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13 Settembre 2023
18:27

In Gran Bretagna vogliono bandire l’American Bully: perché non serve vietare una razza senza educare i pet mate

Dopo un caso di morsicatura, la ministra dell'Interno Suella Braverman ha definito l'American Bully un «pericolo evidente e letale» e quindi una razza da vietare in Gran Bretagna. Ma difficile che la proposta risolva la questione.

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Per alcuni politici britannici il cane American Bully è un «pericolo evidente e letale per le nostre comunità, in particolare per i bambini» e per questo «la razza va bandita dalla Gran Bretagna». Un’idea che, per quanto irragionevole e inutile, vista la responsabilità umana rispetto ai comportamenti aggressivi dei propri cani, sta circolando nel Paese dopo che è diventato virale un video girato a Birmingham, dove si vede uno di questi cani mordere una ragazza e le due persone intervenute per soccorrerla.

Il dibattito nazionale l’ha sollevato la ministra dell'Interno Suella Braverman che non sapendo, evidentemente, come comportarsi davanti a queste situazioni che purtroppo si ripetono, ha deciso di prendere la strada più semplice. Dire questo, non significa chiaramente che le persone devono continuare a essere morsicate, ma significa dire che proporre di togliere la razza di mezzo, anziché sensibilizzare su adozioni più consapevoli, anziché obbligare a patentini specifici i pet mate, anziché disporre di una rete di educatori e comportamentalisti da mettere a disposizione degli animali in difficoltà, non risolverà il fenomeno.

Bisogna ammettere che la ministra non è la sola a pensarla così, anzi: dai sondaggi realizzati nella popolazione anche prima di questo ultimo evento, un divieto totale sarebbe gradito al grande pubblico. Tuttavia, le associazioni animaliste si sono opposte con forza a queste prese di posizione, che ritornano ciclicamente nelle proposte del Governo, constatando che l’unica conseguenza di ciò è soltanto l'abbattimento di animali innocenti.

La RSPCA, la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals che insieme ad altre organizzazioni come la Scottish SPCA, il Kennel Club e Battersea formano la Dog Control Coalition, preferiscono concentrarsi sull’adozione responsabile dei cani, in generale, ancora di più in determinati casi. «Siamo tutti incredibilmente preoccupati per il crescente numero di episodi di comportamenti aggressivi mostrati da parte di cani e la priorità più grande di tutti noi è proteggere le persone coinvolte», ha detto un portavoce. «Ma trentadue anni del Dangerous Dogs Act (un legge del Parlamento che vieta possedere, vendere, allevare, regalare o abbandonare quattro razze specifiche) – ha aggiunto – hanno coinciso con un preoccupante aumento dei morsi di cani e delle vittime, il che dimostra che questo approccio semplicemente non funziona».

Il portavoce ha aggiunto che, il problema semmai è la crescente popolarità di queste razze che li ha resi molto richiesti «con la conseguente diffusione di troppi allevamenti e pet mate irresponsabili, che contribuiscono a una maggiore probabilità di comportamenti aggressivi nei cani, indipendentemente dalla razza». Pertanto, l’opinione di tutte le principali associazioni per il benessere degli animali è che la soluzione «non sia vietare più specie», ma «concentrarsi sul miglioramento e sull'applicazione delle attuali normative sull'allevamento e sul controllo degli stessi, nonché sulla promozione dell’adozione e dell'addestramento responsabile dei cani».

Sui social la discussione è aperta tra chi crede corretta la proposta del Governo e chi difende a spada tratta la razza, tra questi soprattutto i pet mate di questa specie di cane: «Bisogna guardare i pet mate prima di sbarazzarsi del cane», scrive un utente; «ho un Bully ed è uno dei cani più affettuosi che conosca. Tutto quello che vuole fare è stare sul divano e farsi coccolare. È cieco da un occhio e ha paura della sua stessa ombra».

Se la ministra parlasse con gli etologi verrebbe a conoscenza del fatto che diversi studi hanno mostrato come la potenziale aggressività di un cane non dipenda dall’appartenere o meno ad una specifica razza, ma dall’ambiente in cui vive e dall'educazione che riceve, e di conseguenza capirebbe l’inutilità dell’abolizione di alcune di loro.

In Italia, per esempio, per la normativa vigente non esiste una black list di cani pericolosi, ma esistono soltanto cani di comprovata pericolosità per i quali si prevedono percorsi specifici e obblighi a carico del pet mate da assumere «a seguito di episodi di morsicatura, di aggressione o sulla base di altri criteri di rischio».

Con obblighi si intende, svolgere percorsi formativi, stipulare una polizza di assicurazione per i danni contro terzi causati dal proprio cane, applicare sempre guinzaglio e museruola al  cane, quando si trova in aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico. Insomma, una normativa decisamente più adeguata ed equilibrata.

Solo conoscendo il proprio cane e il tipo di relazione che c'è con lui, infatti, si riducono gli incidenti, più o meno gravi. Per questo è importante essere al corrente che ci sono alcuni fattori che indicano, attenzione, non una pericolosità, ma una potenziale pericolosità dell'animale, ed è per questo che è importante avere la capacità di leggere la sua comunicazione che essendo molto diversa dalla nostra, può far sfuggire segnali fondamentali ad evitare tragedie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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