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23 Dicembre 2022
12:50

Associazioni contro il parco del Giglio per l’abbattimento dei mufloni. Il pm: «Condotta corretta, denuncia da archiviare»

Vita da cani e il Centro recupero ricci la Ninna si oppongono alla richiesta di archiviazione presentata dal pm di Grosseto per la vicenda degli abbattimenti di mufloni sull'Isola del Giglio.

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mufloni giglio
I mufloni dell’Isola del Giglio

Il pm di Grosseto ha chiesto l'archiviazione della denuncia nei confronti del Parco dell'Arcipelago Toscano che l'anno scorso decise l'abbattimento dei mufloni presenti sull'Isola del giglio perché ritenuti dannosi per la biodiversità.

Il pm ha riconosciuto a Maurizio Burlando e Giampiero Sammuri, rispettivamente direttore e presidente dell'Ente Parco, una condotta corretta, ritenendo che sussistano ragioni scientifiche per eradicare i mufloni, ai quali non vengono riconosciute caratteristiche genetiche rilevanti come invece recentemente dimostrato da un importante studio scientifico.

Le associazioni però non demordono: Vitadacani, della Rete dei Santuari di Animali liberi, e il Centro di Recupero Ricci la Ninna hanno presentato una richiesta al gip di Grosseto perché la denuncia non venga archiviata.

Nell'opposizione all’archiviazione, presentata nei giorni scorsi, le associazioni hanno allegato un documento di 12 pagine contenente dati, analisi e dichiarazioni atte a confutare le ragioni del pm e le dichiarazioni dei due indagati rispetto alla natura "aliena" dei mufloni del Giglio. Nell'ambito del progetto Life Letsgo Giglio, finanziato con circa un milione e seicentomila euro di fondi europei e nazionali, si è decisa l'eradicazione delle 3 specie animali invasive presenti sulla piccola isola: la tartaruga Trachemys scripta, il coniglio selvatico, e ovviamente il muflone.

Tuttavia, secondo l'avvocato delle associazioni, David Zanforlini, la questione dell'estraneità del muflone all'ecosistema del Giglio è tutt'altro che pacifica: «In assenza di uno studio che ne dimostri l’invasività, la decisione di eradicare l’animale risulterebbe violare i regolamenti europei e ministeriali che invece lo richiedono».

Come ha spiegato anche Kim Bizzarri, ricercatore che coordina la campagna e che ha redatto l’opposizione insieme all’avvocato Zanforlini: «Dai documenti del pm Sammuri avrebbe dichiarato l’esistenza di un tale studio, ma questo, oltre a non esserci mai stato fornito, contraddice una dichiarazione pubblica del 25 marzo 2021, in cui fu proprio Sammuri a sottolineare che non era stato condotto alcuno studio al Giglio. La decisione del parco di classificare il muflone come specie alloctona invasiva contraddirebbe inoltre i suoi stessi studi”, prosegue Bizzarri “poiché uno studio condotto dal Parco nel 2009 sugli impatti del muflone all’Elba concluse che il grado di incidenza del muflone sulla vegetazione è minimo».

Secondo il progetto Life Letsgo Giglio, invece, il muflone ha effetti negativi sulla flora, soprattutto sul bosco di lecci, riducendo la ricrescita del leccio e di altre specie arbustive in modo considerevole, limitando drasticamente la crescita di alberi e arbusti. «La decisione del parco di classificare il muflone come specie alloctona invasiva contraddirebbe inoltre i suoi stessi studi – ha proseguito Bizzarri – poiché uno studio condotto dal Parco nel 2009 sugli impatti del muflone all’Elba concluse che il grado di incidenza del muflone sulla vegetazione è minimo».

Nella richiesta di archiviazione, il pm ha dichiarato inoltre che la denuncia sarebbe infondata poiché il progetto prevedeva tecniche miste e non solo l’abbattimento come denunciato dalle associazioni.

«Questo non ci risulta – ha detto Sara d’Angelo di Vita da Cani – Nel progetto LetsGgo Giglio è scritto chiaramente, a pagina 46, che l’eradicazione del muflone sarebbe stata per abbattimento. Solo dopo le proteste delle associazioni e dei cittadini, nella primavera del 2021 iniziarono le prime traslocazioni e il Parco poi decise di sospendere gli abbattimenti e di intraprendere sistematicamente i trasferimenti solo a seguito delle nostre proteste e denunce nell'ottobre 2021. La denuncia, dunque, sarebbe più che valida, poiché il progetto originariamente prevedeva esclusivamente l’abbattimento».

Le associazioni chiedono quindi di non archiviare le denunce, e proseguire con le indagini «nominando un consulente di ufficio che confermi l’unicità genetica degli esemplari presenti sull’Isola del Giglio».

«Il caso non può e non deve essere archiviato – ha concluso d’Angelo – L’eradicazione di questi animali con i suoi costi esorbitanti (quasi 400mila euro), l’assenza di prove scientifiche, la mancanza di trasparenza e di inclusione delle associazioni, è diventato il simbolo di una politica ambientale malsana e anacronistica in cui non ci riconosciamo e non vogliamo finanziare con i nostri fondi pubblici».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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