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I lemming e la storia del suicidio in massa dalle scogliere

Come mai si dice che i lemming si suicidano in massa? Cosa c'è di vero in questa storia resa celebre da un famosissimo documentario Disney? Ve lo spieghiamo in questo articolo.

28 Novembre 2023
13:04
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Una delle più famose e durature false credenze sugli animali ha come protagonisti dei piccoli e paffuti roditori artici e le loro presunte manie suicide: i lemming. La storia narra infatti che i piccoli lemming saltino deliberatamente verso la morte, compiendo una sorta di suicidio di massa periodico dove centinaia di individui si tolgono la vita gettandosi da scogliere e dirupi. Si tratta in realtà solo di un mito, un vero e proprio malinteso che però ha resistito per lungo tempo e che è stato anche alimentato e sfruttato nientemeno che dalla Disney. Ma come nasce? E cosa fanno i realtà i lemming?

Chi sono i lemming

I lemming sono i roditori della tundra artica per eccellenza. Esistono ben 19 specie comunemente chiamate così e appartenenti anche a generi diversi, come Dicrostonyx e Lemmus. Sono piccoli roditori molto simili a criceti, arrotondati e dall'aspetto paffuto, adattamenti che aiutano questi piccoli mammiferi a sopravvivere al gelo del circolo polare artico. Vivono in intricate reti di tunnel scavati nel terreno e sotto la neve, da cui si rifugiano dai predatori, che purtroppo per loro sono davvero tanti.

I lemming sono infatti il piatto base per la maggior parte dei mammiferi carnivori e degli uccelli rapaci della tundra. Anche perché sono molto numerosi e si riproducono rapidamente con periodiche esplosioni demografiche che sono alla base della leggenda metropolitana sul suicidio in massa, ma ci arriviamo con calma. Il malinteso sui lemming che si lanciano dalle scogliere nasce infatti da molto lontano e non dal famoso documentario White Wilderness del 1958 prodotto dalla Disney come molti erroneamente riportano, che comunque gioca però un ruolo chiave in questa storia.

Come nasce la storia del suicidio di massa

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Una vignetta realizzata da Gerhard Mester che raffigura il suicidio in massa. Immagine da Wikimedia Commons

I primi racconti sui lemming che cadono misteriosamente dal cielo risalgono in realtà già al 1500, ma fu tuttavia all'inizio del 1900 che cominciò a prendere l'ormai nota forma di leggenda sul suicidio di massa. Il mito così come lo conosciamo ancora oggi iniziò infatti a girare in alcuni libri, fumetti e testi enciclopedici per bambini, ma ebbe poi risonanza mondiale e massima diffusione nel 1958. La Walt Disney Company pubblica infatti un noto documentario, che vince persino il Premio Oscar, chiamato Artico Selvaggio (in lingua originale White Wilderness).

In alcune scene finali del documentario si vedono i lemming ammassati pericolosamente sul bordo di una scogliera. Accompagnati da musiche drammatiche e dal racconto struggente del narratore (Winston Hibler) i roditori iniziano improvvisamente a lanciarsi dalla scogliera senza apparenti motivi, suggerendo al pubblico (senza però dirlo deliberatamente) che questi animali tentassero il suicidio in gruppo, consolidando una volta per tutte l'ormai famosa leggenda. Le immagini dell'epoca parlavano chiaro, era stata finalmente mostrata la prova definitiva che confermava questo assurdo comportamento. Peccato però che si trattava solamente di una messa in scena.

L'inganno del documentario Disney

Il misfatto venne però alla luce solo nel 1982, grazie a un'indagine condotta per la realizzazione di un documentario sulla crudeltà verso gli animali chiamato Cruel Camera. Grazie a questo documentario si scoprì infatti non solo che l'intera scena era falsa, ma che non fu nemmeno girata in Alaska, come invece affermato dal narratore. Le acque in cui i roditori si stavano lanciando non erano infatti quelle dell'oceano artico, ma quelle del fiume Bow, in Alberta, dove tra l'altro non ci sono lemming. L'intera sequenza di immagine era stata quindi completamente ricostruita, in modo tremendamente crudele, anche se ispirata a credenze all'epoca ritenute valide.

I lemming furono infatti acquistati e portati lì di proposito, per poi essere ammassati deliberatamente sul bordo del precipizio per girare la scena. Successivamente, furono infatti spaventati e spinti verso il baratro per realizzare le ormai famigerate e crudeli riprese che hanno consolidato questo mito fino a oggi. Il fotografo naturalista e regista James R. Simon fu considerato il responsabile principale di questa scena e secondo la Disney, che finanziò il progetto, agì in totale autonomia, senza mai comunicare le sue intenzioni o chiedere l'approvazione per le riprese agli studios.

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Cosa fanno davvero i lemming

Come detto, questa bufala ha però radici molto più antiche e profonde del famoso documentario della Disney che – come spesso accade – sono frutto in realtà di una cattiva interpretazione di fenomeni e comportamenti naturali. Come molti altri piccoli roditori, i lemming hanno una vita breve e si riproducono molto rapidamente, con periodiche – e per certi versi ancora misteriose – esplosioni demografiche influenzate probabilmente da vari fattori ciclici come le temperature, il numero dei predatori o la disponibilità eccessiva di risorse in quella determinata stagione.

Di fatto, quando le popolazioni si riproducono vertiginosamente, alcune specie di lemming si disperdono in cerca di nuovi territori e risorse, compiendo delle vere e proprie migrazioni di massa. Spinti da irrefrenabili pulsioni biologiche, si muovono in gruppo, spostandosi uno dietro l'altro a volte, purtroppo, sbagliano strada. Può infatti capitare che i piccoli mammiferi si ritrovino improvvisamente davanti un ostacolo difficile da superare, come appunto una scogliera o uno strapiombo. Sono poi la ressa e gli inevitabili tamponamenti degli individui che stanno in coda a fare il resto, causando talvolta fatali e inesorabili incidenti.

Nasce quindi da qui e dalle cicliche esplosioni demografiche dei lemming questo enorme malinteso, a cui purtroppo ancora oggi qualcuno tende erroneamente ancora a credere.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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