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15 Dicembre 2022
14:57

Annunciato un nuovo lavoro dello Studio Ghibli “How do you live?”, dai creatori che hanno reso famosi i Kodama

Il prossimo 14 luglio 2023 nelle sale giapponesi uscirà il nuovo capolavoro firmato Studio Ghibli e diretto dal maestro Hayao Miyazaki, lo stesso che ha sapientemente disegnato nell'opera "La Principessa Mononoke" i Kodama, spiritelli che hanno ispirato il nome stesso del nostro magazine.

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Questa volta non saremo immersi in una fonte d'acqua purificante in una foresta giapponese del 1300, né tantomeno sentiremo il vento soffiare nei nostri capelli sorvolando il mare a bordo di un idrovolante. Il nuovo lavoro d'animazione dello Studio Ghibli si chiamerà "How do you live?", uscirà in Giappone il 14 luglio del prossimo anno e sarà, purtroppo, uno degli ultimi film del maestro Hayao Miyazaki che ha annunciato di voler trasmettere un ultimo messaggio a suo nipote con quest'opera prima del suo pensionamento.

La delicata narrativa di Miyazaki non solo lo ha reso l'esponente dell'animazione giapponese più conosciuto all'estero, ma ha plasmato la sensibilità di milioni di persone. Anche noi di Kodami siamo molto legati alle sue opere, in particolare a "Principessa Mononoke" in cui compaiono i Kodama.  In redazione, infatti, ognuno di noi ha sempre davanti agli occhi un piccolo spirito benevole: la statuina di un Kodama poggiata sulla scrivania che ci ricorda quanto questo autore abbia fornito ulteriori elementi ispiratori durante i momenti iniziali del nostro viaggio in cui pensavamo come avremmo voluto chiamare il nostro magazine.

Dunque, ancora una volta il maestro dell'animazione giapponese ci permetterà di immergerci in atmosfere sognanti dal forte simbolismo, ma questa volta non dovremmo viaggiare troppo con la fantasia. "How do you live?", infatti, racconta una storia di vita vera, le sfide di un ragazzo che affronta l'adolescenza e il dubbio esistenziale di quale tipo di persona potrà diventare.

Di cosa parlerà l'ultimo film dello Studio Ghibli How do you live?

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La storia è tratta da un omonimo romanzo giapponese del 1937 di Yoshino Genzaburō ed è considerato uno dei romanzi di formazione più importanti della letteratura per ragazzi del paese.  Ha come protagonista Junichi Honda, uno studente di quindici anni conosciuto con il soprannome di Koperu, nomignolo ispirato al un grande astronomo polacco Niccolò Copernico. Il Giappone degli anni 30 è dominato da una ferrea chiusura culturale che ancora oggi lascia i suoi strascichi nella nuova generazione di giovani giapponesi. Per questo motivo gli interessi del ragazzo sono principalmente legati a soddisfare pesanti standard imposti dalla società, andando bene a scuola e aiutando la madre in casa.

Koperu è atletico, un grande studioso e molto popolare a scuola, uno studente modello insomma. Il padre, dirigente di banca, morì quando era giovane motivo per cui le uniche figure di riferimento della sua famiglia sono la madre e lo zio. Quest'ultimo sta scrivendo un diario che racchiude tutte le interazioni con il suo amato nipote: ogni dialogo e ogni esperienza condivisa viene scritta e accompagnata da riflessioni personali con l'intento di essere poi tramandato a Koperu un giorno. La narrazione tra la vita quotidiana del giovane e la lettura delle parti del diario dello zio offrono allo spettatore uno spaccato eccezionale della società giapponese dell'epoca e riflessioni su temi importanti come l'etica, la relazione fra le persone, la struttura della società e molto altro.

«Come Copernico potete pensare che la nostra Terra si muova come uno degli altri corpi celesti nel vasto universo – Scrive sul diario lo zio di Koperu – Oppure che la nostra Terra sia seduta ferma al centro dell'universo. In realtà, queste due idee non riguardano solo l'astronomia. Finirà come al solito, anche quando si pensa al mondo e alla vita». Un parallelismo, quello fra la figura dello scettico Copernico e Koperu, che mostra come lo scrittore Genzaburō abbia un dono importante per tutti i ragazzi e le ragazze che passano per la delicata fase dell'adolescenza: l'importanza di essere curiosi e mettersi sempre in gioco.

