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3 Giugno 2022
10:11

Cervo sardo: in un mese 60 mila firme per evitarne gli abbattimenti

Raddoppiate in meno di un mese le adesioni per evitare l'abbattimento di uno degli animali più iconici della Sardegna, "colpevole" di invadere terreni agricoli. Il Grig, gruppo ambientalista in difesa del territorio, rilancia al ministro Cingolani, all'assessore e all'Ispra: evitare le doppiette si può, come si può, e si deve, ricorrere ai trasferimenti. Sempre però che siano necessari.

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Giornalista
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Il cervo sardo

In poco più di un mese raddoppiate le firme di coloro che vogliono opporsi alla strategia dell'abbattimento del cervo sardo voluta da un assessore regionale di Fratelli d'Italia in Sardegna. Già sono state superate infatti le 60 mila firme che a inizio maggio avevano raggiunto le 30 mila adesioni.

Come aveva raccontato Kodami, la petizione è stata lanciata su change.org dall’associazione di protezione ambientale Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG) che vuole dare battaglia in tutti i modi all’assessore regionale della difesa dell’ambiente Gianni Lampis che ha pubblicamente affermato di voler limitare presunti danni agli agricoltori locali sostenendo una campagna venatoria a discapito di uno degli animali più rappresentativi del territorio sardo.

Il GRIG: «Perché non catturarli e reintrodurli?»

«A parte il fatto che curiosamente si dimentica che – oltre all’innegabile valore ecologico della presenza del cervo sardo – la specie costituisce un richiamo d’interesse turistico straordinario per l’area dell’Arburese-Guspinese – spiega Stefano Deliperi a nome dell’associazione attivissima nella difesa del territorio dell’isola. – In ogni caso, gli esemplari che eventualmente venissero ritenuti in eccesso dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, con il necessario supporto tecnico-scientifico dell’I.S.P.R.A., del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e dell’Agenzia Forestas, potrebbero esser catturati e reintrodotti, con le opportune procedure, in aree naturalmente vocate e già individuate».

Nessuna misura alternativa alla caccia prevista

La questione, come spesso accade ormai, colpevolizza gli animali selvatici per la loro vicinanza ai centri abitati e soprattutto per i presunti danni alle coltivazioni. In questo modo animali che, come proprio nel caso del cervo sardo, sono stati reintrodotti in passato perché a rischio estinzione, dopo aver ricominciato a riprodursi tornano nel mirino di chi non accetta la loro presenza e, ovviamente, delle associazioni di cacciatori. Denuncia Delipari: «Nessun censimento aggiornato, nessuna valutazione concreta dei reali danni all’agricoltura (il report sui danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica in Sardegna (2008-2013) è del 2015), comunque risarciti con fondi regionali, nessuna adozione di misure alternative (recinzioni, erbari per selvatici, trasferimenti degli esemplari in eccesso in aree naturalisticamente valide) come pur richiesto dalla legge, eppure il cervo sardo, simbolo dell’isola, se non si interviene comincerà ad essere abbattuto».

Il cervo sardo, protetto fino al '39, ha poi rischiato di estinguersi. Quindi reintrodotto nel 1985

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Considerato una sottospecie endemica della Sardegna e della Corsica del cervo europeo (Cervus elaphus), il cervo sardo in Sardegna fino al 1939 era protetto. Caccia, bracconaggio, distruzione degli habitat e incendi me hanno indebolito la presenza fino, fra la fine degli anni ’60 e ’70, ad essere ridotto a poco più di un centinaio di esemplari che però vivevano in tre aree non comunicanti fra di loro. In Corsiva invece il cervo era estinto dal 1969. Fu allora che l’Ente Foreste della Sardegna, il Corpo Forestale e la Vigilanza Ambientale e il W.W.F. (con l’oasi naturale di Monte Arcosu) intervennero per proteggerlo e diminuire il rischio di estinzione consentendo dal 1985 la reintroduzione in altre zone delle due isole del Mediterraneo.

