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9 Agosto 2023
13:40

Cinghiali e macachi mettono a rischio la biodiversità delle foreste nel sud-est asiatico

Un recente studio ha dimostrato che le piantagioni di palme da olio attirano specie generaliste come i cinghiali e i macachi. L'aumento di individui in queste aree, però, sta causando gravi danni sia agli altri organismi viventi nelle foreste, sia agli abitanti presenti nelle aree urbanizzate limitrofe.

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I centri urbani ospitano una gran varietà di organismi che, capaci di vivere a stretto contatto con l'uomo, sfruttano le città per tutta una serie di vantaggi che queste offrono: elevata disponibilità di cibo, calore, protezione dai predatori e altri. Un nuovo studio documenta però i numeri drammaticamente elevati di due mammiferi generalisti, macachi e cinghiali, intorno alle piantagioni di palma da olio nel sud-est asiatico, dove il team di ricercatori ritiene che traggano enormi benefici dal consumo di frutti di palma ad alto contenuto calorico a discapito di altre specie. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Biological Reviews.

Le specie in questione sono i macachi di Giava (Macaca fascicularis), i macachi nemestrini (M. nemestrina), i comuni cinghiali (S. scrofa) e i cinghiali barbati (S. barbatus). Grazie a studi precedenti, è già noto che cinghiali e macachi prediligono habitat ai margini delle foreste, ma fino ad ora non era conosciuto il loro particolare interesse per la palma da olio.

Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato i dati di ben due decenni ottenuti grazie alle fototrappole presenti in una serie di habitat sia degradati che intatti in tutta la regione. Hanno rilevato, così, quella che definiscono una "iperabbondanza" di queste due specie nei pressi delle piantagioni di palma da olio. Infatti, le quattro specie rappresentavano circa l'80% dei 164.055 rilevamenti di fototrappole posizionate in 58 habitat differenti. Nei paesaggi con più del 60% di copertura di palma da olio, cinghiali e macachi nemestrini erano più abbondanti rispettivamente del 337% e del 447% rispetto ai paesaggi con pochissime piantagioni.

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«Queste specie riescono a vivere tranquillamente in paesaggi degradati, ma le loro popolazioni esplodono quando vi è l'introduzione della palma da olio», ha spiegato Jonathan Moore, autore principale dello studio e Ph.D. candidato all'Università dell'East Anglia nel Regno Unito. «Il frutto della palma rappresenta per loro una fonte di cibo illimitata e, poiché possono riprodursi quando vogliono, non c'è alcuni limite alla crescita delle loro popolazioni». Questa situazione rappresenta una forte minaccia per l'ecologia delle foreste che circondano le piantagioni di palma da olio.

Entrambi i mammiferi, infatti, sono forti competitori delle altre specie forestali, e in particolar modo il cinghiale ha dimostrato di degradare pesantemente la vegetazione forestale che circonda le piantagioni quando le sue popolazioni sono eccessivamente abbondanti. Si ritiene, inoltre, che le aggregazioni di animali selvatici in prossimità dei centri abitati possono essere potenziali serbatoi di malattie pericolose anche per gli esseri umani. Nonostante ciò, vi è comunque un risvolto positivo: grazie alla dispersione dei semi, consentono a diverse specie vegetali di prosperare e crescere indisturbate. In più, nutrendosi di una vasta gamma di prede, ratti compresi, garantiscono un controllo naturale dei parassiti evitandone l'eccessiva diffusione.

C'è da dire, inoltre, che queste specie nell'ultimo periodo hanno subito gravi danni a causa di una vasta gamma di minacce diverse tra cui la perdita dell'habitat, il degrado ambientale, lo scoppio di malattie e il bracconaggio per il commercio di animali domestici e la ricerca biomedica. «Questi animali necessitano di protezione, infatti varie popolazioni sono in declino», ha affermato Nadine Ruppert, primatologa e biologa della conservazione presso l'Universiti Sains Malaysia. Sostiene, inoltre, che è improbabile che il numero elevato di animali intorno alle piantagioni di palma da olio sia dovuto all'elevato turnover della popolazione o all'aumento della produzione riproduttiva. Piuttosto, è possibile che queste specie si stiano semplicemente allontanando dalla foresta per spostarsi ai margini di essa, più vicini alle aree antropizzate.

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Vista la situazione, i ricercatori hanno invitato l'industria della palma da olio e i governi dei paesi produttori a evitare di danneggiare foreste ancora intatte e soprattutto hanno richiesto la realizzazione di "zone cuscinetto" attorno alle piantagioni di palme per limitare l'accesso della fauna selvatica ed evitare eventuali danni per le foreste stesse e gli abitanti. «Non esistono molti modi per impedire a queste specie di avvicinarsi alle piantagioni», ha detto Moore. «Eliminare la presenza della palma da olio nei pressi delle foreste è l'unico modo per impedire davvero che ciò accada, altrimenti non si verificheranno mai dei miglioramenti».

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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