episodio 3

I superpoteri delle renne di Babbo Natale che hanno ispirato Rudolph: come fanno a sopravvivere al freddo polare?

Grazie al suo naso rosso, la renna Rudolph riesce a guidare Babbo Natale sulla sua slitta durante la tempesta. La storia di Rodolph è frutto della fantasia di Robert L. May, ma anche le vere renne hanno dei "superpoteri"

25 Dicembre 2022
9:26
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Rudolph, la famosa renna dal naso rosso, è in realtà una trovata pubblicitaria – un po’ come il Babbo Natale tutto rosso e pacioccone della Coca Cola. Marketing o no, però, il punto è un altro: trainare una slitta volante e illuminare il percorso col suo naso splendente non sono le cose più sorprendenti che Rudolph può fare. Non serve infatti volare con la fantasia per restare stupefatti dalle capacità delle renne, che possono cambiare colore degli occhi e trasformare i loro zoccoli a seconda delle stagioni.

La storia di Rudolph, la renna dal naso rosso

Rudolph la renna dal naso rosso sarà pure stata una trovata pubblicitaria, ma ha comunque una storia commovente alla spalle. Infatti l’autore, Robert May, per scrivere la storia si è ispirato alla sua infanzia, quando veniva bullizzato: proprio come Rudolph, emarginato dalle altre renne per via del suo naso particolare. Il libro veniva regalato in una catena di grandi magazzini negli Stati Uniti per attirare clienti ed ebbe un successo strepitoso fin dal primo anno di pubblicazione, il 1939. Il messaggio era semplice, ma potente: la renna Rudolph trova la sua forza proprio nella diversità che lo contraddistingue, incoraggiando l’autostima e l’inclusione tra i bambini. È infatti il naso rosso e luminoso di Rudolph che riesce a guidare Babbo Natale in una tempesta di neve, salvando così il Natale. Questa fondamentale caratteristica rischiava addirittura di essere cancellata, perché il naso rosso poteva far pensare al classico ubriacone dal volto paonazzo. Ma il design tenero e vivace della renna alla fine conquistò tutti.

I palchi delle renne, un cancro "buono"

Se potessimo osservare Rudolph nell’arco di un anno, la trasformazione più incredibile sarebbe senza dubbio quella dei palchi – le “corna” delle renne, come vengono spesso chiamate erroneamente. Sono una caratteristica unica della famiglia dei cervidi, di cui fanno parte renne, cervi e alci: le renne, poi, sono un’eccezione, perché nel loro caso i palchi li hanno non solo i maschi, ma anche le femmine. Lo sviluppo dei palchi è diverso nelle varie sottospecie di renna, ma, semplificando, possiamo dire che, negli esemplari maschi, cadono e ricrescono ogni anno. Immaginiamo quindi di osservare una renna a partire da febbraio, quando i nuovi palchi iniziano a spuntare. Questa crescita andrà avanti fino ad agosto, a ritmi impressionanti, circa 1-2 cm al giorno! Durante questa fase i palchi sono ricoperti da un sottile strato di velluto, dove passa molto sangue, cosa che ne accelera la crescita. Quando le corna raggiungono la dimensione massima il velluto cade e le renne sono pronte per la stagione riproduttiva: dovranno scontrarsi con gli altri maschi incrociando i palchi per riuscire ad accoppiarsi con le femmine. Entro la fine dell’anno, poi, i palchi cadono e il ciclo ricomincia.

I palchi si distinguono dalle corna per la loro composizione. I palchi sono delle vere e proprie formazioni ossee, che crescono dalle ossa frontali del cranio dell’animale e quando cadono sono anche un’ottima fonte di nutrimento per altri animali. Le corna sono invece composte di cheratina, la stessa sostanza di cui sono fatti capelli e unghie, anche se ovviamente in una composizione molto più dura e compatta. Tra l’altro, a differenza dei palchi che cadono ogni anno, le corna durano tutta la vita e, se rotte, non ricrescono. Ma la caratteristica più sorprendente dei palchi è che la loro crescita attiva gli stessi geni che si trovano nelle cellule cancerogene: sono una sorta di “cancro sotto controllo”, che gli studiosi stanno esaminando per capire se si possa ricavarne un aiuto in campo medico.

