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3 Gennaio 2024
18:09

“Il ragazzo e l’airone”: il nuovo film di Miyazaki sorprende ancora per le sue tematiche ecologiste

L'ultimo film del regista giapponese ci consente di toccare ancora una volta il suo immaginario ambientalista, colmo di significati e di creature tra il fantastico e il reale.

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È uscito al cinema in Italia l'ultimo film di Hayao Miyazaki, l'ottantaduenne regista giapponese che nel 2003 vinse il premio Oscar per il miglior film di animazione con "La città incantata", ottenendo un consenso di critica e di pubblico senza precedenti. Anche questo nuovo film, intitolato "How do you live?" reso in italiano "Il ragazzo e l'airone", sembra essere destinato a divenire un successo, visto che nell'arco delle prime ore di programmazione nei cinema italiani ha ottenuto circa 800.000 euro d'incassi, mentre nel resto del mondo ha già raggiunto i 127 milioni di euro.

Atteso da oltre quattro anni e frutto di un lavoro meticoloso da parte dello Studio Ghibli, la casa di produzione giapponese fondata da Miyazaki con il suo collega Isao Takahata, questo film parla della formazione di un ragazzo, Mahito Maki, che dopo aver perso la madre durante la Seconda Guerra mondiale è costretto a trasferirsi dalla città alla campagna, per seguire il padre. Una circostanza che lo porterà a entrare in contatto con alcuni spiriti dai poteri paranormali e dalle forme animali. In questo articolo non vogliamo però descrivere la trama né recensire il film, ma vogliamo parlare della visione ecologista che Miyazaki ha costantemente inserito all'intero delle sue opere e che traspare in maniera potente anche in questo film, teoricamente l'ultimo della sua lunga carriera.

In "Il ragazzo e l'airone" torna il tema della natura, uno dei più cari a Miyazaki, seppur in maniera più sottile e arretrata rispetto a quanto visto in altre sue produzioni, come "La Principessa Mononoke" o "Nausicaä della Valle del vento". In quest'ultimo film la natura viene infatti rappresentata sia da alcuni personaggi secondari che dalla figura dell'airone, simbolo per antonomasia dei fiumi e delle aree umide del Giappone.

L'airone del film nasconde anche altri significati e non si limita a rappresentare la fragilità dell'ecosistema acquatico giapponese, oppresso negli anni 40 dalla Guerra e dallo sviluppo tecnologico.

È possibile dividere il lavoro di Miyazaki in questi anni in varie fasi, ma sono 4 le principali aree tematiche che da sempre contraddistinguono il suo impegno ambientalista, a cui si aggiungono alcuni punti – come la protezione e la difesa della fauna – che fanno parte dell'intreccio delle sue opere più importanti. Da qui in avanti andremo così a descrivere queste 4 aree tematiche, elencando i film in cui sono più presenti.

Terra

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Sigla giapponese dell’iconico cartone di Heidi, datato 1974

Le principali opere legate alla Terra, alla sua stabilità e alla sua notevole importanza, nei confronti della rigenerazione della vita, sono molto diverse fra di loro e fra queste è possibile inserire lo stesso "Il ragazzo e l'Airone" uscito recentemente, In questo film tale tema è infatti preponderante su tutto il resto della pellicola, tanto che alcuni critici hanno collegato questa particolare area tematica al desiderio di Miyazaki di comunicare allo spettatore un certo "realismo", che porta inevitabilmente a restare "con i piedi per terra", seppur la mente sia libera di esplorare il cielo con la fantasia.

Queste interpretazioni non sono però nuove per la produzione degli anime giapponesi. Basti pensare che negli anni 70, di seguito al successo del primo vero successo di Miyazaki, la serie televisiva a cartoni di Heidi, i critici giapponesi dell'epoca elogiarono la capacità dell'autore nel rappresentare un paesaggio alpino ostile, concreto, ricco di dettagli naturalistici e realistici.

