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7 Aprile 2023
13:55

I giovani sanno meglio come rispondere al proprio cane

Secondo un recente studio sono soprattutto i giovani umani di riferimento a reagire in maniera positiva quando l'animale si "comporta male" grazie a meccanismi di coping proattivo.

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Secondo un recente studio la gravità dei problemi comportamentali di un cane è direttamente proporzionale alla forza emotiva delle risposte degli esseri umani e il 90% dei cani mostrano comportamenti considerati indesiderati dai loro umani di riferimento. Parliamo di dinamiche comuni che si presentano nel rapporto uomo-animale, ma di cui si sa poco quando a essere coinvolti sono i più giovani.

Per questo un team di scienziati della Brock University, a St. Catharines in Canada, ha intervistato ragazzi e ragazze di età compresa tra i 17 e i 26 anni che hanno un rapporto con un cane e i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Human-Animal Interactions. Lo scopo dei ricercatori era determinare le loro strategie di coping in risposta a quello che ragazze e ragazzi percepivano come un cattivo comportamento del cane.

Con "coping" si intendono una serie di comportamenti messi in atto dagli individui per cercare di tenere sotto controllo, affrontare o minimizzare conflitti e situazioni stressanti. Per questa ragione, in psicologia si parla più precisamente di "strategie di coping" con riferimento, appunto, non solo a un singolo comportamento di risposta, ma a un complesso di meccanismi adattativi.

Nello studio dei ricercatori canadesi i conflitti e le situazioni stressanti prese in considerazione riguardavano principalmente l'abbaiare occasionale e persistente dei cani e, in casi estremi, l'essere aggressivi verso altri cani e persone.

Grazie all'intervista gli studiosi hanno scoperto che nel complesso i giovani in casi del genere preferiscono reagire con stili di "coping proattivi". In poche parole si tratta di quelle strategie e comportamenti messi in pratica per anticipare e reagire a un fattore di stress futuro nel tentativo di scongiurarne l'insorgenza o comunque limitarne l'incidenza sulla propria vita. Questo tipo di coping, quindi, si basa sulla capacità dell'individuo di percepire in maniera anticipata come si manifesterà e come evolverà un determinato evento stressante e ciò sottintende una buona conoscenza dell'etologia dell'animale con cui si condivide la propria vita.

Insomma, uno studio che offre ulteriori strumenti a chiunque voglia provare a relazionarsi in maniera diversa con il proprio compagno animale senza andare a intaccare l'unicità del legame che un animale può creare con ogni essere umano. Il rapporto che si forma con un cane, infatti, è intimo e personale, ma è chiara esperienza di tutti come non sempre ci si trovi sulla stessa lunghezza d'onda. A volte gli esseri umani percepiscono che il cane si stia comportando in modo indesiderato e può rispondere tali manifestazioni in maniera positiva o negativa.

I ricercatori sostengono che aumentare la nostra comprensione dei meccanismi di coping in risposta a un comportamento che percepiamo scorretto è molto importante e i giovani potrebbero essere la chiave. Esplorare come i giovani gestiscono le situazioni di stress con i loro cani, infatti, potrebbe aiutare a chiarire se lo stile di coping proattivo può realmente diminuire la probabilità di sperimentare stress durante le interazioni da entrambe le parti.

A tal riguardo gli studiosi affermano: «C'è una mancanza di studi qualitativi sulle potenziali applicazioni degli stili di coping con i propri animali domestici. Questo studio affronta il divario nella letteratura esaminando i collegamenti e le somiglianze tra gli stili di coping dei giovani verso i loro cani e verso le persone emotivamente vicine a loro».

Un fattore interessante che sottolineano gli studiosi riguarda anche la percezione del comportamento del proprio cane da parte dei giovami umani di riferimento: quando descrivevano un comportamento negativo il più delle volte non era rivolto a loro, ma nei confronti di un altro animale o essere umano. Al contrario, come spiegano i ricercatori, più si va avanti con l'età e più si tende a visualizzare i comportamenti negativi del proprio cane indirizzati più a sé stessi che agli altri.

«È possibile che nessuno dei partecipanti a questo studio abbia rivelato un grave disagio con i problemi comportamentali del loro cane perché hanno imparato nuove strategie di coping nel tempo – concludono gli autori – Pertanto, gli studi futuri potrebbero esplorare se è la quantità di tempo speso con il proprio animale a influenzare principalmente la capacità dei giovani di gestire situazioni difficili con i loro cani».

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