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Peli vuoti, super-nasi e occhi cangianti

Ma nella fredda notte di Natale, quando è in giro con le altre renne a portare i regali, Rudolph come si protegge dal freddo? Sopra a un primo strato normale di peluria, le renne hanno infatti un secondo strato di peli vuoti, come dei tubicini. Questo le aiuta a trattenere meglio il calore e anche a galleggiare bene – sono infatti anche ottime nuotatrici! In più, hanno un naso super sofisticato che riscalda l’aria gelida prima che arrivi ai polmoni. E visto che vivono nella regione artica, dove più o meno per metà anno è giorno e metà anno è notte, pure la loro vista si è dovuta adattare. Infatti, durante il periodo estivo, quando c’è luce, le renne hanno gli occhi di un marrone dorato, tipico di molti mammiferi. Ma appena arriva l’inverno, e quindi con il buio diventa più difficile vedere, gli occhi delle renne diventano di un blu intenso. È una caratteristica unica tra i mammiferi e consente loro di vedere meglio perché l’occhio blu riflette meno luce e quindi sfrutta appieno la poca illuminazione presente. Le renne, poi, possono anche vedere la luce ultravioletta e grazie a questi occhi super-potenti per loro è molto più facile trovare cibo ed evitare i predatori in un ambiente dove è quasi tutto bianco a causa della neve.

Zoccoli che si trasformano

La neve rende complicato non solo vedere, ma anche muoversi. Per questo gli zoccoli delle renne funzionano come delle ciaspole: essendo spessi e larghi spostano facilmente la neve e sono anche comodi per scavare o spaccare il ghiaccio per trovare da mangiare – le renne sono particolarmente ghiotte di un lichene che si trova nelle zone fredde, che è stato appunto ribattezzato lichene delle renne. Comunque, lo zoccolo della renne è una sorta di coltellino svizzero, adatto a ogni occasione. Più precisamente, sotto gli zoccoli ci sono dei cuscinetti che cambiano a seconda delle stagioni. Quando la stagione più fredda passa e le nevi si sciolgono, il terreno si fa più umido e paludoso. Per avere una presa migliore sul terreno, i cuscinetti, da che erano duri e compatti, diventano più morbidi e spugnosi per permettere alle renne di camminare meglio su un terreno più instabile. Se aggiungiamo che lo spessore e il colore del pelo può cambiare in base alla stagione, siamo di fronte a un animale che compie una vera e propria trasformazione durante l’anno.

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La migrazione delle renne

Forse non tutte le renne girano il mondo in una notte come Rudolph per portare regali, ma alcune di loro sono comunque abilissime viaggiatrici. Piccola parentesi, esiste un grande numero di sottospecie di renne, a seconda dell’area geografica: possiamo distinguerle in renne dei boschi e renne della tundra e differiscono per abitudini e caratteristiche fisiche. Tornando ai viaggi, i caribù – che è come chiamano le renne in Nord America – affrontano ogni anno la più lunga e spettacolare migrazione via terra conosciuta – più di 5000 km di distanza percorsa. Più o meno a marzo, centinaia di migliaia di esemplari si mettono in marcia quando le femmine sono incinte. Partono dalla regione sub-polare per arrivare qui, nella regione del North Slope, dove daranno alla luce i piccoli. E poi, ad agosto, scendono di nuovo a sud. Pensate che i maschi riescono a coprire anche 50km in un giorno!

Le renne, una specie a rischio estinzione

È ormai dall’inizio dell’800 che si parla di renne volanti che aiutano Babbo Natale, ben prima di Rudolph quindi. Se andiamo avanti così, però, la slitta più amata dai bambini rischia di restare a terra. Negli ultimi anni, infatti, la popolazione delle renne è drasticamente diminuita, soprattutto a causa del riscaldamento globale. Il contesto in cui le renne sono abituate a vivere sta cambiando rapidamente, causando la morte di sempre più esemplari. Le renne, animali fantastici e sorprendenti come abbiamo visto, sono quindi una ragione in più per fare qualcosa per mitigare i cambiamenti drammatici che il nostro mondo sta attraversando.

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