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1 Febbraio 2022
11:14

Addio pellicce anche per Dolce&Gabbana. Ed è molto probabile che non saranno gli ultimi

Dopo Moncler, anche Dolce & Gabbana dice stop all’uso della pelliccia animale in tutte le sue collezioni a partire dal 2022. Ma se a livello etico siamo sodisfatti, con l'arrivo delle pellicce finte dal punto di vista ambientale c'è poco da stare allegri.

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visoni pellicce

La presa di coscienza ambientalista da parte dei luxury brand sembra non fermarsi. E dopo la decisione di Moncler di qualche giorno fa, ecco che anche Dolce & Gabbana dice stop all’uso della pelliccia animale in tutte le sue collezioni a partire dal 2022.

Cominciano ad essere davvero molti i marchi che virano verso una filosofia fur free etica e ambientalista. Lo scorso settembre lo fece il colosso del lusso Kering annunciando che a partire dalle collezioni autunno/inverno 2022, nessuna delle maison del gruppo, tra cui Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, avrebbe più portato in passerella le pellicce animali.  A seguire, poi, si sono accodati Valentino, Armani, Michael Kors, Prada, Versace e Jimmy Choo. Senza dimenticare le aziende della moda fast fashion, come Zara, Mango, H&M, e l’italiana OVS.

Per Dolce&Gabbana, spiegano gli stilisti, il lavoro intrapreso verso un futuro più sostenibile, non può di certo contemplare l’uso della pelliccia animale. Ma, affinché la decisione non impatti sul lavoro dei maestri pellicciai, il brand continuerà a collaborare con questi artigiani nella realizzazione di capi e accessori in eco-pelliccia, alternativa sostenibile, faux fur, che ricorre all’uso di materiali riciclati e riciclabili.

La nuova politica della griffe, è naturalmente supportata dalla Humane Society of the United States e dalla Humane Society International, in conformità con le indicazioni della Fur Free Alliance, la coalizione internazionale composta da più di 50 organizzazioni per la protezione degli animali, ed è stata chiaramente applaudita dalle associazioni animaliste, la Lav, la Lega Anti Vivisezione, in primis, secondo cui il futuro della moda, ormai, non può più prescindere dall’essere sostenibile ed etica. E che sia di lusso o meno, l’utilizzo di  materiali di origine animale, ormai appartiene al passato e agli anni più bui dell’industria dell’abbigliamento. Oggi non è più accettabile non far rientrare nei propri modelli di business, i valori di rispetto per gli animali che sono sempre più radicati nella società.

Dello stesso parere Joh Vinding, presidente della Fur Free Alliance che celebra Dolce & Gabbana per aver terminato ogni associazione con la crudeltà delle pellicce e per essere passata a materiali più umani e innovativi. Il mondo sta cambiando, sostiene Vinding, e marchi come Dolce & Gabbana si stanno giustamente adattando a un consumatore in evoluzione, che vuole che le aziende prendano posizione contro la crudeltà verso gli animali e innovino per un futuro più sostenibile.

Il 2022 segna una svolta per l'industria della pellicceria: non solo per la scelta dei vari stilisti di non utilizzarle più, che si inserisce più in un contesto in cui i brand di moda non sono più visti come semplici produttori di abiti e accessori, ma sono chiamati a gran voce dai social a prendere posizioni di tipo politico, sociale ed etico.

Ma piuttosto per un emendamento alla Legge di Bilancio 2022, entrato in vigore lo scorso 1 gennaio, con il quale il Governo italiano ha messo definitivamente al bando gli allevamenti di animali da pelliccia, come visoni, volpi, cincilla e procioni e obbligando le strutture ancora rimaste tra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo a smantellare tutto entro il 30 giugno 2022, liberando qualcosa di più di 7mila visoni riproduttori allevati in quelle strutture.

Detto questo, se a livello etico il momento è da festeggiare, a livello di tutela dell’ecosistema ambientale, invece non c’è nulla da festeggiare, visto che una delle alternative per sostituire le pellicce è rappresentata dalle pellicce finte, che pur se definite eco-pellicce di eco non hanno assolutamente nulla. Infatti, le fibre sintetiche con cui sono realizzate, di cui molte derivate da combustili fossili, come petrolio e carbone, non sono biodegradabili né riciclabili e impiegano centinaia di anni per decomporsi, nelle discariche, proprio come bottiglie o sacchetti di plastica.

Non tutto è perduto, però, perché c’è chi sta lavorando anche in questo senso. Come per esempio House of Fluff, che da circa cinque anni produce pellicce con materiali biodegradabili o riciclati. O Shrimps, brand londinese fondato da Hannah Weiland, che ha fatto diversa strada per trasformare le pellicce sintetiche in un capo davvero ecologico, ottenendo anche l’appoggio di PETA. O ancora la designer Vika Gazinskaya con il suo marchio ecologico VIKA 2.0 di pellicce realizzate solo con tessuti naturali, come eco-seta ed eco-cotone, il cui processo produttivo avviene senza l'utilizzo di pesticidi.

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Simona Sirianni
Giornalista
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