Come in Heidi, anche "Il ragazzo e l'airone" consente di vivere questo realismo, solo che in questo secondo mondo immaginato da Miyazaki lo scenario è molto più oscuro e imprevedibile, poiché qui la tematica della terra e del suolo viene ripresa come simbolo di eterno e ciclico rinnovamento, che non a caso è molto presente ecologicamente parlando nelle aree umide del pianeta e nel concetto stesso di "humus", da cui derivano parole importanti per il film come "umile" e "uomo".

Alla tematica della terra si rifà anche il capolavoro del 1997, ovvero "Principessa Mononoke", un film ambientato nel tardo periodo Muromachi e che per molti nasconde il messaggio ecologista più profondo dell'opera Miyazakiana. In questo film infatti la protagonista che da il nome al titolo è in perfetta simbiosi con tutte le forme di vita della foresta e con il suo eterno ciclo di rigenerazione e il suo compito è quello di proteggerli dall'arrivo dell'uomo moderno, guerrafondaio, armato, interessato solo al progresso e all'estrazione dei beni materiali dal suolo.

In "Principessa Mononoke" inoltre Miyazaki ci racconta una leggenda tipica del folklore giapponese, che come il mito biblico della torre di Babele ci chiarisce come mai la nostra specie si è allontanata dal piano del creato. Secondo tale leggenda, c'è stato un tempo in cui gli uomini erano perfettamente in grado di parlare con gli animali, finché un giorno decisero di allontanarsi dalla foresta per raggiungere il mare e costruire città. Una condizioni che non solo li ha allontanati dalla loro vera natura, ma che li ha portati a bramare tutto ciò che è artificiale e a perdere la capacità di comunicare con le altre specie.

Le uniche creature in grado d'interagire positivamente con le altre forme di vita sono i giovani, un po' come capita a Mononoke o alla stessa Heidi. Se infatti la principessa della foresta è in grado di parlare con i lupi, i cinghiali e tutte le altre bestie del suo mondo fantasy, Heidi riesce a parlare con i suoi cani e le caprette, non come animali domestici ma come essere senzienti. Sono però davvero molti i riferimenti che si possono fare, nelle opere di Miyazaki, inerenti lo strano e magico rapporto che esiste fra i bambini – dotati dell'occhio dell'innocenza – e gli animali.

Acqua

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L'acqua è un altro importante argomento nelle opere del regista giapponese. Collegato al costante processo di rinnovamento e allo scorrere del tempo, Miyazaki ha da sempre cercato di rappresentare il mondo acquatico nei suoi film, seppur solo in "Ponyo" l'acqua sia divento l'elemento cardine della storia. Immaginando un intero film ambientato sotto il livello del mare, in "Ponyo" nel 2008 Miyazaki ha avuto infatti la possibilità di rappresentare su schermo numerose specie marine realmente presenti all'interno degli ecosistemi giapponesi, in molti casi a rischio estinzione per via dell'impatto dell'essere umano.

Come accade per la "Principessa Mononoke", la protagonista di Ponyo racchiude in sé tutte le caratteristiche dell'ultima paladina di un ecosistema che rischia di scomparire per colpa della bramosia dell'uomo.

In Ponyo la protagonista subisce una vera e propria trasformazione biologica, che ricorda molto il cammino evolutivo dei vertebrati terresti. All'inizio infatti Ponyo ricorda una sorta di pesciolino con il volto umano e il suo comportamento è equiparabile a quello di un animale acquatico. A poco a poco però cresce e sembra divenire un girino, un anfibio capace di respirare anche sopra il livello del mare, ma troppo debole per difendersi dalla presenza dei predatori. In questa fase quindi decide di nascondersi all'interno delle meduse, finché non diventa più grande ancora e assume i comportamenti dei rettili acquatici e infine di una vera creatura antropomorfa, legata all'acqua.

Indirettamente la tematica dell'acqua è presente anche all'interno di uno dei film più amati e più autobiografici dello studio Ghibli, "Il mio vicino Totoro". In una delle scene iniziali, infatti, le due protagoniste, trasferitesi in campagna per aiutare la madre malata a guarire dalla tubercolosi, fanno il primo incontro con il protettore della foresta – il Totoro del titolo – in una famosissima scena di pioggia scrosciante. Questa scena ha un duplice significato: da una parte le bambine hanno il cuore troppo innocente per lasciarsi intimorire dalla natura e dalla foresta, ma dall'altra parte la pioggia rappresenta il dolore di Miyazaki adulto nel disegnare quella scena.

