A fuoco l’auto di un volontario anti-bracconaggio nel Bresciano: «Un vile atto intimidatorio»

A denunciare l’accaduto contro un volontario che si occupa di antibracconaggio in Lombardia è un folto gruppo di associazioni animaliste, che oltre a condannare il gesto intimidatorio avvenuto nel bresciano, chiedono il massimo impegno istituzionale per identificare gli autori.

27 Ottobre 2023
16:38
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Ha visto l'auto andare in fiamme a causa della sua opera di anti bracconaggio sul territorio. È la terribile esperienza vissuta da un volontario lombardo che è stata resa pubblica dall'intervento delle maggiori associazioni di tutela animale italiane.

A denunciare l’accaduto sono le associazioni CABS, ENPA, LAC, LAV, LEIDAA, LEGAMBIENTE, LIPU BIRDLIFE ITALIA, LNDC ANIMAL PROTECTION, FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA, OIPA e WWF ITALIA che oltre a condannare, chiaramente, il misfatto intimidatorio avvenuto nel Bresciano, chiedono il massimo impegno istituzionale per identificare gli autori del vile gesto.

I gruppi animalisti non perdono occasione di sottolineare la gravità dell’avvenimento che però non sarebbe casuale «perché avvenuto poco dopo l'aggressione subita da una guardia volontaria del WWF da parte di un cacciatore durante un controllo». Un’escalation, ritengono le associazioni che «trova una diretta responsabilità nell’azione di alcuni settori del mondo venatorio che invece di educare i cacciatori al rispetto delle leggi e dell'ambiente, ricorrono spesso a promesse di ogni tipo per influenzare la politica, ottenendo l'approvazione di leggi che hanno il solo obiettivo di aggirare o cancellare ogni misura di tutela».

Un crescendo di violenza dovuta anche al nulla fatto dal nuovo Governo «per intensificare i controlli e le sanzioni contro bracconieri e trafficanti di animali», il quale al contrario ha invece «ridotto gli strumenti normativi a disposizione delle forze dell'ordine e della Magistratura per contrastare il fenomeno», ottenendo come risultato non solo provvedimenti dannosi per l’ambiente e la natura, ma anche la creazione di un clima di ostilità che non fa bene a nessuno.

Ma, l’atto di accusa non è finito, perché ad essere al centro di questo clima di violenza è il mondo venatorio che, insieme ai produttori di armi e munizioni «detta le agende della politica facendosi forte del ricatto elettorale, mentre le associazioni ambientaliste sono volutamente escluse dai principali tavoli di discussione». Tornando alla Lombardia, che secondo le associazioni è un esempio emblematico di questa preoccupante deriva essendo una delle aree del Paese con il più alto tasso di bracconaggio, confermato dal recente Rapporto Zoomafia, il Consiglio Regionale somiglierebbe sempre di più «ad un comitato di caccia, considerata la mole di proposte di legge tutte orientate ad impedire i controlli e proteggere i bracconieri presentate in palese conflitto d'interesse, essendo cacciatori o ex dirigenti venatori».

E gli esempi non mancano: si pensi, ad esempio, alla legge che elude i controlli sanitari sulla selvaggina consegnata dai cacciatori ai ristoranti oppure alla recente sanatoria per migliaia di uccelli utilizzati come “richiami vivi” e illegalmente catturati in natura, oggetto di traffici illegali dal valore di milioni di euro.

Se le accuse e gli inviti a fare qualcosa verranno ascoltati non è dato sapersi, certo è però che coloro che si occupano degli animali tutti e giorni e di tutto ciò che gira intorno a loro, compresa una pacifica convivenza con l’essere umano, non smetteranno mai di chiedere alle istituzioni «l’impegno e lo sforzo di riportare la legalità nel mondo venatorio, per restituire serenità ai volontari antibracconaggio, nonché per garantire il rispetto della Costituzione e delle leggi che tutelano l’interesse pubblico alla conservazione della biodiversità».

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Simona Sirianni
Giornalista
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