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10 Luglio 2023
15:18

Un nuovo metodo statistico aiuterà a capire se il comportamento delle balene è anomalo oppure no

Grazie a un nuovo metodo statistico si potrà capire se il comportamento dei cetacei è naturale oppure influenzato da elementi di disturbo, incluse le attività di marcatura e i monitoraggi condotti dagli esperti.

megattera tuffo | Kodami

Gli scienziati da parecchi anni cercano di individuare un metodo affidabile che, sfruttando i tanti dati ottenuti con i vari dispositivi di misurazione, permetta di capire se i cetacei si comportano o meno in maniera anomala, così da prevenire eventuali spiaggiamenti, ridurre gli errori nelle analisi o le interferenze dei ricercatori con gli animali. Una scoperta del genere permetterebbe così d'intervenire più rapidamente in quelle aree in cui è possibile interagire con questi grossi mammiferi e di migliorare notevolmente la qualità degli studi sulla vita di capodogli, delfini e balenottere.

Un nuovo strumento piuttosto promettente in questa direzione è stato appena proposto da alcuni ricercatori dell'Università di Copenaghen, che hanno utilizzato la statistica per determinare esattamente la quantità e la qualità dei dati che è possibile utilizzare dai set ottenuti dalle interazione fra esseri umani e cetacei, per capire quindi se e quante attività e comportamenti degli animali sono influenzati dal disturbo antropico oppure no.

«I biologi cercano di comprendere gli animali come esseri naturali, ma le loro reazioni possono produrre comportamenti innaturali che creano rumore nel set di dati e che ci impediscono di capire se questi animali hanno davvero qualcosa che non va oppure no. Per questo motivo, molti dati provenienti da balene, soprattutto da quelle che sono state da poco etichettate, finiscono per essere scartati, in quanto non utilizzabili dalla ricerca. In questo studio, abbiamo allora proposto un approccio matematico che utilizza metodi statistici in grado di determinare quali sono i dati che è possibile utilizzare oppure no», ha spiegato Lars Reiter che sta partecipando al progetto dell'università di Copenaghen come studente di dottorato del Dipartimento di Matematica.

Il metodo proposto dai matematici e dei biologi danesi è stata pubblicato sulla rivista Ecology and Evolution e in poche ore ha attirato l'interesse di molti esperti del settore. In sostanza, permette con due calcoli statistici di stimare quando i cetacei ritornano a comportarsi in maniera naturale dopo essere stati per esempio etichettati o disturbati dalle operazioni dei ricercatori. Un metodo che promette di essere utilizzato soprattutto per studiare come le balene rispondono anche all'interferenze antropiche legate alla pesca, all'inquinamento e all'eccessivo rumore prodotto dalle navi o dalle nostre tecnologie.

«Questa ricerca è estremamente preziosa per noi biologi marini che sono interessati al comportamento e al benessere delle balene, poiché ci fornisce un approccio standardizzato con cui distinguere i vari atteggiamenti naturali e i comportamenti influenzati dall'uomo nelle balene – ha affermato il biologo marino Outi Tervo del Greenland Institute of Natural Resources, che ha collaborato con i matematici danesi per testare gli strumenti statistici proposti dallo studio. Scartare il minor numero di dati e capire se una balena ha un comportamento anomalo, a prescindere dalla presenza umana, era infatti un sogno a cui Tervo pensava da tempo – Avere a che fare con dati inquinati o con l'impossibilità di capire se una balena attua comportamenti strani anche nella sua quotidianità è davvero importante in termini di ricerca. Non da ultimo, significa anche migliorare il benessere di questi animali».

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Come funziona però questo metodo statistico?

Prendendo in prestito la statistica abitualmente utilizzata durante le campagne elettorali e le elezioni governative, i matematici e i biologi danesi hanno scelto di affrontare il problema di raccolta ed analisi dei dati biologici non seguendo i vecchi principi che prevedevano l'utilizzo dei comportamenti medi di una popolazione di balene, ma hanno invece scelto di seguire i dati provenienti dai movimenti di tutti gli animali avvistati.

Prevalentemente i biologi raccolgono dai sensori tutti i dati inerenti l'accelerazione nel movimento, il loro stile di nuoto e la profondità in cui si trovano gli animali. Tali indicatori del comportamento sono poi ulteriormente suddivisi in base all'attività che stanno svolgendo le balene, come nuotare, riposare o mangiare. Successivamente inseriscono questi dati all'interno dei loro programmi statistici pensati per studiare il comportamento dei cetacei e dopo un breve riesame dei risultai, viene delineato se il comportamento dell'animale possa ritenersi normale oppure influenzato da un disturbo.

C'è anche di più. Grazie ai risultati ottenuti da questo studio, gli scienziati ora sanno che la quantità di tempo che dedicano all'installazione dell'attrezzatura di monitoraggio sui cetacei è un fattore molto importante per l'ottenimento di buoni dati. Perdere molto tempo a montare i sensori o nel seguire i cetacei, infatti, produce un effetto cascata che porta ad altri ritardi e interferisce sulla qualità della ricerca, così come sul benessere degli animali. Hanno così stabilito dei limiti di tempo per ridurre lo stress sia per gli operatori che per le balene durante le lunghe osservazioni che è possibile fare quando quest'ultime sono in superficie. Un fattore che migliora ulteriormente, dal punto di vista etico, lo studio su queste specie, poiché limita il disturbo che gli scienziati possono causare agli animali, che già di per sé risultano abbastanza stressate dalle tante minacce che stanno portando alcune specie pericolosamente vicine all'estinzione.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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