episodio 1

Tardigradi, gli orsetti d’acqua che sopravvivono perfino nello spazio

Noti come "orsetti d'acqua", i tardigradi sono animali minuscoli e incredibilmente resistenti. Con otto zampe e una bocca a "aspirapolvere," sopravvivono a temperature estreme, pressioni forti e radiazioni. Un esperimento li ha persino esposti allo spazio.

10 Novembre 2023
20:00
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I tardigradi, detti anche "orsetti d'acqua, sono creature minuscole, appena visibili all'occhio umano. Hanno otto zampe munite di artigli e misurano in genere tra 0,1 e 0,2 mm. Vivono in vari ambienti, dall'acqua del mare ai muschi sulla terraferma. Scoperti alla fine del 1700, il loro nome, coniato dal fisiologo italiano Lazzaro Spallanzani, significa "animali lenti a camminare".

I tardigradi sono famosi per la loro straordinaria capacità di sopravvivere alle condizioni più estreme. Tra le loro caratteristiche più strane c’è sicuramente la bocca, che sembra una specie di aspirapolvere: all’interno ci sono due aculei che usano per bucare la preda e poi, con la bocca-aspirapolvere, succhiano il nutrimento da cellule vegetali di piante, alghe o muschi o anche di piccoli organismi come vermi e funghi e, se serve, anche di altri tardigradi. Se faticano a procurarsi cibo, alcune specie possono infatti diventare cannibali.

Come fanno i tardigradi a sopravvivere a tutto

Attraverso un meccanismo di difesa chiamato criptobiosi, i tardigradi riescono a resistere a temperature estreme e pressioni intense. Quando minacciati, si  "appallottolano" sopravvivendo a pericoli imminenti. Durante la criptobiosi, riescono a rimanere appallottolati, disidratati, per periodi anche decennali, grazie a proteine speciali che proteggono le cellule dalla distruzione.

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Il trucco di magia della criptobiosi funziona così: se per esempio non c’è più acqua intorno al tardigrado, lui avverte il pericolo e si appallottola. Per farlo, l’animale spreme fuori dal corpo quasi tutta l’acqua che ha al suo interno e arresta il proprio metabolismo. Semplificando molto, noi e qualsiasi organismo vivente moriamo senz’acqua perché le cellule si seccano e si distruggono collassando su loro stesse. Durante la criptobiosi invece, i tardigradi (grazie a delle proteine possedute unicamente da loro), riescono a riempire le cellule di una gelatina che, indurendosi, impedisce  a strutture intra-cellulari, come mitocondri o DNA, di scontrarsi tra loro e distruggersi a vicenda. In questo modo la struttura della cellula viene preservata.

La criptobiosi non è un letargo

La criptobiosi non va confusa con una specie di letargo: il letargo fa parte della vita di un animale e non ferma l’invecchiamento, mentre la criptobiosi è una risposta a uno stimolo esterno e mette proprio in pausa la vita del tardigrado, in attesa di condizioni migliori. Infatti, senza ricorrere a questa strategia, che potrebbe anche non essere mai necessaria, i tardigradi vivono da una manciata di mesi a 1 o 2 anni. Ma in questa forma appallottolata possono restarci anche per decenni, per poi riprendere normalmente la propria vita una volta tornati allo stadio normale.

Detto questo, è vero che sono molto più resistenti degli altri animali, ma non sono indistruttibili. Per esempio, possono sopravvivere meno di un giorno a una temperatura vicina allo 0 assoluto e muoiono dopo dieci minuti a una temperatura di 150° – che, comunque, è incredibile se paragonato a qualsiasi altro animale. A volte se la vedono brutta anche per difficoltà meno spettacolari: possono infatti restare intrappolati nella bava delle lumache, che alcune specie di tardigrado sfruttano per spostarsi da un posto all’altro.

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Oltre a essere super-resistenti, i tardigradi sono anche in circolazione da un’infinità di tempo. Per ora abbiamo trovato solo tre fossili di tardigrado, che risalgono rispettivamente a circa 16, 78 e 90 milioni di anni fa – i tardigradi infatti si fossilizzano di rado e per questo è difficile trovarne. Gli studiosi però ipotizzano che questi animali siano molto più antichi: studiando il loro DNA e confrontandolo con quello di altri animali, hanno ipotizzato che i tardigradi siano comparsi circa 500 milioni di anni fa, durante il Paleozoico, cioè quando iniziarono a comparire animali più complessi come pesci e insetti. Attraverso le ere geologiche, hanno ben presto dimostrato di avere un’incredibile resistenza, sopravvivendo a eventi catastrofici come quelli che hanno sterminato per esempio i dinosauri e cioè: ere glaciali, caduta di meteoriti o ripetute eruzioni vulcaniche.

Come fanno i tardigradi a sopravvivere nello spazio

Nel 2007, tramite un progetto dell’Agenzia Spaziale Europea, dei tardigradi sono stati esposti alle radiazioni solari per più di dieci giorni. Una volta tornati sulla terra, la maggioranza di loro è sopravvissuta, continuando normalmente la propria vita. Considerando che la radiazione ultravioletta nello spazio è mille volte più forte che sulla Terra, ci si chiede come abbiano fatto i tardigradi a sopravvivere. Degli scienziati dell’Università della California hanno scoperto che il loro DNA, quando esposto a radiazioni, viene protetto da una proteina, che anche in questo caso si trova solo nei tardigradi, detta Damage suppressor o Dsup: una sorta di scudo che evita che il DNA venga danneggiato dalle radiazioni.

I tardigradi infatti resistono mille volte di più alle radiazioni rispetto a noi. Questa proteina, e la criptobiosi, sono gli strumenti che hanno permesso loro di resistere non solo alle radiazioni, ma anche al freddo estremo e all’assenza di aria nello spazio. Probabilmente i tardigradi non avrebbero manifestato un desiderio ardente di esplorare lo spazio aperto, e sarebbe preferibile evitare di sottoporre tali creature a stress eccessivo solamente per scopi scientifici.

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Parlando di esperimenti un po’ estremi: per mettere alla prova la teoria che i tardigradi potrebbero colonizzare altri pianeti viaggiando su un meteorite, due ricercatori dell’Università del Kent hanno fatto viaggiare su un proiettile dei tardigradi in criptobiosi, appallottolati insomma, a velocità tra i 2000 e i 3600 km/h. I risultati delle ricerche hanno dimostrato che sì, i tardigradi in criptobiosi sopravvivono anche a pressioni molto elevate, ma fino a un certo punto: non sono infatti riusciti a resistere a velocità superiori ai 3000 km/h.

Se consideriamo l’impatto di un asteroide, la velocità raggiunta sarebbe anche maggiore, quindi l’ipotesi che i tardigradi possano effettivamente colonizzare altri pianeti è piuttosto improbabile: l’impatto sarebbe fatale e poi, anche se possono sopravvivere nello spazio, non ci riuscirebbero certo per la durata di un viaggio interplanetario.

Nonostante la straordinaria resistenza dei tardigradi, il motivo di queste capacità rimane in gran parte sconosciuto. La loro storia evolutiva è difficile da tracciare a causa della scarsità di fossili, e gli scienziati stanno solo ora iniziando a comprendere appieno queste creature uniche.

I tardigradi, con la loro resistenza eccezionale, sono davvero dei campioni di sopravvivenza. Mentre continuano a sfidare la logica scientifica, il mistero che avvolge le loro capacità apre la strada a nuove e affascinanti scoperte.

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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