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16 Luglio 2021
12:58

Il valore educativo dei videogiochi: così Red Dead Redemption 2 insegna a riconoscere 200 specie di animali

Il videogioco Red Dead Redemption 2 della Rockstar Games mostra un'ecosistema in cui vivono più di 200 specie animali, insetti compresi. Un team di ricercatori della British Ecological Society ha effettuato un test su un test su quasi 590 persone di 55 nazionalità diverse. E' emerso che chi ha più conoscenza del mondo in cui si muove l'alter ego cowboy è anche più capace di riconoscere gli animali incontrati nella realtà.

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Si cacciano, si scuoiano, si vendono le pelli o si mangiano. Questo è il destino virtuale degli animali in Red Dead Redemption, sia nella prima versione che nella seconda di uno dei videogiochi più osannati nel mondo, vincitore di numerosi premi internazionali e capace di far immergere il giocatore nella vita di un cowboy, Arthur Morgan, un pistolero che fa parte della banda Van der Linde. Ma in una dimensione virtuale che potrebbe mostrare per un osservatore non attento il rapporto con gli altri esseri viventi solo come "oggetti" da cui trarre benefici, ovvero mettendo in evidenza la caccia come fonte di sopravvivenza e anche reddito, incredibilmente nella realtà questo videogioco ha favorito tantissimo la conoscenza degli animali.

Questo almeno è il risultato di uno studio condotto dalla British Ecological Society e pubblicato sul loro sito in cui si evidenzia che Red Dead Redemption II ha avuto un ruolo importantissimo nella sensibilizzazione dei giocatori sul rispetto delle altre specie, ben più di 200 quelle che si possono "incontrare" mentre si gioca, e sulla conoscenza delle stesse.

A condurre lo studio è stata un'antropologa, Sarah Crowley, esperta anche di scienza ambientale. La professoressa insegna all'Università di Exeter (in Gran Bretagna) e con l'aiuto del suo team ha effettuato un test su quasi 590 persone di 55 nazionalità diverse. Di questi 444 erano giocatori del secondo capitolo di Read Dead Redeption, uscito nel 2018 e ancora oggi tra i videogames più amati al mondo. Di tutte le persone coinvolte nello studio è emerso che chi ha appunto più conoscenza del mondo in cui si muove l'alter ego cowboy è anche più capace di riconoscere gli animali incontrati nella realtà. Le diverse specie sono state infatti mostrate a tutti in foto e l'insegnamento tratto dal videogioco ha generato anche a una maggiore sensibilità nei confronti degli animali grazie alla precisione con cui la Rockstar Games, l'azienda produttrice, ha messo nella descrizione delle diverse specie. Nel videogioco gli animali non sono stati creati solo in funzione della caccia, ma vivono in un habitat nel quale interagiscono con la natura, gli eventuali umani che incontrano e tra di loro. Ogni specie è "viva" nel virtuale in cui si manifesta secondo il proprio comportamento, nel pieno rispetto della sua etologia.

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«L'ambiente del gioco è più di uno sfondo – scrivono gli autori dello studio Edward J. Crowley, Matthew J. Silk e Sarah L. Crowley – Colpisce il rapporto tra Arthur e il suo cavallo che agisce come risorsa e antagonista e rende le interazioni in dettaglio (Holmes, 2019). Gli ecosistemi virtuali contengono un'abbondanza di fauna selvatica,  circa 200 specie che possono essere tutte "studiate", fotografate e cacciate per cibo o risorse, sebbene alcuni siano più comuni e accessibili di altri. Gli animali del gioco sono stati programmati per apparire e comportarsi in modo realistico, interagendo con il loro ambiente, le altre specie e il giocatore».

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Il team di ricercatori, in conclusione, ha così valutato dunque il videogioco in funzione del mondo animale e della relazione con gli esseri umani: «I nostri risultati indicano che, nonostante RDR2 non sia stato progettato come un gioco educativo, può comunque migliorare la capacità dei giocatori di identificare le specie nordamericane che presenta, sia per i giocatori in Nord America che per quelli di altre parti del mondo. Questo effetto è più evidente tra coloro che hanno giocato più di recente, hanno trascorso più tempo a giocare e hanno svolto il ruolo di "Naturalista online". I nostri risultati qualitativi, sebbene non statisticamente generalizzabili allo stesso modo dei risultati quantitativi, forniscono approfondimenti sulle esperienze di gioco dei giocatori e suggeriscono che oltre alle semplici abilità di identificazione visiva, l'ecologia virtuale di RDR2 ha indirettamente insegnato ai giocatori anche i suoni degli animali, comportamenti e habitat».

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