Le immagini selvagge di Sharon Vanadia, fotografa naturalista: «Giorni, settimane o anni di lavoro dietro una foto»

Sin da bambina il suo amore per la natura l’ha spinta ad ammirarne le meraviglie e quando a 13 anni le è stata regalata una reflex, ha deciso che nella vita avrebbe fotografato gli animali. Il suo nome è Sharon Vanadia ed è una fotografa naturalista, oltre che una dottoressa in biodiversità e gestione degli ecosistemi.

8 Giugno 2022
20:00
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«Per me ogni animale è bello perché ognuno mi ha trasmesso delle emozioni diverse e per ognuno ho dei ricordi bellissimi. Dietro una singola foto ci possono essere giorni, settimane o anche anni di lavoro, tra monitoraggio, studio del soggetto, studio del luogo e tanta fortuna, perché come sappiamo la natura è imprevedibile ed è proprio questo che mi spinge a tentare e a riprovare ogni volta». È questo in sintesi il senso profondo della esperienza di vita straordinaria che Sharon sta vivendo. Sono stati i suoi genitori genitori, che le hanno sempre insegnato a rispettare e amare ogni essere vivente e non, a trasmetterle la sua passione per la natura. Inizialmente, poco dopo aver ricevuto la sua prima macchina fotografica, si dedicò a fotografare gli insetti con il suo obiettivo macro, ma ben presto passò al teleobiettivo, perché decise di immortalare dei soggetti un po’ meno “semplici”. Come lei stessa ci racconta, «da quel momento in poi ho iniziato a girare soprattutto nelle zone intorno a casa, cercando di fotografare più animali possibili. Poi con i miei studi mi sono appassionata sempre di più alla fotografia naturalistica e infatti oggi è diventata il mio lavoro».

Partendo dai capanni fotografici delle oasi vicine, apposite strutture per mimetizzarsi e scattare, Sharon ha imparato sempre di più sulle specie che riusciva a osservare e ritrarre, ma ancor di più ha appreso che lo strumento più importante per un fotografo naturalista è uno: la pazienza. È così, infatti, che Sharon racconta la sua routine e i tratti salienti del suo lavoro: «La giornata tipo di un fotografo naturalista parte di solito due o tre ore prima dell'alba o del tramonto perché alba e tramonto coincidono con i momenti di maggiore attività degli animali, quindi è molto importante arrivare prima. Dopo aver scelto il luogo dell'appostamento si aspetta magari anche quattro, cinque, sei ore, di solito anche senza vedere animali. Prima di ogni scatto c'è sicuramente il benessere e la salute dell'animale stesso e quindi per minimizzare il disturbo è importante conoscere benissimo il luogo in cui si va a fotografare e le abitudini e il comportamento dell'animale che andiamo a fotografare. I momenti più difficili del mio lavoro sono di solito legati alle condizioni climatiche. Infatti mi trovo spesso a scattare o comunque fare trekking sotto forti nevicate o forti piogge o anche sotto giornate molto soleggiate».

Spesso Sharon ha bisogno di mimetizzarsi e rimanere molto distante per fotografare, ma nonostante questo, riesce a stabilire un contatto con gli animali che va ben oltre il semplice studio e diventa una vera e propria sintonia in base a cui comprendere lo stato d’animo di ciascuna creatura. Secondo Sharon «ogni animale ha le proprie caratteristiche e di solito mi emoziono più per il loro lato etologico o per le loro particolarità rispetto al lato estetico. Infatti, ad esempio, in Sudafrica uno degli incontri che mi ha emozionato maggiormente è stato con l'uccello segretario, o anche detto serpentario, che non è un uccello propriamente bello, ma che è molto particolare e proprio per questo mi ha emozionato molto». La passione per il suo lavoro la spinge a viaggiare in lungo e in largo a tutti i costi e quando, a causa della pandemia da Covid-19, il suo viaggio per il Sudafrica stava per saltare, Sharon ha deciso di salire in fretta e furia sul primo volo disponibile, facendo i bagagli in una sera. Dopotutto è lei la prima a vederla così: «La mia vita è un viaggio continuo. Organizzando tour fotografici naturalistici, mi trovo fondamentalmente a viaggiare tutto l'anno. Le mete dei miei viaggi solitamente vengono scelte in base agli animali che cerco».

Dall'esperienza sudafricana di Sharon emerge il grande valore del rapporto tra uomo e animale reso possibile da un approccio rispettoso e consapevole. In Sudafrica gli animali non temono l’uomo, perciò si avvicinano senza problemi. E laddove per lei questa è stata un’occasione per scattare molto più da vicino e in libertà, è per tutti un esempio di quale incanto ci possa donare la natura se ce ne prendiamo cura. «Il nostro pianeta è la nostra casa, ma è anche la casa di tutti gli esseri viventi e non viventi che ospita. Ognuno di essi va tutelato e va rispettato. Il consiglio che posso darvi è quello di esplorare e guardarsi intorno, perché di solito ci si perde nel caos di una città o comunque nella vita frenetica di tutti i giorni e non ci rendiamo conto di quanta bellezza abbiamo nel nostro pianeta, quindi esplorate, perché magari anche il parco dietro casa può riservarvi delle sorprese bellissime».

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