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25 Agosto 2023
17:20

Trovati i resti di una scimmia in Turchia che riscrive la storia dei primati preistorici

Una nuova specie di scimmia preistorica permette agli esperti di riscrivere parte della storia evolutiva dei primati rispetto a quanto creduto fino ad oggi.

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Alcuni docenti del dipartimento di Antropologia dell'Università di Ankara hanno presentato  il ritrovamento di un importante fossile risalente a 8,7 milioni di anni fa, scoperto all'interno del sito di Çorakyerler nell'Anatolia centrale. Questo reperto appartiene ad un'antica forma di scimmia di cui si è scoperto solo il cranio. Gli antropologi hanno identificato l'animale appartenente al genere Anadoluvius, da poco definito dagli scienziati.

Questa specie è solo la seconda tipologia di primate che è stata trovata in Turchia e ha vissuto durante il tardo periodo miocenico, un'epoca di grandi cambiamenti ecologici ed evolutivi. La precedente specie che era stata scoperta appartiene invece al genere Ankarapithecus ma a differenza della nuova scoperta non aveva permesso di chiarire la radiazione evolutiva dei primati in quel periodo.

Per via dell'importanza di questa scoperta, la notizia è stata pubblicata sulle pagine di Nature. Gli antropologi si sono espressi anche sulla complessa ramificazione dell'albero evolutivo dei primati miocenici: risultano fondamentali per la corretta interpretazione dei primi passaggi adattativi che hanno permesso alle scimmie più antiche di allontanarsi sempre di più dai loro habitat originari (le foreste del centro Europa) e raggiungere le diverse regioni del mondo.

«Il cranio di Anadoluvius si distingue dalle altre scimmie antropomorfe del Mediterraneo orientale (fra tutte Ouranopithecus e Graecopithecus n.d.r) per la configurazione del palato, del viso, del neurocranio, della mandibola, della radice dentale  – spiegano i ricercatori nell'articolo – nonché per le proporzioni e la morfologia della corona dentale e del canale radicolare».

Il volto quindi di questa specie è dunque molto più derivato rispetto a quello delle altre scimmie che vivevano in Anatolia 8 milioni di anni fa. Ciò apre un grande dibattito all'interno dell'ambiente scientifico poiché sino ad ora non si pensava che sul finire del Miocene l'Anatolia – che era il ponte geografico fra l'Asia, l'Africa e l'Europa – potesse essere abitata da scimmie così morfologicamente evolute.

La scoperta di forme molto più simili alle attuali scimmie antropomorfe cambia letteralmente la storia e le prospettive della ricerca e ha permesso agli antropologi di scoprire un mondo che non sospettavano neppure di trovare, studiando le rocce sedimentarie della zona. «Questa conclusione, insieme alla recente rivalutazione di altri esemplari ritrovati a Pyrgos Vassilissis e a Azmaka, rivela una diversità finora non apprezzata delle scimmie del tardo Miocene» commentano difatti gli autori dell'articolo, all'interno del loro studio.

Gli scienziati hanno però precisato che non c'è alcuna certezza che questa nuova specie appartenga esattamente al nostro ramo evolutivo. La nuova specie di Anadoluvius, insieme ai suoi contemporanei, è così antica che al tempo le scimmie non avevano ancora tentato di avventurarsi fuori dalle regioni coperte dagli alberi. Dal punto di vista primatologico erano infatti molto più simile ai gibboni che agli attuali scimpanzé. E la comparsa di Anadoluvius dista di parecchi milioni di anni l'avvento dei primi australopitechi, i nostri più antichi antenati che possiamo considerare più simili all'uomo che alle scimmie.

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Altri taxa sono stati inoltre collegati all'Anadoluvius, per via del periodo geologico in cui visse. Tre scimmie fossili provenienti dall'Africa in particolare, Nakalipithecus , Samburupithecus e Chororapithecus, si sovrappongono ampiamente nel tempo con Ouranopithecus, Graecopithecus e Anadoluvius.

Nakalipithecus è stato identificato però come specie potenzialmente ancestrale dell'Ouranopithecus e differisce notevolmente in molti dettagli della morfologia dentale con Anadoluvius.

È stato inoltre ipotizzato che sia Chororapithecus che Ouranopithecus abbiano affinità filogenetiche con i gorilla, ma questa lontana affinità è stata messa in dubbio, visto che non è supportata dai risultati ottenuti dagli studi effettuati sulla nuova specie dagli antropologi turchi. Secondo quindi gli autori dell'articolo «si rende necessaria una revisione completa della tassonomia e della filogenesi delle scimmie del tardo Miocene», visto che i nuovi ritrovamenti mettono in crisi le vecchie teorie.

La presenza di molteplici specie di scimmie lungo il bacino del Mediterraneo è comunque fuori discussione: più passa il tempo, più gli scienziati trovano un maggior numero di reperti che rendono sempre più complicata l'analisi delle specie basali che hanno permesso la diramazione dei primati successivi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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