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4 Ottobre 2023
15:23

Cosa prevede il piano di evacuazione dei Campi Flegrei per persone e animali

Il fenomeno dei terremoti e del bradisismo ai Campi Flegrei interessa una vasta platea di circa 500mila persone tra Napoli e Provincia e anche un gran numero di animali domestici. Per fare chiarezza sul rischio eruzione e sui piani di evacuazione Kodami ha sentito l'Ingv e le strutture competenti della Regione Campania.

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cane scappa

Esiste davvero un rischio eruzione della caldera dei Campi Flegrei? Ed esistono dei piani per portare in salvo i cittadini di Napoli e provincia con i loro animali domestici? Per fare chiarezza, Kodami ha sentito sia l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l'ente che si occupa delle rilevazioni e del monitoraggio di questi fenomeni, sia la Regione Campania attraverso le strutture che predispongono i piani di evacuazione.

Piano di evacuazione per persone e animali

La notte di mercoledì 27 settembre, alle ore 3.35 circa, si è verificata una scossa di magnitudo 4.2, mentre la sera del 3 ottobre è seguita una seconda scossa di magnitudo 4.0, sempre con epicentro nei Campi Flegrei. Si tratta delle più forti registrate in Campania dopo quella di magnitudo 6.9 che nel 1980 sconvolse l'Irpinia, un evento che ha lasciato una ferita ancora molto profonda tra le persone che abitano questo territorio.

Le scosse, di magnitudo inferiore a quelle registrate nelle ultime settimane, continuano anche in queste ore a interessare l'area flegrea, e l'intensificarsi degli sciami sismici non ha lasciato indifferenti i cittadini e le autorità locali. In realtà, come conferma a Kodami, l'Ingv, «ai Campi Flegrei da diversi anni si registra un sollevamento del suolo, un incremento della sismicità e un incremento dell’emissione di gas (prevalentemente acqua in forma gassosa e anidride carbonica) nelle aree idrotermali di Solfatara e Pisciarelli».

Si tratta di un fenomeno noto come bradisismo riconoscibile già a partire dai primi anni 2000. «Dal punto di vista sismico – ricordano dall'Ingv – la prima attività significativa di questa fase può essere individuata negli sciami sismici che si sono verificati nell’estate del 2000. I fenomeni geodetici, sismici e geochimici sono diventati più evidenti alla fine del 2012. Da allora ad oggi il sollevamento del suolo, la sismicità e le emissioni di gas sono progressivamente aumentate».

È stato proprio nel 2012 che il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale ha decretato il passaggio del vulcano Campi Flegrei al livello di allerta “giallo”, incrementando il livello di attenzione sulla zona. Non dimentichiamo, infatti, che quello dei Campi Flegrei è un vulcano attivo.

Nel corso della task force chiamata recentemente dalla Regione Campania è stato deciso di dare avvio a una verifica sui piani di evacuazione già esistenti sul fronte dei trasporti e della sanità. Per rendere facilmente accessibile alle persone le informazioni su cosa fare in caso di emergenza, il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale ha realizzato una cartografia tematica suddivisa in aree rosse o gialle. L'area potenzialmente interessata da un possibile fenomeno eruttivo conta infatti i circa 500mila abitanti della cosiddetta "zona rossa", l'area che può essere investite da flussi piroclastici. A cui si aggiunge la "zona gialla" invece può essere interessate da ricaduta di cenere vulcanica. Insieme a tutte queste persone sarebbero coinvolti anche moltissimi animali.

Protezione civile

Secondo l'Anagrafe regionale per gli animali d'affezione sono oltre un milione i cani, gatti e furetti regolarmente registrati in Campania, ai quali vanno ad aggiungersi anche i cani vaganti, dei canili, e i gatti delle colonie. Si tratta di numeri che non possono essere ignorati e che vanno gestiti.

Come visto spesso in contesti emergenziali, le persone quando scappano precipitosamente dalle proprie case non rinunciano a portare con sé anche i loro animali. Lo abbiamo osservato da vicino, ad esempio, visitando l’ambulatorio veterinario di Napoli che nell'estate del 2022 ha accolto persone e animali in fuga dalla guerra scoppiata in Ucraina. Per chi si trova a non avere più niente, e ad aver perso anche molti legami familiari, il cane e il gatto rappresentano la casa perduta e in molti casi la vita stessa. In quei primi mesi di conflitto, moltissimi rifugiati si rifiutarono di entrare nei Paesi europei di accoglienza perché non volevano abbandonare i loro animali, ai quali l'ingresso era precluso perché privi dei documenti necessari.

Non tenere conto di queste dinamiche, oltre a rappresentare sempre un problema sanitario dovuto alla presenza di un gran numero di animali in stato di abbandono per le strade, può quindi essere un rischio per il corretto svolgimento delle operazioni di messa in sicurezza delle persone.

«Le Asl sanno cosa fare e come farlo», è la rassicurazione a Kodami di Paolo Sarnelli, responsabile dell’Unità Operativa Prevenzione e Sanità Pubblica Veterinaria della Regione Campania. «In ogni Azienda sanitaria locale esiste già un piano in previsione di disastri non epidemici, come possono essere appunto i terremoti – aggiunge il dirigente – In questo caso specifico, l'Asl Napoli 2 Nord sa quali attività deve svolgere, anche grazie all'affiancamento costante da parte delle Università e dell'Istituto Zooprofilattico».

