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21 Febbraio 2023
11:04

I gatti sentono le malattie?

A oggi non esistono studi che confermino se i gatti sono in grado di sentire le malattie come fanno invece i cani, ma alcune ricerche hanno dimostrato che sono sensibili alle emozioni trasmesse dagli umani di riferimento.

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La capacità di alcuni animali di “sentire” le malattie degli umani è da tempo oggetto di studio da parte degli esperti. È stato dimostrato che i cani sono in grado di fiutare le patologie – in particolare malattie infettive e tumori – grazie alla “firma odorosa” che queste emettono e ci si è domandato se anche i gatti siano in grado di fare la stessa cosa, e cioè di sentire le malattie. Una domanda che a oggi però non ha una risposta certa.

Non esistono, infatti, studi che confermino che i gatti possano fiutare le malattie. Addestrarli per farlo in modo affidabile e ripetibile, come accade per i cani, non è facile, soprattutto perché i gatti tollerano molto meno dei cani di essere spostati, di trovarsi in ambienti nuovi e di interagire con persone che non conoscono: il lavoro in laboratorio, e lo studio delle loro capacità in questo senso, diventa con loro estremamente difficile. Non è possibile dunque avere conferme scientifiche in tal senso, anche se esistono studi che affrontano la capacità dei gatti di percepire le emozioni umane.

I gatti sentono le malattie o le emozioni umane?

Uno studio di alcuni ricercatori della Oakland University pubblicato su Animal Cognition, in particolare, è partito dall’assunto che la capacità dei cani di seguire e prestare attenzione alle espressioni emotive umane è ormai ben documentata, mentre non è noto se i gatti possiedano capacità simili. I ricercatori si sono quindi concentrati sull’influenza che i processi di domesticazione hanno avuto sulla capacità di riconoscere segnali comunicativi umani, tra cui appunto le emozioni, e sono stati condotti due esperimenti per determinare quanto i gatti domestici riescano a riconoscere e distinguere i segnali emotivi umani.

Nel corso del primo esperimento, i ricercatori hanno presentato ai gatti segnali facciali e posturali di felicità e rabbia, sia da uno sconosciuto sia da un loro umano di riferimento, senza segnali vocali. Il secondo esperimento ha presentato ai gatti segnali vocali di emozione umana attraverso una conversazione caricata positivamente o negativamente, ancora una volta tra uno sconosciuto e un umano di riferimento. I gatti domestici si sono mostrati solo moderatamente sensibili alle emozioni, in particolare quando mostrate dal loro umano, suggerendo che una storia di interazione umana da sola potrebbe non essere sufficiente per modellare l’abilità di riconoscimento delle emozioni.

I gatti adattano il loro comportamento a quello degli umani

Un’altra ricerca ha invece dimostrato come i gatti siano in grado di adattare la loro reazione agli oggetti sulla base del parere – positivo o negativo – espresso dai loro umani di riferimento. In questo caso si tratta di una ricerca italiana condotta da alcuni studiosi del Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti, Sezione di Neuroscienze, dell’Università degli Studi di Milano: nel corso dell’esperimento, un gruppo di gatti ha osservato i rispettivi pet mate trasmettere un messaggio emotivo positivo, mentre un altro gruppo ha ricevuto un messaggio emotivo negativo.

Lo scopo era valutare se i gatti utilizzano le informazioni emotive fornite dai loro umani su un oggetto nuovo o sconosciuto per orientare il loro comportamento verso di esso, ed è emersa la presenza di riferimenti sociali, in termini di sguardo referenziale verso il pet mate (definito come il guardarlo immediatamente prima o dopo aver guardato l'oggetto), la regolazione comportamentale basata sul messaggio emotivo (positivo contro negativo) dell'umano (vocale e facciale), e il condizionamento osservativo che segue le azioni del pet mate verso l'oggetto. La maggior parte dei gatti, il 79%, ha mostrato uno sguardo referenziale tra l'umano di riferimento e l'oggetto, e in una certa misura ha cambiato il proprio comportamento in linea con il messaggio emotivo trasmesso dal pet mate stesso.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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