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30 Maggio 2022
17:03

Giudice sospende le corride a Città del Messico, è l’inizio della fine?

Nuovo colpo potenzialmente letale a queste manifestazioni che vengono difese dai sostenitori in quanto "tradizione": il 2 giugno la decisione finale, mentre l'amministrazione di Città del Messico spinge per una legge che vieti totalmente le corride.

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toro corrida spagna
Toro e torero nell’arena, in Spagna

Un giudice federale messicano ha imposto la sospensione di tutte le corride in Plaza Mexico, l’arena di Città del Messico in cui vengono organizzate i tradizionali – e ormai contestatissimi – combattimenti tra tori e toreri.

Il provvedimento di Jonathan Bass Herrera, primo giudice distrettuale in materia amministrativa, è arrivato venerdì con l’accoglimento di un ricorso promosso dall’associazione civile Justicia Justa, che ha definito «degradante e crudele» il trattamento riservato ai tori durante le corride.

Si tratta di un provvedimento che ha valenza provvisoria, ma che sino al 2 giugno, giornata in cui è prevista la sentenza, impedisce che vengano organizzate corride e congela quelle già in programma.

Città del Messico verso il divieto per le corride

Quando stabilito dal giudice accende un dibattito che in Messico va avanti ormai da alcuni mesi, e cioè sin da quando l’amministrazione locale di Città del Messico ha proposto di introdurre una legge che vieti le corride sul territorio, nonostante che il Paese mantenga una forte tradizione in questo senso e che Plaza Mexico sia la “plaza de toros” più grande al mondo, con una capienza di 50.000 persone. Le voci contrarie alla corrida, però, si levano sempre più alte ormai da tempo, e la convinzione che non sia affatto manifesto di tradizione, ma vera e propria tortura, è sempre più diffusa.

Dopo anni di provvedimenti e proposte congelate per mancato raggiungimento della maggioranza, alla fine del 2021 la Commissione per il benessere degli animali dell'assemblea di Città del Messico aveva già approvato in via preliminare una legge che vieta gli eventi pubblici «in cui gli animali sono soggetti a maltrattamenti e crudeltà che portano alla loro morte». Soddisfazione era stata espressa, ai tempi, da Jesús Sesma, portavoce del Partito dell'Ecologista Verde e presidente della Commissione, che aveva definito l’approvazione «un atto dovuto ai cittadini e alle persone che non sono d'accordo con la corrida. La decisione presa dalla Capitale fungerà da detonatore, e farà sì che altri congressi della Repubblica la vietino».

L’iter per l’approvazione della legge è rimasto da allora fermo, ma l’ingiunzione dei giorni scorsi dà un altro colpo potenzialmente letale alle corride messicane. La corrida è già vietata negli stati di Guerrero, Sonora, Coahuila e Quintana Roo, così come in alcuni comuni di Veracruz, Michoacán, nello Stato del Messico e Nuevo León, ma ci sono invece alcune zone come Hidalgo, Guanajuato, Zacatecas, Querétaro e Tlaxcala che hanno dichiarato la corrida patrimonio culturale immateriale, una decisione che non solo consente ma ne tutela la celebrazione, ne impedisce l'abolizione e costringe anche i governi statali a investirvi. E anche in Spagna, dove recentemente è stato riconosciuto lo status di esseri senzienti agli animali, la corrida continua a esistere.

Il Messico d’altronde è il secondo paese al mondo con il maggior numero di arene per corrida, 216, e tiene in media 800 eventi di questo genere l’anno: numeri che alimentano il business degli allevamenti di tori da combattimento e dà lavoro a moltissime persone. La spinta etica sembra però essere più forte, perché sempre più amministrazioni sono concordi nel ritenere la corrida una forma di tortura. Se l’ingiunzione diventasse definitiva tutte le corride in programma per la bella stagione verrebbero sospese, e un ulteriore passo avanti verrebbe fatto con l’approvazione della legge, che oltre a vietarne l’organizzazione comporterebbe multe fino a circa 210mila euro per chiunque «organizzi, diffonda o partecipi a corride di tori o spettacoli simili che implichino il maltrattamento degli animali».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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