Le immagini del lupo Leonardo tornato al suo branco dopo il radiocollaraggio catturate dalla fototrappola

Il lupo Leonardo è stato radiocollarato nell'ambito del progetto di monitoraggio della specie in Veneto e, pochi giorni dopo, è stato ripreso da una fototrappola intento a consumare una preda insieme al suo branco.

3 Febbraio 2023
18:22
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Sono bastati quattro giorni al lupo Lenoardo per tornare al suo branco dopo il radiocollaraggio effettuato lo scorso 23 gennaio dal team del progetto di "Gestione proattiva dei lupi in Veneto".

A testimoniare il ritorno è stato il video ripreso da una fototrappola posizionata da Fabio Dartora, tecnico faunistico e collaboratore del progetto che, da tempo, si occupa di sostenibilità e gestione dei conflitti tra i grandi carnivori e le attività antropiche legate alla zootecnia.

«Leonardo è un maschio subadulto che è rimasto con i suoi genitori per ricoprire il ruolo dell'helper all'interno del branco, ovvero colui il quale aiuta nell'allevamento dei cuccioli nati negli anni successivi – spiega Dartora a Kodami – La zona in cui si muovono questi lupi è localizzata tra il monte Cesen e il Tomatico, ovvero a cavallo tra la provincia di Treviso e quella di Belluno».

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Il momento della cattura di Leonardo per il radiocollaraggio
©Duccio Berzi

Il video che accerta il ritorno di Leonardo è un documento che dimostra come l'animale abbia impiegato poco tempo per ricongiungersi con i suoi simili: «Ogni animale ha una sua individualità che lo porta a reagire diversamente alla cattura e all'anestesia, ma nella maggior parte dei casi tornano al branco in poco tempo. Accorgerci che anche per Leonardo sono bastati alcuni giorni rappresenta certamente una buona notizia», spiega l'esperto.

Cosa ci racconta questo video?

Il video dei lupi riprende il momento della consumazione di una preda e ciò non è assolutamente un caso, bensì la conseguenza dell'attento lavoro di monitoraggio che viene svolto in seguito alla liberazione dei soggetti.

Il team del progetto, infatti, si impegna per filmare il prima possibile i lupi che vengono rilasciati. «Osservando i primi dati del radiocollare di Leonardo avevo notato che si era fermato per più di un'ora nello stesso luogo. Ho deciso quindi di andare io stesso sul posto il giorno successivo e ho individuato il corpo di una cerva predata e, per la maggior parte, già consumata da più di due lupi – spiega l'esperto – Ho posizionato quindi la fototrappola ed è bastato un giorno per confermare che Leonardo si trovava lì insieme agli altri».

Oltre a dare un importante segnale positivo per quanto riguarda il suo stato di salute, il video catturato lo scorso 26 gennaio permette anche di osservare attentamente i comportamenti dei lupi che si apprestano a mangiare.

«Dalle immagini otteniamo alcune informazioni sui soggetti, ma non bisogna dimenticare si tratta di un'interpretazione umana – spiega Dartora – Per primi arrivano due giovani molto eccitati e scodinzolanti che, senza prestare troppa attenzione, iniziano subito a consumare. Poi arriva Leonardo, che essendo più adulto e saggio rispetto a loro, mangia più con calma e cautela. Solo in seguito arriva il maschio riproduttivo, con la coda dritta, consapevole di dover controllare la sicurezza della zona. Si guarda intorno, annusa e controlla: quando si tratta di risorse alimentari, è ben consapevole di dover agire con attenzione».

Il progetto di  gestione proattiva del lupo

Il progetto di gestione proattiva del lupo in Veneto è coordinato da Marco Apollonio, Responsabile scientifico del Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università degli studi di Sassari. L'obiettivo dei ricercatori è quello di ottenere quante più informazioni possibili sulle abitudini dei lupi, nell'ottica di diffondere in maniera trasparente i dati che li riguardano e riuscire così a ridurre i conflitti con l'uomo e l'impatto che la presenza di questo grande carnivoro ha sulle attività umane.

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Liberazione di Leonardo ©Duccio Berzi

Michele Zanni, coordinatore della raccolta dati sul campo, si dice molto soddisfatto e a Kodami commenta: «Leonardo è l'ottavo lupo radiocollarato nell'ambito di questo progetto. Da poco abbiamo iniziato anche una collaborazione con il Parco delle Dolomiti Bellunesi e il Parco delle Foreste Casentinesi – e aggiunge – La telemetria ci permette di scoprire elementi importanti sull'etologia e sull'utilizzo del territorio di questa specie che, anche per via della sua densità demografica, in questa zona risulta avere un home range ridotto rispetto a quanto ci saremmo aspettati. I lupi continuano a stupirci e stravolgere le nostre ipotesi».

L'importanza che il team del progetto dà al tema della coesistenza è evidenziato anche dallo stesso nome che è stato dato all'ultimo soggetto radiocollarato. «Molto tempo fa avevo prestato una fototrappola a un ragazzo del posto che è sempre stato molto appassionato di fauna selvatica – racconta Dartora –  É  stato proprio lui a riprendere per la prima volta questo branco a fondovalle nei pressi di Feltre, aiutando in maniera importante i nostri lavori. In seguito a questo evento, di tanto in tanto, ci ha anche accompagnati. Ho deciso quindi di dare il suo nome a questo lupo, nella speranza che il giovane si riveli in futuro un adulto sensibile alla convivenza con questa specie».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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