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Arriverà anche nei cinema italiani, a partire dal 20 aprile, “Cocainorso”, la commedia con risvolti horror diretta da Elizabeth Banks con protagonista un orso nero che si trasforma in una sorta di “killer” dopo avere ingerito cocaina. Una storia romanzata che trae però ispirazione da un evento realmente accaduto, ovvero la morte di un orso per intossicazione da sostanze stupefacenti.
La vicenda alla base di “Cocainorso” – “"Cocaine Bear” il titolo originale – è degna di nota non tanto per i risvolti “pulp” che la regista ha voluto darle, trasformando il plantigrado in un killer assetato di sangue alimentato dalla droga, quanto piuttosto per cosa dimostra. E cioè le conseguenze che i comportamenti umani hanno sulle specie selvatiche e la spettacolarizzazione cui sovente vanno incontro episodi come quello al centro della pellicola.
Andrew Carter Thornton II, il traffico di droga e la morte dell'orso nero
La storia di “Cocaine Bear”, soprannominato dai media locali anche “Pablo Escobear” in un gioco di parole che fa riferimento al famigerato trafficante di droga colombiano, risale ormai a 38 anni fa. Al centro della vicenda, oltre all’orso, c’è Andrew Carter Thornton II, un personaggio decisamente più problematico rispetto all’orso che dà il nome alla pellicola.
Nato nel 1944 in Kentucky, discendente di una ricca famiglia di allevatori di cavalli, da giovanissimo si arruolò nell’esercito americano diventando un esperto paracadutista. Nel 1965, lasciato l’esercito, entrò nella squadra narcotici del dipartimento di polizia di Lexington, in Kentucky. Durante il periodo in polizia, Thornton si iscrisse al College of Law dell'Università del Kentucky, conseguendo una laurea in giurisprudenza nel 1976: nello stesso periodo iniziò a contrabbandare droga. L’anno successivo, lasciata la polizia, iniziò a esercitare come avvocato. Quattro anni dopo finì al centro di un’operazione antidroga con altre 24 persone, accusato di furto di armi e tentato contrabbando di oltre 450 chilogrammi di marijuana.
Al processo, celebrato in California, Thornton si dichiarò non colpevole e fuggì. Rintracciato in Carolina del Nord, fu arrestato e, dichiarandosi colpevole per un reato minore, venne condannato a sei mesi di carcere e messo in libertà vigilata per cinque anni, con sospensione della licenza di avvocato. Si arrivò così al 1985: l’11 settembre, durante un tentativo di contrabbandare droga dalla Colombia, Thornton e un complice, a bordo di un aereo privato, sganciarono alcuni pacchi di cocaina che stavano trasportando a terra per alleggerire il mezzo, per poi lanciarsi con il paracadute nei cieli vicino a Blairsville, in Georgia. Un lancio fatale, perché il paracadute non si aprì e il trafficante finì per morire.
Il suo corpo venne trovato da un 85enne nel vialetto d’ingresso di un’abitazione di Knoxville, nel Tennessee. Al momento della morte, Thornton indossava un giubbotto antiproiettile, mocassini Gucci e occhiali per la visione notturna. Aveva con sé un borsone militare verde contenente circa 35 chilogrammi di cocaina del valore di 15 milioni di dollari, coltelli e due pistole.
Tre mesi dopo la morte di Thornton, il cadavere di un orso nero di circa 80 kg venne trovato nella foresta di Chattahoochee, in Georgia, in mezzo a decine di contenitori di plastica, coperto di polvere bianca: l’autopsia confermò che l’orso era morto intossicato dopo avere ingerito quella che secondo gli inquirenti era la droga lanciata dall’aereo da Thornton.
Una vittima della superficialità e dell’avidità umana, molto lontana dal “mostro” assetato di sangue rappresentato nel film, un animale feroce che aggredisce persone sotto effetto di droga. La regista, dal canto suo, ha sostenuto che quanto raccontato nel film potrebbe essere visto come una sorta di «vendetta da parte dell'orso».
L'uscita nelle sale del film ha suscitato inoltre parecchie polemiche in Rete per un non voluto tempismo. In questi giorni, infatti, a tenere banco in Italia è la tragica morte di Andrea Papi, aggredito dall’orsa JJ4 nei boschi del Trentino, e la conseguente cattura e condanna a morte per eutanasia, ancora sospesa e nelle mani del Tar, di Gaia (così è stata ribattezzata l'orsa).
Moltissime persone si sono chieste se sia opportuno far uscire un film che parla di un orso fuori controllo che aggredisce esseri umani in un momento così delicato, arrivando anche a chiedere di posticipare il debutto e ipotizzando addirittura una sorta di "uscita pilotata" per alimentare nell'opinione pubblica la concezione di pericolosità dei plantigradi. La realtà è molto più semplice: l'uscita nei cinema delle pellicole è concordata con ampio anticipo e segue una scaletta internazionale messa a punto dai circuiti di distribuzione, ed è soltanto una sfortunata coincidenza che il debutto di "Cocainorso" coincida con il caso JJ4.