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8 Febbraio 2024
13:27

Uccisione di M90. Boitani: «È un dramma, ma è ipocrita considerare l’abbattimento come qualcosa da non fare»

Coesistenza tra persone e orsi in Trentino, dopo l'abbattimento lampo di M90 sembra un obiettivo molto lontano. Secondo il professore Luigi Boitani quando le cose diventano politiche sfuggono alla logica.

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Intervista a Prof. Luigi Boitani
Professore ordinario di Zoologia all'Università La Sapienza di Roma
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È bastato un solo colpo per uccidere l'orso M90, un singolo proiettile calibro 300 ad espansione. Si tratta di una pallottola pensata per espandersi all'interno del corpo della vittima allo scopo di aumentare la potenza del colpo e la gravità della ferita. È quanto emerge dal rapporto del Servizio faunistico della Provincia autonoma di Trento.

Il decreto di abbattimento firmato dal presidente della Provincia Autonoma Maurizio Fugatti è stato eseguito nel giro di pochissime ore, un tempo troppo breve per consentire alle associazioni di tutela animale di ottenere la sospensiva dal Tar di Trento.

Proprio la tempestività d'esecuzione da parte del Corpo forestale è in queste ore al centro di un aspro dibattito che vede contrapposti da una parte gli attivisti, i quali vedono nel modus operandi di Fugatti un «gioco sporco» che mira ad estinguere l'orso bruno sulle Alpi; dall'altra la politica che guarda a questa specie come «problema da gestire», secondo le dichiarazioni del presidente trentino.

Da questo dibattito che riguarda strettamente l'ecosistema naturale e la coesistenza tra specie diverse, resta però ai margini la scienza. Una questione molto italiana di cui Luigi Boitani, zoologo di fama internazionale e profondo conoscitore dei grandi carnivori, si è fatto portavoce in più occasioni. Raggiunto da Kodami spiega: «Come al solito, quando le cose diventano politiche sfuggono alla logica. La gente perde il lume del raziocinio e si schiera a destra o a sinistra seguendo le emozioni più che la logica. Questo è un dramma, ma accade per tante cose in Italia, non solo per l'orso. Ma considerare l'abbattimento come un qualcosa che non va fatto assolutamente è un'ipocrisia molto grande. Soprattutto quando si guarda come viene gestito anche il resto della fauna».

La giunta provinciale ha presentato «una nuova legge per abbattere 24 orsi problematici in tre anni», come ha dichiarato il Presidente stesso in più occasioni. Secondo lei la previsione di abbattere otto orsi l'anno in Trentino è più politica o scientifica?

Quello degli 8 orsi l'anno è un limite massimo da non superare qualora ci siano altrettanti individui confidenti considerati pericolosi. Non si ammazzano orsi tanto per farlo. Non sappiamo neanche se questi numeri saranno raggiunti perché non si tratta di un obiettivo ma di un limite massimo. Poi, queste sono scelte politiche e non entro nel merito delle decisioni. È la politica però che sceglie se una specie viene protetta o no, ed è sempre la politica ad applicare queste decisioni.

Questa estate lei ha fatto parte della Commissione tecnica consultiva nominata dalla Provincia di Trento che ha rivisto il piano di gestione dell'orso. Tra gli obiettivi annunciati dalla Provincia c'era anche quello di fissare «un limite massimo della popolazione di orsi sul territorio provinciale su base ecologica, sociale, economica e di sicurezza». 

Sì, i lavori sono finiti a settembre. Al termine è stata realizzata una relazione che abbiamo consegnato alla Provincia riguardanti diversi aspetti, comprese anche le misure di prevenzione. Era tutto scritto in maniera molto chiara.

Come ha detto anche lei a Kodami, «la coesistenza non è mai a costo zero» per nessuna delle parti coinvolte. Quali sono dunque le soluzioni per gestire la popolazione di orsi in Trentino che non siano però solo rimozione e abbattimento?

Come ho sempre detto e scritto, le misure da realizzare sono a carico della Provincia. Quindi è necessario chiudere le risorse alimentari attraverso cassonetti anti-orso, attuare campagne informative nei confronti delle persone del posto e dei turisti. E poi ancora: intervenire in maniera più efficace contro chi non segue queste regole. Esiste tutta una lunga serie di azioni che sono a carico dell'uomo e che vanno attuate, prima.

In Trentino sono state attuate?

No, assolutamente. Bisogna lavorare ancora molto di più per realizzarle. Molto, molto più intensamente.

E per quanto riguarda M90?

È stato abbattuto perché rientrava nella categoria degli animali potenzialmente pericolosi prevista dall'accordo di gestione dell'orso.

Molti in queste ore stanno criticando le modalità con cui l'abbattimento è avvenuto.

Quello che hanno fatto [le autorità provinciali n.d.r] questa volta è stato proprio seguire le regole passo passo, compresa la ricezione del parere favorevole dell'Ispra.

Poche ore dopo, però, il Ministro dell'Ambiente ha dichiarato che «l'abbattimento deve essere davvero la soluzione estrema».

Sì, è quello che è previsto anche dal Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace). L'abbattimento è l'ultima delle soluzioni. Prima di essere abbattuto infatti hanno provato a fare dissuasione, lo hanno catturato e dotato di radiocollare.

Lei è presidente del Large carnivore initiative for Europe (Lcie), gruppo composto dai massimi esperti che studia i grandi carnivori in Europa. Ha quindi una visione internazionale rispetto alla gestione di orsi e lupi. C'è un esempio che l'Italia può fare suo, alla luce dei problemi che sta riscontrando?

Guarderei alla Slovenia. Si tratta di un paese grande all'incirca come la Lombardia ma dove vivono circa 1.000 orsi. Per gestire questa presenza ogni anno ne vengono abbattuti 200. Gli abitanti vedono anche un immediato ritorno economico. E poi ci sono 800 orsi vivi, in un'area estesa quanto la Lombardia, ripetiamolo: io trovo che sia un successo.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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