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11 Dicembre 2023
16:38

Fitofarmaci nocivi per gli insetti impollinatori: «Le normative europee non li proteggono adeguatamente»

I fitofarmaci sono nocivi per gli insetti impollinatori. Necessari per la salute di alcune coltura, potrebbero portare conseguenze negative su altri esseri viventi e sull'ambiente. La normativa europea si espressa in merito al monitoraggio della commercializzazione dei pesticidi ma siamo ancora lontani dal creare un'agricoltura ecosostenibile.

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I fitofarmaci sono nocivi per gli insetti impollinatori: lo dimostra lo studio "Pesticide use negatively affects bumble bees across European landscapes" appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature. Dalla ricerca è evidente come l'inquinamento abbia un grave impatto sulle colonie di bombi e stia causando il declino delle popolazioni di questo cruciale impollinatore.

È risaputo che i fitofarmaci sono, in molti casi, indispensabili per proteggere organismi vegetali che fanno parte dell'alimentazione dell'essere umano ma le sostanze che contengono possono essere dannose per la salute umana, per gli altri esseri viventi e anche per l'ambiente circostante. Questo quanto emerge dal monitoraggio condotto dal Consorzio costituito da 42 partner tra cui enti di ricerca, università, associazioni di apicoltori e agricoltori, con il fondamentale  supporto del CREA, Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente, in 128 siti di otto paesi europei.

A tal proposito, sono stati fatti una serie di studi scientifici che hanno dimostrato quanto effettivamente l'utilizzo costante e sempre più eccessivo abbia una ricaduta negativa sugli animali che si nutrono proprio attraverso organismi vegetali. I primi bersagli nella fattispecie sono vespe, api, bombi e farfalle, ovvero gli insetti impollinatori.

Nell’ambito del progetto "PoshBee – Pan-European assessment, monitoring, and mitigation of Stressors on the Health of Bees" ("Monitoraggio europeo della salute delle api") è stata condotta la valutazione dei fattori di stress attraverso uno studio di campo a livello europeo con un focus su colza e meleti. Queste due colture, fonte di nutrimento per gli impollinatori, sono  particolarmente presenti in tutta Europa (annuale la prima e perenni i secondi) e sono sottoposte a differenti pressioni di parassiti e di fitofarmaci.

In ciascun sito, caratterizzato da diversa intensità agricola e uso del suolo, i ricercatori hanno posizionato tre colonie di Bombus terrestris per l’intero periodo della fioritura, per poi svolgere misurazioni sullo sviluppo e campionamenti per valutare la presenza di residui di fitofarmaci. I dati usati in questo studio riguardano lo sviluppo delle colonie in termini di peso e di presenza di bozzoli (nuovi individui) alla fine della fioritura, la presenza di residui di fitofarmaci nel polline stoccato nella colonia, la sua origine botanica e l’uso del suolo in un raggio di 3 km intorno al sito.

Dai risultati è emerso che i fitofarmaci in uso – regolarmente autorizzati – hanno avuto un effetto negativo sullo sviluppo e la riproduzione delle colonie di bombi. Il polline raccolto e immagazzinato dai bombi, infatti, è risultato contaminato. E’ stato calcolato, quindi, un indice di rischio sulla base della tossicità di tali sostanze e della loro concentrazione nel polline: 9 insetticidi sono risultati responsabili del 99% del rischio. Nonostante le normative europee impongano limiti all’uso dei fitofarmaci proprio per garantire che le perdite di individui nelle colonie di api mellifere (Apis mellifera) non superino il 10%, è stato riscontrato che più della metà delle colonie di bombi monitorate ha subito decremento di popolazione maggiore del 10%. Questi decrementi sono risultati esacerbati nei siti con agricoltura più intensiva.

«È evidente – ha spiegato Cecilia Costa, prima ricercatrice CREA Agricoltura e Ambiente, responsabile del progetto nel cui ambito è stato effettuato lo studio – che le attuali procedure di valutazione del rischio e le normative europee, tra le più severe al mondo, non riescano a proteggere adeguatamente gli organismi non bersaglio di fitofarmaci e siano insufficienti per realizzare un’agricoltura veramente sostenibile».

La normativa sulla commercializzazione dei fitosanitari

A livello europeo  la direttiva 91/414/CEE e le successive direttive comunitarie in materia di prodotti fitosanitari hanno definito procedure condivise affinché si possa avere un quadro comune in merito alle decisioni di  commercializzazione dei prodotti attraverso  l'introduzione di criteri comuni di valutazione del rischio.

Questa direttiva, recepita in Italia con il decreto legislativo 17 marzo 1995, n.194, ha introdotto un doppio sistema di valutazione e autorizzazione dei prodotti fitosanitari basato sulla definizione da parte della Commissione Europea (con il contributo degli Stati membri e dell'EFSA – Autorità europea per la sicurezza alimentare) di un "elenco positivo" di sostanze attive che possono essere utilizzate nei prodotti fitosanitari. L'autorizzazione dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive iscritte nell'elenco comunitario è demandata invece alle Autorità nazionali degli Stati membri.

La valutazione del rischio ambientale dei prodotti fitosanitari comporta l'esame delle modalità di distribuzione delle sostanze attive e dei loro prodotti di degradazione e/o metaboliti nei diversi comparti ambientali ed una valutazione dei danni che tali preparati possono determinare sulle popolazioni animali e vegetali "non-bersaglio" tra cui pesci, alghe, uccelli, organismi del suolo, insetti utili, ecc.. La valutazione del rischio ambientale è basata sugli studi che le industrie produttrici sottopongono all'esame delle Autorità nazionali competenti, secondo protocolli e modalità prefissate.

Nella fattispecie la valutazione del rischio ambientale tiene conto delle proprietà fisico-chimiche del prodotto, delle sue proprietà ecotossicologiche, delle quantità e modalità di impiego dei prodotti, della persistenza della sostanza attiva nell'ambiente e della relativa capacità di diffusione nei diversi comparti. I parametri identificati a seguito della valutazione del rischio sono posti a confronto con i valori stabiliti dalla direttiva 97/57/CE che indica i limiti di accettabilità per l'adozione delle decisioni di inclusione delle sostanze attive nell'elenco comunitario.

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