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Un gruppo di paleontologi cinesi e statunitensi ha appena concluso la fase di studio di un antico fossile risalente a circa 30 milioni di anni fa, che però da circa 40 anni giaceva quasi abbandonato all'interno delle collezione osteologiche americane. L'animale era stato scoperto in Nord Dakota, negli stati centrali degli Stati Uniti, nel 1982 e secondo la ricostruzione effettuata dai paleontologi si trattava di un antico arctoide, un parente degli attuali orsi e dei procioni dotato di alcune caratteristiche molto arcaiche.
Gli scienziati hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Journal of Vertebrate Paleontology, descrivendo anche la lunga storia travagliata del fossile che è stato ignorato per tutto questo tempo. I suoi resti furono infatti ritrovati all'interno del sito di Fitterer Ranch nella Brule Formation, un'area particolarmente remota e difficile da raggiungere della regione sud-occidentale del Nord Dakota.
E anche se i ricercatori stessi – provenienti dal Natural History Museum di Los Angeles, dall'Accademia cinese delle scienze e dal North Dakota Geological Survey – hanno sottolineato l'importanza di questo ritrovamento, che permette di fare luce sull'origine del gruppo degli arctoidi, all'interno del loro studio chiariscono che non sanno ancora se il fossile ritrovato appartenga davvero alla famiglia degli orsi o a quello di qualche altro carnivoro, come i lupi.
«Il gruppo dei arctoidi infatti è molto variegato ed è composto attualmente da animali come orsi, lupi, procioni, ma anche otarie, leoni marini e ghiottoni – sottolineano gli esperti – Da ciò che sappiamo di questa specie, presenta alcune caratteristiche che lo avvicinano di più agli orsi, ma potrebbe anche essere uno degli ultimi antenati comuni di tutti questi carnivori».
I ricercatori hanno infatti descritto l'animale come un mix tra orso bruno e un procione che possiede all'incirca le stesse dimensioni di quest'ultimo, essendo di circa mezzo metro di lunghezza.
Dal punto di vista paleontologico, poi, l'esemplare era perfetto: disponeva infatti di gran parte delle ossa, perfino del baculum, un osso del pene che permette a questo organo di rimanere eretto durante l'accoppiamento e che si trova raramente all'interno degli scavi, poiché non si conserva bene tra i sedimenti e in genere si sgretola facilmente.
Gli scienziati hanno deciso di chiamare questa nuova specie Eoarctos vorax, il cui significato del nome richiama il concetto dell'alba e dell'orso, in riferimento alle origini del gruppo e anche al suo probabile appetito. Eoarctos vorax, probabilmente, viveva all'interno delle foreste e vicino ai fiumi. Si presume, viste le dimensioni e la parentela con orsi e procioni, che cacciasse pesci lungo gli argini fluviali dell'epoca, eventualmente integrando la dieta con qualche altra piccola preda di passaggio e le bacche che spuntavano naturalmente all'interno delle foreste.
D'altronde, la superficie continentale del Nord America di quel periodo era quasi completamente ricoperta da grandi foreste, che ospitavano tantissima specie. Questa antica forma di arctoide aveva lunghi e affilati artigli che gli permettevano inoltre di arrampicarsi sugli alberi, ma come i moderni orsi e i procioni le sue zampe erano principalmente adattate per vivere sulla terraferma, quindi si sospetta che sfruttasse la propria capacità solo quando era costretto a salire in alto per procacciarsi del cibo, magari della frutta o del miele. Aveva inoltre una dentizione ancora intermedia e tendente all'onnivoria.
La maggior parte dei molari che sono presenti nella parte posteriore della bocca sono stati trovati infatti rotti, il che ha indotto i paleontologi a pensare che potessero essere caduti a causa di carie o infezione. I ricercatori non sono stati in grado di individuare le origini di tali carie, ma suggeriscono che potrebbero anche aver causato la morte dell'animale, provocandogli dolore e impedendogli di nutrirsi, oppure che questa condizione sia dovuta più ad un morso imprudente su qualcosa di troppo duro, come un nocciolo di frutta o altri tipi di traumi.
Con diverse falangi, costole e vertebre, insieme alle ossa della mandibola e della spalla, questo esemplare è comunque fra i più completi mai scoperti in Nord Dakota e i ricercatori scommettono che dopo la sua riesumazione dall'oblio potrà ancora contribuire con ulteriori studi a svelare molti altri segreti.