SAI Sanctuary, così Pamela e Anil hanno salvato la foresta e gli animali indiani

Hanno trasformato un terreno arido in un meraviglioso paradiso terrestre. Loro sono Anil e Pamela, marito e moglie che hanno dedicato trent’anni della loro vita a far rifiorire 300 acri, ripopolando la foresta con centinaia di specie animali che avevano abbandonato la loro casa, distrutta dall’intervento dell’uomo. Grazie al loro intervento, questo pezzo di terra situato nel distretto di Kodagu, in India, è rifiorito una seconda volta.

29 Dicembre 2020
16:00
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Hanno trasformato un terreno arido in un meraviglioso paradiso terrestre. Loro sono Anil e Pamela, marito e moglie che hanno dedicato trent’anni della loro vita a far rifiorire 300 acri, ripopolando la foresta con centinaia di specie animali che avevano abbandonato la loro casa, distrutta dall’intervento dell’uomo. Grazie al loro intervento, questo pezzo di terra situato nel distretto di Kodagu, in India, è rifiorito una seconda volta.

«Abbiamo deciso tempo fa che non avremmo avuto figli, ma siamo circondati da animali che è come se fossero dei nostri figli adottivi. Volevamo proteggere questa foresta e mantenerla in vita nel tempo». Nel 1991, il dottor Anil Malhotra e sua moglie hanno acquistato questo terreno abbandonato dagli abitanti che avevano rinunciato a prendersene cura, viste le condizioni disastrose in cui era il loro territorio. In 40 anni, infatti, il disboscamento ha ridotto le foreste dall’86% al 16%, con drammatiche conseguenze per l’intero ecosistema: «Correnti e fiumi hanno origine dalle foreste, ed è per questo che il Tungabhadra e gli altri si stanno asciugando e il motivo per cui anche il Gange ha ridotto drasticamente le proprie dimensioni è a causa della deforestazione».

In quell’inferno senza vita, Anil e Pamela hanno fondato il SAI Sanctuary, un’organizzazione no-profit finalizzata alla tutela e salvaguardia dell’ambiente. In questo Eden risorto dalle sue ceneri, i due coniugi hanno imposto delle regole inflessibili: nessun albero sarebbe stato più abbattuto e nessun essere vivente avrebbe mai più sofferto.

Col passare del tempo il loro santuario si è ripopolato di ogni specie: dai mammiferi agli animali da fiume e rettili, fino a altre specie a rischio d’estinzione. Attualmente, il Sai Sanctuary ospita anche 305 specie di uccelli certificate, ma uno degli animali che più contribuisce alla salvaguardia di questo micromondo è l’elefante: «La prima foto in assoluto che ho fatto a degli elefanti l’ho scattata di notte – spiega Pamela -. Avevano un cucciolo con loro, è stato molto dolce. Ci sono almeno trenta tipi di alberi che dipendono dagli elefanti per crescere, perché i loro semi sono così grandi che solo gli elefanti possono ingoiarli e digerirli».

La simbiosi tra animali e natura è diventata la nuova fonte della vita di un paradiso che sembrava perduto: «Le persone pensano che gli animali abbiano bisogno della foresta. In realtà – spiega ancora Anil – hanno bisogno gli uni degli altri. La foresta offre agli animali cibo e rifugio, mentre gli animali garantiscono la rigenerazione della foresta».

Quando hanno iniziato, Pamela e Anil potevano contare su 55 acri di terreno. Oggi, dopo quasi trent’anni dall’inizio del loro sogno, il SAI Sanctuary si estende su una superficie di 300: «Superate le vostre paure e abbiate rispetto per la forza degli animali. Loro forse non capiscono le nostre parole, ma sicuramente conoscono i nostri sentimenti», ha concluso Pamela Malhotra.

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