Aria

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Inizio di Kiki– Consegne a domicilio

L'aria e i suoi abitanti sono probabilmente l'ambientazione preferite del maestro giapponese. L'aria rappresenta infatti la libertà, il superamento delle difficoltà, la possibilità di abbracciare la natura e i suoi ecosistemi dall'alto, il modo ingegnoso con cui gli esseri umani sono riusciti a staccarsi dal suolo ed essere "fratelli" degli uccelli e degli insetti, in un patto di vicendevole ammirazione. Questo tema è presente sia in "Porco rosso" del 1992 che in "Laputa – Il castello del cielo" del 1986, ma anche in "Kiki- Consegne a domicilio" e in "Il castello errante di Howl".

I due film però più importanti in cui il tema dell'aria risulta davvero fondamentale, per capire il messaggio ambientalista di Miyazaki sono la sua seconda opera cinematografica – Nausicaä della Valle del vento – del 1984,  e quello che si credeva il suo testamento artistico, "Si alza il vento", del 2013.

L'importanza di Nausicaä per la storia della cinematografia mondiale è senza pari. Uscito nei cinema giapponesi in un periodo in cui le pellicole animate venivano considerate prodotti di serie B, Miyazaki riformulò il concetto steso di prodotto d'animazione, creando un mondo post apocalittico in cui l'umanità andava in guerra contro la natura e l'inquinamento aveva preso il controllo dell'atmosfera.

In Nausicaä la protagonista cerca di salvare quel poco di vitale che è sopravvissuto sul suo pianeta, mentre l'aria tossica avvolge ogni ecosistema in una coltre mortifera che ricorda moltissimo una nube radioattiva. In questo film inoltre i volatili sono quasi completamente assenti, perché principali vittime della coltre di gas. Il volo con gli aerei non viene però condannato in questo film, visto che risulta l'unico mezzo per superare gli ostacoli presenti in superficie e per raggiungere il cuore nascosto delle cose.

In" Si alza in vento" invece Miyazaki mette in scena la vita di Jirō Horikoshi, ingegnere aeronautico giapponese realmente esistito, noto per aver progettato aerei durante la Seconda Guerra mondiale. Associato per sempre alla guerra, in realtà Horikoshi ambiva solamente ad esplorare il cielo, traendo ispirazione dagli uccelli per costruire i suoi aerei, finché non si rese conto che tutte le sue invenzioni sarebbero state rubate dal conflitto e distrutto le speranze di pace per il suo popolo.

In "Si alza il vento", gli aerei quindi prendono quota come dei veri e propri organismi e si sostituiscono agli uccelli durante il conflitto, seppur l'idea iniziale dei loro progettisti era quello di rendere sondabile l'inesplorabile e di abbracciare il creato dall'alto, per compiere scoperte da una visione più ampia.

Protezione della Natura

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In generale nelle opere di Miyazaki i protagonisti cercano sempre di proteggere la natura o di trarne ispirazione. Il progresso dell'uomo e le sue elevate capacità distruttive possono infatti annientare tutte le forme di vita sia tramite la tecnologia che con la guerra, andando ad alterare per sempre gli ecosistemi naturali.

Per questa ragione Miyazaki cerca sempre di immaginare mondi dove la natura è ancora fiorente o dove la guerra non riesce a sconfiggere la flora e la fauna, così che l'uomo possa riprendere sempre il contatto con la propria origine.

Proteggere la natura rende inoltre le società umane molto più decorose e sostenibili, riducendo infatti l'impatto dell'inquinamento. Questo lo si può osservare anche all'interno del film "La città incantata", dove un personaggio rappresenta la bramosia da consumismo che distrugge tutto ciò che tocca.

Simbolo della bramosia e della conquista della natura da parte dell'uomo è il fuoco, che può essere sia uno strumento positivo che una vera e propria arma di guerra. Il mezzo più efficace che ha l'uomo per porre tutte le altre creature sotto il suo controllo e volere.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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