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28 Gennaio 2022
9:31

Addio al gorilla Ozzie, il maschio più anziano del mondo: ha trascorso la vita in uno zoo

Ozzie aveva 61 anni, un terzo dei quali vissuti in cattività. Era forte e a settembre aveva sconfitto la Covid, ma qualche giorno fa aveva subito un duro colpo: la separazione dall'inseparabile compagna Choomba.

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Era il gorilla maschio più anziano del mondo ed era l’unico sopravvissuto della generazione originale di primati che arrivò allo Zoo di Atlanta nel 1988, anno in cui nella struttura venne inaugurata l’area dedicata alla foresta pluviale. Ozzie aveva 61 anni un terzo dei quali vissuti in cattività a far finta di spegnere candeline davanti agli occhi di adulti e bambini.

Era forte, nonostante tutto, e a settembre aveva sconfitto la Covid, contratta con ogni probabilità da un custode asintomatico. Qualche giorno fa, però, aveva dovuto subire un altro duro colpo: i veterinari dello zoo avevano dovuto sopprimere la sua inseparabile compagna di habitat, Choomba, con cui aveva vissuto 15 anni, a causa dell’irrimediabile deterioramento delle sue condizioni di salute.

Le cause della morte non sono ancora sconosciute e sarà un’autopsia a stabilirle: il gorilla aveva iniziato a mostrare segni di inappetenza giovedì scorso, per poi peggiorare notevolmente nelle ultime 24 ore. Fino a che il suo cuore ha smesso di battere. Viene da chiedersi se l’improvviso addio con Choomba non abbia contribuito a peggiorare il suo stato.

Il «Matusalemme» dello zoo di Atlanta, però, lascia comunque traccia di sé, attraverso dalla figlia Kuchi, i figli Kekla, Stadi e Charlie, la nipote Lulu, la pronipote Andi e il pronipote Floyd, che continueranno a vivere nella struttura di Atlanta. «Questa è una perdita devastante per lo Zoo di Atlanta. Anche se sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, la tristezza che proviamo per la perdita di una leggenda è profonda», ha dichiarato il presidente del parco, Raymond B. King.

Se Ozzie era il gorilla maschio più anziano del mondo, per quanto riguarda invece l'universo femminile il record spetta a Fatou, 64 anni, che vive allo zoo di Berlino, e Helen, 63 anni, «decana» dello zoo di Louisville in Kentucky.

Il gorilla è a rischio estinzione

Secondo l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), nell'ultimo quarto di secolo, la popolazione mondiale dei gorilla, in alcune aree dell'Africa occidentale, è diminuita del 60 per cento, con picchi fino al -90 per cento. Le cause sono note e sono il bracconaggio, che colpisce il gorilla in particolare per via della sua carne, alimento ricercatissimo nei mercati clandestini di molti Paesi e venduto a prezzi elevatissimi, la perdita di habitat a causa della deforestazione con circa 4 milioni di ettari di foreste in Africa abbattute ogni anno, e l'emergere di nuove malattie.

Tali minacce hanno fatto sì che tutte le specie esistenti, ovvero il gorilla occidentale (Gorilla gorilla) con le sue due sottospecie ovvero il gorilla occidentale di pianura e il gorilla di Cross River, e il gorilla orientale (Gorilla beringei), anch’esso con le rispettive due sottospecie conosciute come il gorilla orientale di pianura (Gorilla beringei graueri) e il gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), siano state introdotte nella lista rossa delle specie a rischio estinzione.

Nonostante tutto questo, però, la situazione oggi è leggermente migliorata. Almeno per la popolazione dei gorilla di montagna che, infatti, è tornata a crescere. E a confermare la buona notizia è una indagine condotta nel Parco Nazionale del Bwindi in Uganda e nella vicina Riserva Naturale di Sarambwe, nella Repubblica Democratica del Congo. In quest’area di 340 chilometri quadrati, il numero di individui è salito a 459, rispetto ai 400 stimati nel 2011.

Il buon risultato ottenuto grazie agli sforzi di conservazione fatti, però, non deve assolutamente far fermare, secondo Anna Behm Masozera, direttrice dell’International Gorilla Conservation Programme (Igcp), perché i gorilla di montagna stanno ancora affrontando molte minacce e come sottospecie dovranno sempre essere protetti, mentre il loro habitat e il turismo dovranno essere ben gestiti. L’indagine rivela infatti che, pur se i gorilla dell’area Bwindi-Sarambwe sono aumentati, le attività umane illegali non sono invece affatto diminuite.

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Simona Sirianni
Giornalista
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