episodio 12

Gli animali sentono in anticipo il terremoto? La risposta della scienza

Cani che ululano, serpenti che strisciano fuori dalle tane, gatti che si radunano in strada: sono tanti gli episodi che ci fanno pensare che gli animali possano prevedere i terremoti. Ma è davvero così? In questo video facciamo chiarezza sull'argomento insieme a Andrea Moccia di Geopop.

27 Marzo 2023
20:00
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In un video di sorveglianza diventato virale sui social dopo il terremoto in Turchia del 6 febbraio, c'è un cane che all'improvviso si mette a ululare. Chi lo ha diffuso ha scritto che il cane si trovava in una delle zone colpite dal sisma e che avrebbe avvertito la scossa un poco prima che tutto cominciasse a tremare. Ma quanto c’è di vero in questo? Innanzitutto non possiamo dire con certezza se il cane sta davvero abbaiando a causa del terremoto. Quello che però ci interessa approfondire, con il contributo del direttore di Geopop, Andrea Moccia, è la domanda che si pongono tutti: un cane, ma in generale gli animali, possono davvero “prevedere” un sisma?

Pensate quanto potrebbe essere grande la scoperta che gli animali possano davvero prevedere i terremoti, in primis perché non esiste oggi nessuna tecnologia in grado di prevederli. L’idea che gli animali avvertano un sisma dandoci il tempo di prepararci, ovviamente piace a tutti e sarebbe una svolta. Ma – attenzione – non esiste alcuna evidenza scientifica su questa possibilità. Per questo la comunità scientifica è molto divisa tra chi non vuole sbilanciarsi assolutamente e chi invece ha provato ad avanzare delle correlazioni tra alcuni comportamenti anomali e i terremoti che sono seguiti. Anche perché di “testimonianze” ne sono state tramandate a bizzeffe, addirittura nell’ordine di millenni fa.

«È molto importante chiarire un aspetto onde evitare fraintendimenti – conferma Andrea Moccia – Dal punto di vista scientifico non c'è alcuna dimostrazione che alcuni comportamenti animali riescano a prevedere i terremoti. Su questo non c'è alcun dubbio e nessun geologo direbbe il contrario. Ad oggi ci sono degli studi sul comportamento animale in relazione ai terremoti. Ma il fatto che esistano questi studi non significa che gli animali percepiscono i terremoti. Bisogna prima dimostrarlo. Fino a quel momento è importante non fare confusione, perché oggi basta niente per fare disinformazione e creare fake news».

Come gli animali "prevedono" i terremoti?

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 In Rete possiamo trovare numerosi video di cani che pochi secondi prima di una scossa ululano o scappano; in questo caso gli scienziati hanno approfondito un’altra capacità degli animali, ovvero quella di percepire prima di noi un terremoto. Uno studio italiano del 2018, pubblicato dalla ricercatrice Giovanna De Liso sull’Open Journal of Earthquake Research, indaga proprio sulle vocalizzazioni, come gli ululati dei cani, e su altri comportamenti anomali degli animali che si verificano tra i 40 e 70 secondi prima di una scossa. Secondo questi studi, gli animali avvertirebbero le Onde P dei terremoti, che noi non siamo in grado di percepire. Gli esseri umani infatti sarebbero in grado di avvertire solo le Onde S. Ma che cosa sono queste onde?

«Si chiamano onde P,  come “prime” o “primarie”, perché quando avviene un terremoto sono le onde che si propagano più velocemente e che i sismografi rilevano prima – chiarisce Moccia – Immaginate una gara tra una Ferrari e una 500. Le Onde P sono la Ferrari, le Onde S sono la 500. Il movimento delle Onde P è longitudinale, parallelo alla direzione dell’onda, comprimono ed espandono il terreno come una fisarmonica. Le onde S, o “secondarie” – la 500 per intenderci – arrivano dopo rispetto alle onde P, perché sono perpendicolari alla direzione dell’onda e provocano quindi un  movimento oscillatorio, simile alle onde del mare. Ecco, noi siamo in grado di avvertire solo queste onde».

Come spiegano alcuni  ricercatori, quindi, gli animali avrebbero la capacità di avvertire le onde P, che noi non percepiamo. Per cui possiamo dire che nei video che girano online, in realtà, gli animali non stanno prevedendo il terremoto ma starebbero reagendo a un sisma che è già in corso, anche se noi non ce ne siamo ancora accorti. Ora però passiamo alla seconda questione, quella forse più affascinante e su cui sono stati fatti centinaia di studi e tanti ne sono ancora in corso: gli animali possono prevedere l’arrivo dei terremoti, non un minuto prima, ma con giorni, addirittura settimane di anticipo?

Come si comportano gli animali prima di un terremoto? 

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Il sito USGS (Istituto geologico degli Stati Uniti) riporta alcuni casi eclatanti. La prima testimonianza risale addirittura al 373 a.c., quando poco prima di un forte terremoto in Grecia, ratti, donnole, serpenti e millepiedi lasciarono le loro case in massa. Un’altra, decisamente più recente, risale al 1975: l’autorità cinese decise di evacuare la città di Haicheng in seguito a un comportamento decisamente fuori dal comune dei serpenti, che uscirono dal letargo all’improvviso e si misero a strisciare tutti fuori dalle loro tane. Poco dopo si verificò un terremoto di magnitudo 7.3, che passò alla storia come il primo sisma previsto nella storia. Questa decisione salvò circa 150.000 persone, stimarono le autorità locali. Quando c’è stato il terremoto in Indonesia nel 2004, invece, le persone del posto hanno raccontato che gli elefanti hanno cominciato ad allontanarsi dal mare verso le zone più alte, riuscendo così a evitare il maremoto che ha distrutto le città costiere. Badiamo bene però che questi sono solo accadimenti riportati e non studi scientifici verificati e dunque che non tengono conto di altre mille variabili presenti in natura e che potrebbero aver influenzato quei comportamenti.

