiamo andare, per il nostro bene, e per quello dei cani stessi. Non dobbiamo dimenticarlo. E allora, forse uno degli utilizzi migliori delle IA sarà proprio quello di ricordarcelo.

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vignetta di Luca Spennacchio
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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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