video suggerito
video suggerito
22 Gennaio 2024
17:22

Capodoglio morto nelle acque di Taranto a dicembre: era una mamma che ancora allattava

Una femmina di 12 metri circa, con le mammelle piene di latte, ferita a morte da un'elica: è quanto emerge dai primi esami sulla carcassa del capodoglio morto a fine dicembre e inabissato con una grossa e pesante zavorra al collo.

Giornalista
Immagine
(credits:JonianDolphinConservation)

È stata chiamata Etra, come la moglie del fondatore di Taranto Falanto, e nelle acque di Taranto riposerà per sempre. Dalla sua morte, avvenuta alla fine di dicembre, e dall’esame del suo corpo, insolitamente “sepolto” affondandolo nelle acque del golfo con una pesantissima zavorra, iniziano ad arrivare informazioni importanti che rappresentano la sua preziosa eredità.

Etra era un capodoglio  femmina, anzi mamma, visto che aveva latte nelle mammelle, ed è morta a causa delle ferite provocate da un’elica, come ha rilevato l’esame della carcassa. Un’altra vittima di un mare molto affollato, che non ha abbastanza cura dei suoi abitanti. «Al termine delle attività di analisi e gestione del capodoglio spiaggiatosi senza vita lo scorso 27 dicembre – spiega l’associazione Jonian Dolphin Conservation –  ci rendiamo conto dell’immenso patrimonio che abbiamo perso. A causa della noncuranza dell’uomo nello svolgere le sue attività, il mare è sempre sottoposto a nuove minacce a cui non riesce a fare fronte».

Immagine
(credits:JonianDolphinConservation)

Ritrovato spiaggiato nella Baia d’Argento di Leporano, proprio nel golfo di Taranto, il capodoglio «era una femmina adulta di circa 12 metri, sicuramente matura considerata la presenza di latte nelle mammelle. I margini di resezione della lacerazione, netti, consentono di ascrivere l'evento ad una ressi traumatica acuta da elica di grossa imbarcazione». Nessun dubbio, quindi, che il mammifero fosse una femmina e per giunta da poco mamma, visto che ancora era nelle condizioni di allattamento.  E nessun dubbio, quindi, che la causa della morte sia stato l’impatto con un’elica probabilmente di una grossa nave.

Per procedere all’eliminazione del corpo spiaggiato, sia per la conformazione del territorio roccioso sia per le dimensioni e il peso dell’animale, si è ricorsi ad un’azione insolita: la carcassa è stata inabissata  grazie all’intervento della Capitaneria di Porto, dopo che il personale del Servizio Veterinario del Dipartimento di Prevenzione della Asl Taranto aveva disposto l’affondamento. «Le dimensioni dell’animale e la difficoltà logistica legata alla complessità della costa rocciosa hanno reso impossibile lo smaltimento portando l’animale a secco – spiega Jonian Dolphin Conservation – Gli enti intervenuti hanno optato per un affondamento controllato. Il capodoglio è stato avvolto con una rete per minimizzare la dispersione di materiale organico. Dopo una accurata fase di preparazione, durata diversi giorni, è intervenuto sul posto il Multicat Kinetic Ag di Ecotaras – società che si occupa di bonifiche ambientali dopo incidenti in ambito marino – con il quale l’animale è stato inabissato utilizzando una zavorra da 2 tonnellate e mezza».

Immagine
(credits:JonianDolphinConservation)

Il destino di Etra è ora dunque il fondo del golfo di Taranto, tra acque ricche di vita marina come testimoniano i frequenti avvistamenti di capodogli e definì, La sua morte richiama ancora una volta la necessità di interventi diretti a limitare il conflitto con la presenza umana nelle acque di mare, che già in passato hanno dato vita anche a decisioni drastiche come quella del colosso delle crociere Msc. Lo scorso anno, infatti, la società leader della crocieristica mondiale per salvare i capodogli della Grecia modificò le rotte delle imbarcazioni porta-container evitando che coincidessero con un'area individuata come habitat fondamentale per la popolazione locale di capodogli.

Immagine
(credits:JonianDolphinConservation)

Il contributo di Etra, da oggi in poi, non potrà più essere che quello di raccontarci qualcosa in più sulla natura di questi splendidi animali. Lo farà dal fondo del mare dove la sua carcassa continuerà ad essere esaminata per approfondire il  processo di decomposizione naturale. «Terremo monitorato l'animale per studiarne i tempi di decomposizione – spiega l’associazione. – La rete serve a contenere le parti del capodoglio, se le condizioni lo consentiranno cercheremo di recuperare e musealizzare lo scheletro in futuro!».

(tutte le immagini sono della pagina Facebook dell'associazione Jonian Dolphin Conservation)

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views