Quanto tempo prima gli animali sentono il terremoto?

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Tra il 2016 e il 2017, un team internazionale guidato da Martin Wikelski, ornitologo e direttore del Max Planck Institute of Animal Behavior – che è un istituto che analizza il comportamento degli animali in natura – ha monitorato il comportamento di mucche, pecore, conigli, polli e cani da pastore con una tecnologia di tracciamento in una fattoria nel villaggio di Capriglia, con il consenso degli allevatori del posto. Nel corso di quattro mesi sono stati registrati in quella zona ben 18.000 terremoti: soprattutto piccole scosse, ma anche una dozzina di terremoti di magnitudo 4 a salire, compreso quello di 6.6 che ricordiamo tutti come il terremoto devastante di Amatrice. Ebbene i ricercatori hanno visto che, soprattutto gli animali chiusi nei recinti, hanno cominciato ad agitarsi fino a 20 ore prima di ogni nuova scossa. Sulla base di queste variazioni di comportamento hanno provato a tracciare delle stime sui terremoti in arrivo di lì a poco. Con questo metodo – hanno scritto nella ricerca – sarebbero riusciti a prevedere correttamente sette terremoti su otto. E aggiungono anche un particolare: più gli animali si trovavano vicino all’epicentro, prima il loro comportamento sarebbe cambiato rispetto agli altri.

Per gli autori dello studio una correlazione con il terremoto sarebbe evidente, ma la ragione che avrebbe portato gli animali a reagire in quel modo è un altro elemento oscuro su cui vengono avanzate tante ipotesi. Gli animali potrebbero aver comunicato tra di loro allertandosi a vicenda? Ad esempio: il cane spaventa la mucca abbaiando. Ma quale segnale avrebbero percepito?

Tra le tante ipotesi fatte c'è quella secondo cui gli animali reagirebbero a una concentrazione di ioni positivi nell’aria, un segnale chimico che si sta studiando tra i fenomeni precursori dei terremoti. Gli studi dicono questo: praticamente in prossimità di uno scivolamento di placche, laddove si sta accumulando lo stress, un campo elettrico inizia a propagarsi anche su lunghe distanze e può arrivare fino in superficie. A contatto con l’aria questo campo elettrico dà origine a ioni positivi. La concentrazione di questi ioni avrebbe un effetto negativo sull’umore degli animali, facendoli praticamente agitare tutti. Questa ipotesi, se volete approfondire, è stata avanzata da un geofisico della NASA, Friedemann Freund.

I dubbi della comunità scientifica

Per quella fetta di comunità scientifica molto più scettica su tutta la vicenda animali-terremoti, queste ricerche sono da considerarsi del tutto insufficienti perché presentano molti punti deboli. Nel 2018 un gruppo di geologi ed ecologi infatti ha preso in esame oltre 700 segnalazioni che riguardavano animali appartenenti a 130 specie diverse. Dal loro resoconto, pubblicato sul “Bulletin of the Seismological Society of America”, alla fine è emerso che in meno dell'1% degli eventi sismici c’erano stati davvero comportamenti insoliti prima del terremoto, mentre in molti casi erano state le primissime scosse – le onde P, ricordate? – ad aver allertato gli animali.

A parte questo, lo scetticismo della comunità scientifica dipende dal fatto che gli animali sono sottoposti a tantissimi stimoli diversi e non è facile stabilire se uno stato ansioso dipenda da un terremoto in arrivo dopo una settimana o da chissà cos’altro.

E poi se i terremoti sono considerati eventi “imprevedibili” un motivo c’è: tutti i possibili segnali che li precedono, come gli ioni nell’aria, oppure la deformazione del suolo, i segnali elettromagnetici, eccetera non sono per niente facili da individuare, tanto che infatti spesso sono associati al terremoto solo dopo che questo è già avvenuto. Oltre al fatto che tante volte non c’entrano niente con gli eventi sismici. Per farvi capire, una concentrazione più alta di ioni nell’aria si può rilevare anche a causa di un temporale.

Conclusioni e ricerche in corso

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In ogni caso, la comunità scientifica è ancora al lavoro: Martin Wikelski, l’ornitologo del monitoraggio nella fattoria italiana, è la mente dietro un progetto chiamato Icarus, in collaborazione con la Stazione Spaziale Internazionale. In pratica, c’è un’antenna gigantesca posta a 400 chilometri dalla Terra che, da quando è stata “accesa” nel 2019, sta tracciando i movimenti degli animali su tutta la superficie del pianeta, per raccogliere informazioni su larga scala stavolta con lo scopo di capire se gli animali si spostano quando un terremoto sta arrivando.

«Eh sì, chiarito che in questi studi non ci sono ancora certezze -conclude Andrea Moccia- c'è da dire che nella ricerca scientifica è essenziale non mettere i paraocchi e investigare qualsiasi fenomenologia. Il compito della scienza è di porsi domande e ricercare risposte attraverso il metodo scientifico».

Pensate cosa significherebbe, con il supporto della ricerca e con tecnologie sempre più all’avanguardia, provare a svelare anche solo uno dei tantissimi misteri che riguardano il regno animale, da cui abbiamo ancora così tanto da imparare. E magari chissà, collaborando in modo sano e rispettoso con gli animali, in futuro evacuare le nostre città potrebbe non essere più solo un caso isolato ma la normalità.

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