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2 Dicembre 2022
12:43

Cucciolo di cinghiale ucciso perché ferito a una zampa. I volontari a Kodami: «Giustizia sommaria. Siamo sconvolti»

Un cucciolo di cinghiale è stato abbattuto dalle Forze dell'ordine perché ferito. Un atto di giustizia sommaria che i volontari del rifugio Alma Libre hanno cercato di impedire, senza però riuscirci.

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Un cucciolo di cinghiale è stato abbattuto dalle Forze dell'ordine perché ferito. È successo vicino al rifugio Alma Libre, in provincia di Lucca, i cui volontari hanno contattato Kodami per raccontare la loro storia.

Barbara Bertuccelli, proprietaria del rifugio, si è frapposta fisicamente tra l'animale e il poliziotto armato di carabina, ma non c'è stato nulla da fare: il cucciolo è stato ucciso davanti agli occhi dei volontari che non hanno potuto fare altro che assistere impotenti. «Non lo ammazzare, per favore. Lo cureremo, può essere curato nel nostro rifugio», è l'urlo di disperazione di Bertuccelli, un appello rimasto inascoltato.

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Il cinghiale ferito

Il rifugio Alma Libre accoglie maiali, capre, galline e altri animali vittime di sfruttamento o reduci dagli allevamenti.  A spiegare a Kodami la dinamica dei fatti è una dei volontari, Francesca Sciacqua, tra i primi a soccorrere il cinghiale ferito. «Sono stata avvisata da una donna del posto della presenza dell'animale in un fosso. Quando sono arrivata sul posto ho visto che si trattava di un cucciolo di cinghiale che si trascinava usando le zampe anteriori perché quelle posteriori erano ferite, probabilmente a causa della caduta nel corso d'acqua».

Secondo i residenti della zona il cinghiale era parte di un piccolo gruppo composto dalla madre e da altri due cuccioli che però non si trovavano nelle vicinanze quando sono arrivati volontari e altri operatori. Chiamati da un altro cittadino, infatti, sono arrivati sul posto anche gli operatori del Vegasoccorso, un servizio di pronto soccorso per animali. Secondo la ricostruzione fornita da Sciacqua sarebbero stati proprio loro a chiamare l'Asl.

«Quando è arrivata la Polizia ci hanno detto che il cucciolo si doveva ammazzare per via della peste suina africana – dice Scacqua – Noi abbiamo spiegato che non siamo in zona rossa, ma ci hanno detto che a prescindere dalla zona i selvatici feriti vanno ammazzati, se fosse stato sano invece si sarebbe salvato».

Con l'avvento della peste suina africana in Italia, all'inizio del 2022, sono state adottate una serie di misure per limitare la diffusione della malattia tra i suidi. Una delle soluzioni individuate è stata quella della suddivisione della Penisola in zone: bianche, gialle e rosse a seconda del grado di infezione. L'animale aveva una frattura del bacino, e da quanto hanno appreso i volontari non manifestava i segni del contagio da peste suina.

«Abbiamo assicurato che lo avremmo isolato, ma non è bastato e lo hanno ucciso. Sono scossa – ammette Sciacqua – non è facile vedere un animale morire così, giustiziato sommariamente». Una tensione che non ha lasciato indenne Bertuccelli, portata via in ambulanza subito dopo la morte del suide.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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