video suggerito
video suggerito
1 Maggio 2022
16:00

A Cocullo torna la Festa dei Serpari, l’antica tradizione legata ai serpenti (che punta a tutelarli)

Il primo maggio a Cocullo, in Abruzzo, si celebra San Domenico: gli ofidi catturati dalle tane vengono portati in chiesa e in processione e poi rimessi in libertà. Luci e ombre di questa tradizione.

3 condivisioni
biacco
Un biacco

Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia di Covid-19, in tutta Italia si tornano a celebrare feste e manifestazioni legate alla tradizione. In Abruzzo, in particolare, il Primo Maggio ce n’è una dedicata ai serpenti: la Festa dei Serpari, candidata come patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

L’evento – più un rito, che una festa – è antichissimo, e prima della pandemia molto partecipato non soltanto dagli appassionati ma anche dai curiosi. Non stupisce, tenuto conto che vede il piccolo borgo di Cocullo, in provincia dell’Aquila, venire “invaso” per un giorno dai serpenti. Che vengono portati davanti all’altare dedicato a San Domenico, monaco e abate benedettino protettore dai morsi dei serpenti, dalle febbri e dalla rabbia, e lasciati liberi di esplorare la chiesa, senza venire toccati. I contadini che partecipano alla processione li reggono inoltre tra le mani e li lasciano strisciare sui loro corpi e anche sulla statua del santo.

Serpari e scienziati insieme per proteggere i serpenti

Questa festa tradizionale, come detto, è molto sentita sia tra gli abitanti della zona sia tra gli appassionati di serpenti, e ha suscitato le proteste da parte di alcune associazioni animaliste, visto che i rettili vengono estratti dalle loro tane e catturati appositamente qualche settimana prima per essere tenuti in cattività e nutriti sino al rito. Al termine del quale vengono reimmessi in natura. Sono principalmente esemplari di biacco, biscia dal collare, cervone e saettone, non velenosi e autoctoni, specie che in Abruzzo sono protette da quasi vent’anni grazie alla legge 50 del 7 settembre 1993 in materia di “Primi interventi per la difesa della biodiversità nella Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore”.

Per la fauna selvatica indicata negli allegati, tra cui figurano anche i serpenti al centro della festa dei serpari, è vietata ogni forma di cattura, di asportazione dall'habitat naturale, di maltrattamento, di detenzione in cattività e di uccisione”. Il ministero dell’Ambiente ha però concesso una deroga per la festa dei serpari in ragione dell’elevato valore culturale associato a questa tradizione. La comunità di Cocullo dal canto suo si è impegnata a mantenere viva la tradizione della festa costruendo però anche un percorso che tuteli e si prenda cura della salute di questi rettili, così importanti per tutte le persone che vivono nel paese.

Nel 2007 è quindi nato un progetto di conservazione che vede uniti erpetologi e serpari in uno scambio reciproco di informazioni. Il progetto, portato avanti in collaborazione con la Società Erpetologoca Italiana e la Comunità Europea, prevede la verifica annuale dello stato di salute degli animali catturati e utilizzati per la festa, l’avvio di un’indagine ecologica sul campo che consenta di verificare la distribuzione della specie nel territorio di Cocullo e il loro status di conservazione.

Un altro obiettivo, come spiega l’Associazione Alfonso M. Di Nola, che gestisce tutto ciò che ruota intorno alla tradizione, è l’ottimizzazione delle condizioni di stabulazione dei serpenti, divulgando l’applicazione di idonee metodologie di terraristica, acquistando terrari di standard elevato, il tutto mirato al mantenimento dell’integrità degli individui garantendo loro una minimizzazione dell’eventuale stress nel periodo di cattività e uno status fisico e di salute ottimale al momento del rilascio in natura.

Ai serpenti è stata inoltre dedicata una mostra organizzata dal Comune: «I serpenti che ogni anno, da secoli, adornano la statua del santo sono animali minacciati dalle trasformazioni dei loro habitat naturali ma anche da una serie di false informazioni legate a leggende rurali e culturali arrivate fino al giorno d’oggi – spiegano dall’associazione Alfonso Di Nola – Dare informazioni ai visitatori che permettano di conoscere  meglio un gruppo di animali fondamentale per gli equilibri degli ecosistemi. Il progetto di conservazione risponde alla richiesta mondiale di arrestare la perdita di biodiversità fornendo il proprio contributo a livello locale, tangibile, concreto».

La leggenda di San Domenico e dei “ciarmatari”

Come raccontano sul sito VisitAbruzzo, la festa trae ispirazione da Marso, secondo la leggenda figlio di Ulisse e della maga Circe. Marso fu il capostipite dei Marsi, una popolazione italica di lingua osco-umbra, affine agli Umbri e ai Sanniti, che risiedevano fin dal I millennio a.c. nella zona della Marsica, il territorio della provincia dell’Aquila. Plinio racconta che i Marsi avessero l’abilità di «incantare le serpi» e che «con la loro saliva ne medicavano le morsicature, e co' loro incantesimi li facevano crepare».

Intorno al mille la leggenda del vecchio  Marso rivive in chiave cristiana, e passa in quella del santo abate di Cocullo: San Domenico diviene il nuovo patrono dei serpenti e di tutti gli animali velenosi o arrabbiati. Nel giorno della sua festa, il primo maggio, i fedeli arrivano da ogni parte dell’Abruzzo e anche da altre regioni per vedere i serpenti, «miti come animali domestici», che si lasciano prendere senza mordere. Quelli più grandi come detto vengono portati davanti all'altare di San Domenico e poi lasciati liberi nella chiesa.

Si dice inoltre che San Domenico, nel partire da Cocullo per fondare altri conventi, lasciò un suo dente molare e un ferro della sua mula per proteggere gli abitanti del piccolo borgo dagli animali rabbiosi e velenosi, di cui quel territorio era pieno. La tradizione continua ancora oggi: esistono i “ciarmatari”, che vanno in giro per immunizzare le persone, che fanno mordere da un serpente, applicando poi sulla ferita "la pietra di San Domenico". Le persone cosi “ciarmate” non possono ammazzare alcun tipo di serpente, perché perderebbero la immunità dai loro morsi, e conservano la facoltà di prenderli solamente col dire: «Férmete bellucce,  n' nome de Sande Dumineche de Coculle», ovvero «Fermati serpe, nel nome di San Domenico di Cocullo».

Avatar utente
Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social