Senza entrare troppo nel dettaglio, quindi, "How do you live?", tradotto in italiano "Come si vive?", è una domanda alla quale non solo Koperu dovrà rispondere alla fine della storia, ma anche lo spettatore. La stessa domanda che, probabilmente, il maestro Miyazaki vuole fare a suo nipote e che anche noi, futuri spettatori del film, facciamo nostra.

La sensibilità narrativa di Hayao Miyazaki e l'attenzione all'ambiente

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Quella fra Italia e Giappone è una distanza di 10 mila chilometri che è stata colmata dalla curiosità nei confronti di una cultura che fin dall'antichità conserva elementi del suo profondo contatto con la natura. A rendere più vicino ancora l'interesse per il Sol Levante in Occidente è stato proprio Hayao Miyazaki e il suo Studio Ghibli che non smette mai di rilanciare un messaggio profondamente pacifista e ambientalista in ogni goccia d'inchiostro sul foglio. Con ogni pennellata, digitale o reale che sia, Miyazaki dipinge il manifesto di un epoca in cui la follia umana, con la perdita di biodiversità, il riscaldamento globale e la guerra sta distruggendo il mondo.

In particolar modo il messaggio a favore della natura si leva alto grazie a una trilogia di film che in ogni modo cercano di mostrare quali potrebbero essere gli effetti della sconsideratezza umana se si continuasse a inquinare e distruggere la natura: La città incantata, Principessa Mononoke e Nausicaa della Valle del vento. Nel primo, sicuramente il più famoso, i temi dell'avidità dell'essere umano e dell'attenzione alla tradizione si legano inscindibilmente a quello dell'ecologismo, in particolare nella scena in cui Chiyo e Rin liberano la divinità fluviale dall'inquinamento, un ammasso di fango fetido che, una volta pulito, rilascerà un vero e proprio fiume di rifiuti.

Un altro film dalla straordinaria sensibilità ecologista è Principessa Mononoke, in cui si racconta la storia di Ashitaka, un giovane che viaggia verso ovest in cerca di aiuto e trova San, cresciuta dai lupi, impegnata in una guerra con il villaggio minerario che sta devastando la foresta circostante. Ancora una volta la vera protagonista è l'avidità umana che arraffa senza ritegno tutto quello che la circonda pensando che il mondo intero sia proprietà dell'uomo. Eppure sia "La città incantata" che "Principessa Mononoke" presentano finali in cui è la speranza a prevalere. Terminata la visione di questi capolavori la prospettiva che si para dinanzi a noi è solida e concreta: una convivenza tra uomini e animali è realmente possibile. 

Da Kodama a Kodami

Un anno piuttosto turbolento il 2020, fatto di lunghe pause, ripensamenti e stravolgimenti della propria routine, ma non solo. In quell'anno nasce il nostro magazine e proprio come nelle più classiche delle avventure facciamo le valigie e saliamo a bordo di un vascello carichi di speranza. Tutto è pronto alla partenza, manca solo una cosa: come chiamiamo la nave che ci accompagnerà in questo «viaggio nelle Vite che abitano il mondo, tra animali umani e non, per conoscersi e convivere»?

Ecco dunque la necessità simbolica e concreta di un nome legato indissolubilmente alla natura e subito ci viene in soccorso la tradizione nipponica. Secondo la cultura giapponese tradizionale, infatti, esistono degli spiriti dei boschi che proteggono gli abitanti della Natura: sono lì, ognuno ha il suo albero, e dalla loro prospettiva particolare hanno visto il mondo trasformarsi nel tempo e purtroppo non sempre in qualcosa di buono e purtroppo sempre a causa dell'uomo: sono i Kodama.

Fu proprio Miyazaki stesso a renderli celebri nel 97 grazie al film La Principessa Mononoke disegnandoli con un corpicino bianco, il viso allungato con gli occhi grandi e un puntino al posto della bocca. Kodama e Kodami, però, non sono la stessa cosa. Da un lato abbiamo viaggiato nel mondo dell'astratto e della rappresentazione artistica, dall'altro la volontà di chi vuole realmente mettere in pratica quei valori. Ecco allora che abbiamo tolto la A finale di Kodama e l'abbiamo sostituita con una I per dare un nome al nostro progetto: Kodami.

Questo semplice cambio ha trasformato e reso nostro il messaggio che ancora oggi, con ancora più forza e decisione, vogliamo dare ogni giorno con il nostro magazine: KODAMI è diventato così una parola nuova che una volta pronunciata ricorda la coda e l'amicizia e, in fondo, semplicemente si trasforma in relazione.

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