Un censimento regionale del 2015 contava 4.270 cervi in tutta la Sardegna

Gli allarmi degli agricoltori, secondo l’associazione, avrebbero spinto il consigliere a ipotizzare una riapertura della caccia e un abbattimento selettivo. «Giusto per capire il tenore di simili allarmi -sottolineano però – nell’ottobre 2016 si parlava di 12 mila cervi sardi solo nell’Iglesiente e di 100 milioni di euro di danni ogni anno causati all’agricoltura dalla fauna selvatica in Sardegna, quando i dati ufficiali della Regione autonoma della Sardegna (censimento 2015) indicavano in 4.270 cervi sardi presenti in tutto il territorio regionale». Incongruenza che ha spinto gli ambientalisti ad aprire la raccolta firme digitale, per contrastare la soluzione del problema con un abbattimento.

La richiesta al ministro Cingolani, all'assessore regionale e al presidente dell'Ispra di trovare soluzioni alternative

Ad aprile, però, l’assessore della difesa dell’ambiente Gianni Lampis ha affermato in un’intervista all’Unione Sarda di voler eliminare un bel po’ di cervi mediante piano di abbattimento. Da qui la richiesta al Ministro della Transizione Ecologica Cingolani «dell’adozione di ogni provvedimento finalizzato al mantenimento del divieto di caccia assoluto al Cervo sardo e l’inibizione di piani di abbattimento sotto qualsiasi forma giuridica. All’assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna la rinuncia a qualsiasi forma giuridica di piani di abbattimento del Cervo sardo, la promozione dei necessari censimenti faunistici e delle verifiche degli eventuali danni localizzati all’agricoltura, nonché la promozione degli opportuni trasferimenti degli esemplari verificati in esubero nelle singole aree con la reintroduzione nei siti già individuati dagli atti di programmazione regionali».

Ultima richiesta, infine, per il presidente dell’I.S.P.R.A: «l’adozione dei provvedimenti di diniego alle proposte di piani di abbattimento del Cervo sardo sotto qualsiasi forma giuridica in assenza dei metodi ecologici previsti dalla legge, nonché il sostegno per gli interventi di cattura e trasferimento degli esemplari verificati in esubero nelle singole aree con la reintroduzione nei siti già individuati dagli atti di programmazione regionali» secondo quanto previsto dalla Carta delle vocazioni faunistiche.

Secondo l'ISPRA i cervi sardi nell'isola sono circa 10 mila

«Come ricorda anche l’I.S.P.R.A., gli unici dati disponibili sulla consistenza dell’ungulato risalgono alla stima effettuata nel corso del  Progetto LIFE “One deer, two Islands: conservation of Red Deer Cervus elaphus corsicanus in Sardinia and Corse”, cioè circa 10.600 esemplari in tutta la Sardegna» spiega Deliperi che aggiunge «o ha dichiarato anche nell’aula del Consiglio regionale (29 marzo 2022, seduta pomeridiana n. 206). La scusa è che in alcune zone (Arbus, Laconi) ve ne sarebbero troppi e causerebbero danni all’agricoltura, sebbene non vi siano censimenti aggiornati né una stima degli eventuali danni. Se davvero così fosse, gli esemplari riconosciuti in eccesso potrebbero esser trasferiti in altre aree dell’Isola (o della Corsica) già verificate quali idonee, così com’è stato fatto in questi decenni per far riprendere salute alla sottospecie».

Continuando a raccogliere le firme da inviare alle istituzioni che possono intervenire nella questione, Deliperi non ha dubbi: «Decine di migliaia di cittadini vogliono difendere uno degli animali-simbolo della Sardegna e del Mediterraneo da un’ottusa politica ambientale intrisa di penosi interessi elettorali e venatori. Una richiesta chiara, palese, forte, in netto contrasto con le pretese di parte del mondo venatorio isolano che se ne frega altamente di tutto quello che non riguarda la possibilità di sparare a questo o a quest’altro animale».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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