
Soppressione illecita di cuccioli mediante la somministrazione dei farmaci per l’eutanasia. È questo il reato contestato dai militari del Nucleo Cites e del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Pescara che la mattina di martedì hanno posto i sigilli al canile sanitario di Città Sant'Angelo, gestito dall'Asl di Pescara.
Sotto l'occhio degli inquirenti si trovano il direttore del canile Lucio Di Tommaso e il dirigente del Servizio veterinario della Asl pescarese Franco Ruggeri. I due sono indagati per avere ucciso almeno 10 cuccioli presenti nel canile sanitario, per abuso d'ufficio e falso ideologico.
A fare partire l'indagine è stata la denuncia di Paola Canonico, presidente della locale sezione della Lndc Animal Protection, la quale ha raccontato a Kodami come sia riuscita a fare emergere la verità grazie a Lupo, un Cane Lupo Cecoslovacco di 4 anni e mezzo destinato a essere abbattuto all'interno del canile sanitario.

«Lupo è arrivato al canile sanitario dell'Asl pescarese perché aveva morso la mano di un familiare, ma si tratta di un cane epilettico e non escludiamo che quando ha morso fosse in preda di una crisi – ricorda Canonico – Una volta al sanitario, però, i dirigenti dell'Asl Di Tommaso e Ruggieri avevano deciso arbitrariamente di sottoporlo all'eutanasia giudicandolo pericoloso e irrecuperabile, senza però averlo mai visitato, dato che la persona che avrebbe dovuto farlo si trovava in malattia. Una pratica illecita alla quale mi sono opposta sia con i familiari del cane sia con gli stessi dirigenti dell'Asl».
La legge impone che quando arriva la segnalazione di un cane mordace i Servizi veterinari locali facciano prima una valutazione dello stato del cane. Se gli esperti rilevano una comprovata pericolosità allora sono chiamati ad attivare una procedura di recupero comportamentale. Solo nel caso del fallimento di quest'ultima si potrà decidere di sopprimere l'animale. Si tratta di passaggi che secondo la Lndc di Pescara non sono stati rispettati e per questo Canonico ha inviato una diffida al canile sanitario dell'Asl.
Dopo la sollecitazione ricevuta, la famiglia di Lupo ha acconsentito a intestare il cane a Canonico, mentre i dirigenti hanno continuato ad opporsi strenuamente: per loro quel cane andava soppresso. «Si sono rivolti alla giustizia per farsi autorizzare l'eutanasia, ma la pm Benedetta Salvatore ha dato ragione a me, salvando così Lupo». La sostituta procuratrice non solo si è rifiutata di autorizzare l'eutanasia, ma ha intuito che c'era qualcosa di strano nell'intera vicenda.
Secondo la volontaria della Lndc la vicenda di Lupo non è un caso isolato: «Per liberare i box regolarmente procedevano con la soppressione dei cani in maniera arbitraria e senza rispettare i passaggi previsti dalla legge – dice Canonico – Le uccisioni venivano effettuate per prassi. Una pratica resa ancora più semplice dato che i cani vaganti non venivano microchippati quando entravano in canile. Nei fatti quindi mai si saprà mai quanti sono stati effettivamente uccisi in questo modo».
La testimonianza fornita da Canonico ai magistrati è la chiave di volta che ha permesso l'apertura dell'indagine sulla gestione dei cani nella struttura pubblica di Città Sant'Angelo. Quando la volontaria della Lndc si è presentata in Procura aveva con sé anche diversi file realizzati dal personale interno alla struttura, tra cui una medica veterinaria che da quel momento ha iniziato a collaborare direttamente con la squadra di Salvatore.
Tra le prove che finiscono nel fascicolo dell'Asl di Città Sant'Angelo c'è anche quella che ha permesso agli inquirenti di contestare il reato di soppressione illecita di cuccioli appena nati. «I veterinari dell'Asl si sono rifiutati di praticare l'eutanasia ai cuccioli di una cagna libera arrivata già gravida al canile sanitario – ricorda Canonico – Quando Di Tommaso è rientrato dalla malattia e ha trovato ancora tutti i piccoli nel box insieme alla madre ha proceduto personalmente, in una mattinata li ha fatti fuori tutti».
Per la soppressione dei cuccioli sarebbe stato impiegato il Tanax, il farmaco più usato a questo scopo. Una volta somministrato causa la morte per arresto cardiaco, ma necessita di alcuni minuti perché ciò accada, prima provoca narcosi e paralisi di alcuni muscoli. Una condizione estremamente dolorosa, per questo deve essere preceduto necessariamente da un sedativo.
«Sono distrutta per quello che è accaduto – prosegue la volontaria – ma sono anche sollevata perché la verità è uscita fuori. Cercavamo da anni di penetrare il muro di omertà del canile sanitario e grazie alla sensibilità del pm Salvatore finalmente le indagini sono iniziate».
In appena tre mesi gli inquirenti sono arrivati al sequestro preventivo della struttura. Le indagini sono ancora aperte e pur essendo indagati la posizione Di Tommaso e Ruggieri è ancora al vaglio dell'Autorità giudiziaria. L'Asl di Pescara ha scelto di non sospendere ancora i due veterinari fino a quando non sarà accertata la verità.
Resta sospeso intanto il futuro di Lupo, che dopo aver fatto scattare le indagini si trova in uno stallo privato, perfettamente inserito nel nuovo contesto. «In pochi mesi si è riappropriato della sua vita, ha fatto un percorso con un esperto e con noi volontari non ha mai mostrato segni di aggressività, inoltre da quando prende i farmaci non ha più avuto crisi», racconta Canonico
Lupo cerca una famiglia, ma non una qualsiasi, come sottolinea Canonico: «Non è un compagno per tutti e non lo consigliamo a chi ha bambini piccoli o non conosce la razza. È perfetto per persone adulte che fanno attività all’aria aperta. Inoltre è un giocherellone e ha voglia di condividere la vita con qualcuno. Penso che ne abbia ancora più diritto dopo aver rischiato di essere ucciso nell'anonimato più totale».
Per informazioni su Lupo e sulla sua adozione scrivere a: info@legadelcanepescara.org