Le insidie però sono dietro l'angolo: è difficile infatti conoscere con anticipo il numero di animali potenzialmente interessato dalle operazioni di evacuazione. «Si tratta di un dato dinamico – conferma Sarnelli – Il numero degli animali d'affezione cambia, e di conseguenza anche i piani sono costantemente attualizzati».

A ciò si aggiunge la presenza di animali padronali e animali liberi, e anche i sinantropici, cioè quei selvatici che vivono in ambienti urbani. Anche per questi animali esiste un preciso protocollo di messa in sicurezza. A gestire in maniera unitaria i piani di evacuazione delle Asl è il Cervene, Centro Regionale di Riferimento Veterinario per le emergenze non epidemiche.

Il Cervene a ottobre del 2019 ha organizzato nel territorio delle Asl Napoli 1 Centro e Napoli 2 Nord la prima esercitazione sul piano di evacuazione della zona rossa dei Campi Flegrei in caso di emergenza vulcanica.

Evacuazione Campi Flegrei
Le prove di evacuazione di un canile nel 2019 (Fonte: Cervene)

La prima indicazione fornita ai cittadini in vista di un evento di questo tipo è: «Non ti allarmare e non abbandonare il tuo pet. Anche in caso di calamità naturali l’abbandono è un reato».

Il resto delle indicazioni sono diversificate a seconda del livello di allerta, che sono in totale quattro. Un livello verde; un livello giallo, cioè di attenzione, quello attivo dal 2012 ad oggi; un livello arancione, o di pre-allarme; un livello rosso, di allarme. Solo nella fase di allarme la popolazione dovrà lasciare la zona rossa entro 72 ore dalla proclamazione.

In questo caso, chi è dotato di mezzi propri può allontanarsi, nelle prime 12 ore, con gli animali al seguito, comunicandolo al centro di Protezione Civile del Comune di residenza. Coloro che sono impossibilitati a provvedere autonomamente al trasferimento degli animali deve dotarsi di trasportino, guinzaglio o altro contenitore idoneo e recarsi nei punti di incontro in attesa dell'arrivo dei mezzi della Protezione Civile.

Evacuazione Campi Flegrei
Le prove di evacuazione di un canile nel 2019 (Fonte: Cervene)

Il passaggio da un livello di allerta al successivo è stabilito sulla base delle variazioni dei parametri monitorati dall’Osservatorio Vesuviano dell'Ingv. È proprio a questo ente che abbiamo chiesto cosa sta succedendo e quali sono i rischi concreti per il futuro.

Terremoti e rischio eruzione: cosa succede ai Campi Flegrei

Esiste davvero un rischio eruzione ai Campi Flegrei? L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) da anni monitora ciò che accade nella caldera: «Nell’ambito del graduale incremento, in atto da anni, del numero di terremoti che si registrano ai Campi Flegrei e della loro Magnitudo, negli ultimi mesi l’attività sismica è diventata avvertibile dalla popolazione residente nella zona flegrea. Poiché i terremoti dei Campi Flegrei sono in genere molto superficiali (profondità tipicamente comprese tra 1 e 3 km), nella zona vicino all’epicentro essi possono essere avvertiti con considerevole intensità. Tuttavia, con l’aumentare della distanza dall’epicentro l’avvertibilità, e, con essa, i potenziali effetti degli eventi sismici decadono rapidamente».

Alla domande se sia possibile un'eruzione, l'Ingv risponde: «Non si può escludere che il lungo periodo di incremento dei fenomeni deformativi, sismici e geochimici in atto ai Campi Flegrei culmini in un’eruzione, tuttavia studi statistici sull’attività delle caldere indicano che i periodi di “agitazione” [traduzione del termine tecnico “unrest” usato in vulcanologia] di lungo termine sono generalmente non eruttivi, cioè di solito non culminano in una eruzione».

Questo, però, non significa rischio zero. «In ogni caso, i Campi Flegrei sono un vulcano attivo quindi l’ipotesi eruttiva non può essere ignorata». In questo scenario entra in gioco la cartografia tematica sul sito del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale che, tenendo conto delle indicazioni fornite dalla comunità scientifica geofisica e vulcanologica ha elaborato il Piano Nazionale di Protezione civile Campi Flegrei.

«Il tipo di eruzione considerato dal piano è una eruzione esplosiva. Questa scelta è basata sullo studio delle eruzioni passate che spesso sono state esplosive, anche se non mancano dei casi di eruzione effusiva. In ogni caso l’eruzione effusiva pone minori problemi dal punto di vista della pericolosità», conclude l'Istituto.

Per le informazioni scientifiche più aggiornate e basate sui dati registrati dalle reti di monitoraggio geofisico e geochimico, l’Ente di riferimento è l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in particolare l'Osservatorio Vesuviano, Sezione di Napoli dell'INGV. Tutte le informazioni scientifiche sono sintetizzate nei bollettini mensili e settimanali reperibili sul sito web www.ov.ingv.it. Per le informazioni sui piani di emergenza ed altre iniziative a tutela dei territori flegrei dal rischio sismico al quale sono attualmente esposti i riferimenti sono quelli istituzionali quali i Comuni di riferimento, la Regione Campania e il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale. 

*Per la realizzazione di questo articolo sono state utilizzate le informazioni fornite a Kodami dall'Ingv

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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