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26 Gennaio 2024
18:31

Il cervello dei topi si è evoluto per riconoscere i bulli

I topi sembrano imparare ad allontanarsi dai loro aggressori, associando l'odore dei bulli al ricordo del dolore tramite il rilascio di ossitocina.

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Le società animali sono talvolta molto simili a quella umane, tanto che alcuni mammiferi devono affrontare gli stessi problemi che affrontiamo noi. Ad affermarlo è un altro, nuovo studio pubblicato su Nature che ha approfondito la vita sociale dei topi e il meccanismo che applicano per allontanarsi dai bulli.

Se un topo, infatti, viene attaccato senza motivo da altri componenti del suo gruppo,  può decidere di allontanarsi da questi esemplari anche per settimane, correlando il comportamento violento ad un potenziale pericolo per la salute e alla possibilità che questi soggetti possano aggredire nuovamente, senza una motivazione razionale.

A scoprire questo fenomeno di evitamento sono stati dei ricercatori della New York University che hanno anche osservato un'intesa attività dell'ipotalamo di questi animali quando si allontanavano volontariamente dagli esemplari che li avevano aggrediti. L'ipotalamo è un struttura del sistema centrale, posta tra i due emisferi, che già da diverso tempo è associata agli studi sullo stress e del comportamento animale, anche se fa principalmente parte del sistema che regola il metabolismo e la termoregolazione di un organismo.

Secondo i ricercatori, questo atteggiamento contro i bulli potrebbe essere anche presente in altre specie, tra cui la nostra, oltre che portare a nuovi trattamenti per disturbi complessi come l'autismo, l'ansia e l'iperattività nel caso in cui i risultati degli esperimenti compiuti sui topi si osservino anche negli esseri umani.

Come fanno però questi roditori ad associare l'esperienza negativa dell'essere bullizzati con il potenziale comportamento futuro di chi li ha trattati male?

Secondo Takuya Osakada, uno dei principali autori dello studio, i topi aggrediti improvvisamente producono una speciale sostanza, l'ossitocina, un neurotrasmettitore che di solito viene rilasciato durante le esperienze piacevoli. Tuttavia in questo caso l'ossitocina viene rilasciata durante il combattimento e fa parte del segnale di pericolo che permette all'aggredito di legare il ricordo del dolore all'odore dell'avversario. Così facendo riconoscerà da lì in avanti l'odore del bullo, allontanandosene da esso finché il ricordo non si dimostrerà molto affievolito.

«I nostri risultati forniscono nuove informazioni su come l'ossitocina all'interno dell'ipotalamo guida l'apprendimento da esperienze sociali traumatiche – ha spiegato Osakada. – Mentre l'ormone è spesso associato a comportamenti positivi come l'accudimento o al sesso, il nostro studio evidenzia il suo ruolo chiave anche nel conflitto sociale».

Sfortunatamente, per ottenere questi risultati, gli scienziati newyorkesi hanno dovuto compiere diversi esperimenti sociali con i topi, non considerati etici da diversi gruppi animalisti che lottano contro la sperimentazione animale. Gli scienziati hanno infatti seguito i topi mentre combattevano l'un l'altro, identificando i soggetti più deboli come quelli che potevano diventare più bullizzati. Oltre questo, hanno anche favorito gli scontri, prelevando ogni qual volta l'aggredito per misurargli i livelli di stress, tramite l'analisi delle quantità di ossitocina che venivano rilasciati dopo ciascun scontro.

Per individuare poi i neuroni che rilasciavano l'ossitocina nell'ipotalamo, gli scienziati hanno anche compiuto diversi esperimenti di manipolazione e registrazione funzionale, dove andavano ad alterare geneticamente i recettori di questo neurotrasmettitore. Una pratica che sottopone i topi alla trasformazione morfologica e chimica del loro stesso cervello.

Per questa ragione gli animalisti si dichiarano contrari all'utilizzo di queste pratiche nei laboratori di medicina di tutto il mondo. Per quanto sia importante capire come i topi riescano a sviluppare un rapido apprendimento sociale, causato dalla sconfitta, che gli permette di fuggire dall'aggressività dei propri conspecifici, la crudeltà di questi esperimenti li sottopone a una sottile forma di tortura che sembra peggiore dello stesso comportamento dei bulli.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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